Superabile - Assistenza agli anziani: Rsa aperte, "rivoluzione" che non piace alle associazioni

TORINO - Dalla Regione fanno sapere che sarà una "piccola rivoluzione"; e di certo la prospettiva di curarsi in casa potrebbe far tirare un sospiro di sollievo alle migliaia di over 65 residenti in tutto il territorio piemontese. È quanto prevede il progetto sperimentale "Rsa aperte", che a breve partirà con una revisione della rete di servizi di residenzialità assistita destinati agli anziani non autosufficienti. In sostanza, con la delibera approvata qualche giorno addietro, gli assessori alla Sanità e alle Politiche sociali (rispettivamente Antonio Saitta e Augusto Ferrari) intendono dare agli over 65 piemontesi la possibilità di ricevere a domicilio una serie di prestazioni che erano state finora erogate nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa): per il momento, in questa fase sperimentale saranno inclusi interventi sanitari "flessibili" ad opera di logopedisti, infermieri, fisioterapisti ed operatori socio sanitari (Oss); a erogarli saranno le stesse Rsa, che invieranno il personale nelle abitazioni di quegli anziani non autosufficienti che siano stati "riconosciuti dall'Unità di valutazione geriatrica (UVG) come destinatari di un progetto residenziale" e che, al contempo "presentino condizioni sanitarie e socio-sanitarie tali da poter rinviare, almeno temporaneamente, il ricovero". Per occuparsi di loro, secondo le stime del progetto, serviranno almeno 300 figure professionali; il che, secondo la Regione, potrebbe aprire a breve la strada "a nuove assunzioni da inserire in sperimentazione". Per il costo complessivo dell'operazione, in effetti, il budget destinato alla residenzialità è stato già incrementato di 15 milioni (sui 265 totali).

Tutti contenti dunque? Non esattamente. A sollevare qualche dubbio sCoordinamento sanità e assistenza (Csa), raggruppamento interassociativo che da 30 anni opera proprio nel campo della disabilità e delle non autosufficienze; e che con la regione, in tema di cure domiciliari ed Rsa, sta combattendo una lunga battaglia legale che ha già portato a due condanne del Tar e a un successivo ribaltamento del Consiglio di Stato. Partita nel 2012 con un ricorso sulle liste d'attesa per questo genere di prestazioni - che in Piemonte contavano all'epoca più di 30 mila pazienti e furono per questo giudicate illegittime dal Tar - la vertenza è poi proseguita per ottenere il ritiro di due delibere regionali che, di fatto, hanno cancellato i rimborsi asl sulle prestazioni domiciliari erogate da badanti e caregiver a casa di anziani e disabili non autosufficienti. Anche in quel caso, il Tar ha accolto le richieste del Coordinamento, ordinando alla sanità regionale il ripristino degli assegni di cura; ma la sentenza è stata presto ribaltata dal Consiglio di Stato, dietro ricorso della Giunta Chiamparino, che di continuare a erogare quei rimborsi non sembra volerne proprio sapere.

"In sostanza - spiega il portavoce Csa, Andrea Ciattaglia - siamo di fonte a un'amministrazione che annuncia questa presunta ‘rivoluzione delle cure domiciliari' mentre migliaia di famiglie in tutta la regione sono nel panico perché a fine mese cesserà l'erogazione degli assegni. Nel frattempo, le lista d'attesa giudicate illegittime dal Tar sono addirittura cresciute, arrivando a toccare quota 32 mila pazienti, 13 mila dei quali attendono proprio di entrare in Rsa. Di fronte a ciò, un annuncio del genere, a due settimane dalle amministrative, puzza decisamente di manovra elettorale". Secondo il Csa, il rischio è che "per risparmiare denari e sfoltire finalmente le liste, si giochi al ribasso sulla pelle di pazienti che versano in condizioni anche molto gravi". "Il punto - chiosa Ciattaglia - è che le due visite settimanali di un'oss o un'infermiere per la maggior parte di quegli anziani potrebbero non essere affatto sufficienti ".

E a fare eco al coordinamento - che ha da poco lanciato sui social una campagna virale con le famiglie dei non autosufficienti a raccontare le conseguenze delle decisioni della giunta Chiamparino - c'è anche l'Uneba, sigla che sta per "Unione nazionale delle istituzioni e iniziative di assistenza sociale". In un comunicato diffuso un paio di giorni addietro, l'ente accusa la regione di non aver affatto interpellato e coinvolto le Rsa nella stesura del progetto. "Purtroppo - ha dichiarato Amedeo Prevete, segretario regionale per il Piemonte - veniamo a conoscenza solo attraverso i giornali di questa nuova deliberazione, che, considerato il tema, dovrebbe vedere noi di Uneba e le altre associazioni di categoria come attori protagonisti. Al netto della ovvia ed inconfutabile importanza di uno sviluppo serio della domiciliaritá regionale,riteniamo improprio che gli attori del sistema sociosanitario piemontese non siano stati coinvolti quantomeno in via consultiva sulla struttura progettuale e programmatoria. Inoltre auspichiamo che tale sperimentazione non sia l'ennesimo tentativo di risparmiare risorse economiche a scapito della qualità e dell'appropriatezza dell'assistenza sociosanitaria destinata ai cittadini piemontesi". (ams)

-

Nessun commento



Lascia un tuo commento





<<<