Superabile - "Che cosa ci fa un ragazzo di 18 anni alle scuole medie?" Le riflessioni di Evelina Chiocca

"Attenzione al progetto di vita individuale". La referente per la scuola del Coordinamento famiglie disabili e insegnante di sostegno alla circolare emanata dall'Ufficio scolastico regionale del Lazio sulla frequenza della scuola secondaria di primo grado da parte di studenti disabili maggiorenni
 ROMA - "Recentemente è stata emanata una circolare, ripresa dall'Ufficio scolastico regionale Lazio, riguardante la frequenza degli studenti con disabilità maggiorenni. Controverse opinioni, convinzioni radicate, rischi, ragionamenti paralleli e l'evidenza infelice dei costi oltre alla questione dei trattenimenti (nella scuola dell'Infanzia) e delle bocciature (negli altri ordini e gradi di scuola), credo debbano indurre ad analizzare attentamente la questione". Per questo ha voluto esprimere le proprie opinioni Evelina Chiocca, insegnante di sostegno e referente per la scuola del Coordinamento famiglie disabili che collabora con  alcune riviste didattiche (Gulliver, Scuola e didattica) e si occupa di formazione dei docenti.
La prima domanda. La prima questione da porsi, per Chiocca, è "che cosa ci fa un ragazzo di 18 anni nella scuola secondaria di primo grado e quale consiglio di classe (o modulo docenti, nella primaria o nella scuola dell'infanzia) abbia posto degli ostacoli al suo percorso formativo impedendogli di proseguire con i coetanei. In sintesi: come mai ad un ragazzo di 18 anni con disabilità è stato bloccato il percorso formativo? Non si tratta di una domanda banale né retorica. Il Pei, Progetto di vita, infatti, deve essere costruito sui bisogni formativi dell'alunno (percorso individualizzato) e, di conseguenza, il trattenimento o la bocciatura (che avviene quando non si raggiungono gli obiettivi) a fronte di una calibrata e puntuale progettazione dovrebbero essere evenienze remote. Il principio ‘ognuno è uguale a se stesso' va applicato, altrimenti si incastra una persona nella sua sindrome, nel suo disturbo, in quella che alcuni, non si capisce il perché, chiamano addirittura "patologia" (ricordiamo che l'Oms afferma la disabilità come una condizione e non come una malattia)". Prosegue Chiocca: "Viene dunque da pensare che o il Pei - Progetto di vita è stato elaborato in modo non adeguato (approssimativo, superficiale) oppure altre logiche hanno indotto ad una scelta incoerente per il bambino stesso. Ogni trattenimento e ogni bocciatura, va sottolineato, sono culturalmente perdenti in relazione all'inclusione scolastica: lanciano messaggi difficilmente contrastabili che legittimano, poi, la costante esclusione, forti del convincimento che lui non ce la fa. Non ce la potrà fare mai!".

Diritto di proseguire. "In relazione alla circolare emanata, va chiarito che coloro che stanno frequentando attualmente la scuola secondaria di secondo grado e che hanno compiuto i 18 anni di età il percorso non può essere dirottato altrove. In sintesi: questi studenti hanno il diritto di proseguire il percorso di studio intrapreso, anche se attualmente hanno 21 anni. La norma, infatti, contempla la possibilità di una bocciatura fino a tre anni, pertanto la circolare non può essere applicata a questi casi. Su questo aspetto le famiglie possono indubbiamente farsi sentire".

Divario d'età condiziona l'inclusione. L'insegnante ricorda anche all'impatto del divario di età su una reale inclusione, citando anche la sentenza 226/01 della Corte costituzionale che richiama il divario fra ragazzi e ragazze di 13-14 anni di età (classe terza della scuola secondaria primo grado) e studenti con 17-18 anni di età che, in età puberale può provocare problemi legati a questioni affettive e sessuali, che vanificherebbero gli effetti dell'inclusione scolastica sino a comprometterli. "Indubbiamente la questione impone una riflessione urgente, che non può essere procrastinata e deve essere calibrata in modo puntuale caso per caso".

(19 maggio 2015)

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