Redattote Sociale - Esempi di autonomia

Un portafoglio speciale aiuta i ragazzi down a fare la spesa

A Fa' la cosa giusta! (Milano, 13-15 marzo) espositori, incontri e laboratori sulle innovazioni nel campo dell'accessibilità. Si potrà percorrere la fiera su sedia a rotelle, scoprire itinerari pedonali accessibili per visitare le città d0arte senza barriere e i prodotti audiovisivi per spettatori non vedenti e ipovedenti

MILANO - Fa' la cosa giusta è la fiera degli stili di vita sostenibili. E senza un'attenzione particolare a chi vive, in maniera permanente o temporanea, una situazione di disabilità non ci può essere società o comunità che possa dirsi sostenibile, per tutti. Nella dodicesima edizione della fiera, che si tiene dal 13 al 15 marzo nei padiglioni di Fieramilanocity, ci saranno espositori, incontri e laboratori sulle innovazioni nel campo dell'accessibilità. Con la convinzione, che se un ambiente o un oggetto è accessibile a chi è disabile, è in realtà adatto a tutti. Qui di seguito alcune delle realtà o degli eventi che i visitatori troveranno a Fa' la cosa giusta!.

Il laboratorio “in tutti i sensi”, organizzato da BeHandy, porterà i visitatori a percorrere la fiera su sedia a rotelle, per guardare la realtà da un punto di vista decisamente nuovo e sperimentare le barriere di chi si muove quotidianamente su ruote.

Le guide “A ruota libera”, di Polaris Edizioni, portano alla scoperta di itinerari pedonali accessibili alla sedia a rotelle che tocchino i maggiori luoghi d’interesse storico culturale, per permettere anche a chi si muove su sedia a rotelle di godersi il centro storico delle nostre città. L'associazione I Tetragonauti propone attività di formazione e crescita a contatto con il mare per persone con disabilità fisica, sensoriale e mentale, adolescenti in situazione di disagio sociale, anche del circuito penale e anziani. L'attività educativa de I Tetragonauti passa per esperienze di viaggio come navigazione a vela, immersioni subacquee, laboratori e teatro di figura.

Aipd, Associazione Italiana Persone con sindrome di Down, presenterà a Fa' la cosa giusta! uno speciale portafoglio, progettato per rendere più facile il pagamento da parte dei ragazzi con sindrome di Down, rinforzando la distinzione tra i vari tagli di banconote e monete e quindi il loro riconoscimento. Il modello è già in fase di sperimentazione in 12 città italiane. Al mercato dei saperi, organizzato da Aipd, persone anziane e persone con la sindrome di Down si incontreranno e si scambieranno le cose che sanno fare. Queste andranno dalle semplici attività quotidiane, come fare la spesa, pagare le bollette, fare le pulizie in casa, fino ai saperi più complessi come la preparazione di una marmellata, una telefonata al cellulare, la riparazione di oggetti rotti e ricevere in cambio i saperi che desiderano.

Film Voices vuole rendere accessibile la fruizione dei prodotti audiovisivi a spettatori non vedenti e ipovedenti attraverso produzione di audiodescrizioni, realizzate all'interno di un laboratorio integrato tra professionisti vedenti e con disabilità visiva. Il progetto è nato a Bologna nel novembre del 2009 da una consapevolezza: il consumo culturale e di intrattenimento è fondamentale nel processo di integrazione sociale.

Sindrome di down, a Torino l’Anffas apre un centro per l’educazione alla vita autonoma

Inaugurato oggi ma attivo da oltre un anno, l’appartamento di via Groscavallo è stato donato da una benefattrice che ha voluto restare anonima. L’Anffas lo ha messo a disposizione di associazioni e cooperative. I ragazzi imparano a cucinare, stirare, farsi il letto. Ma anche ridere e scherzare

TORINO - Non ha nulla di cui vergognarsi e la sua vita non è certo in pericolo, ma di dire il suo cognome ai giornalisti non ne vuole sapere. E, anzi, del suo gesto ne parla pure di malavoglia, ché “certe cose si fanno, non si dicono e tantomeno bisogna vantarsene”. Perché la signora Nicoletta, come le dame di carità di seicentesca memoria, è una benefattrice all’antica: è stata lei a concedere l’appartamento torinese di via Groscavallo 9, in cui l’Anffas ha appena inaugurato un centro residenziale che verrà utilizzato per progetti di educazione alla vita autonoma a beneficio dei ragazzi con sindrome di Down.

“In realtà - spiega la presidente Piera Parnigoni Civallero - questo posto è attivo già da un anno. Lo abbiamo ristrutturato nel 2013, dopo che Nicoletta ce lo ha lasciato in comodato d’uso. All’inizio l’idea era di utilizzarlo per attività di diverso tipo, anche con i disabili motori: ma non c’è ascensore, per cui abbiamo deciso di destinarlo esclusivamente a percorsi di massima autonomia”.
Detto in altri termini, una o più volte la settimana i ragazzi vengono qui, dopo la scuola o il lavoro, e vivono per qualche giorno senza la supervisione dei genitori: con loro c’è soltanto un’operatore, che in genere si limita a buttare un occhio, senza interferire in nulla di ciò che fanno. E così, in via Groscavallo si impara a cucinare, a stirare, a farsi il letto ma anche a ridere, a scherzare e, quando è il caso, a sopportarsi a vicenda. Le attività non è l’Anffas a organizzarle: “a Torino - continua Civallero - ci sono già molti enti, tra associazioni e cooperative, che organizzano programmi di questo genere: noi ci limitiamo a fornir loro uno spazio, che possono utilizzare finché vogliono”.

Sono sei, al momento, le realtà che stanno usufruendo della struttura: tra queste, l’associazione AirDown e le cooperative l’Arco e Valemour. Molte altre sono transitate nei mesi scorsi, prima di trovare delle sedi stabili, e così In via Groscavallo sono già passati almeno 50 ragazzi: “il cambiamento è impressionante” assicura Civallero. “Questi ragazzi arrivano a volte in età adulta con dei genitori iperprotettivi, che non si rendono conto che, pur col loro amore, possono finire per danneggiarli. Il senso di libertà, la sensazione di diventare indipendenti è una delle esperienze fondamentali nella vita di chiunque, ed è giusto che qualcuno si preoccupi di farla fare anche a loro”.

Il tutto, ancora una volta, grazie alle molte signore Nicoletta di questo mondo: “senza le quali - conclude Civallero - le associazioni come la nostra oggi non potrebbero sopravvivere. La politica non fa altro che riempirsi la bocca col valore del volontariato; peccato che poi ci taglino il fondo per le non autosufficienze, costringendo i malati di sla a scendere in piazza. Il ‘dopo di noi’ in Italia rischia di diventare un’utopia; e non fosse per le donazioni ,oggi faremmo fatica perfino ad esistere. Io ormai non faccio altro che chiedere soldi ad amici e parenti - si schernisce - e son sicura che tra qualche Natale nessuno vorrà invitarmi più alle cene” (ams)

Chiavi di casa per 6 ragazzi Down: vivere insieme per diventare autonomi

Obiettivo del progetto promosso dall’associazione Civico 21 e sostenuto dall’Aipd è insegnare loro a essere autonomi perché la disabilità non è un ostacolo alla vita indipendente. Il corso di residenzialità autonoma coinvolge giovani tra i 18 e i 27 anni

FOGGIA – Uno spazio per bambini e adulti con la sindrome di Down dove imparare a diventare autonomi. Una casa trasformata in un grande laboratorio socio-educativo, dove i ragazzi, attraverso l’aiuto degli operatori, apprendono come gestire la loro vita. Un corso di cucina, di arte, di teatro, di musica fino a quello dal nome suggestivo “imparare a campare”, dove i ragazzi si mettono alla prova con l’idea di andare a vivere da soli e di capire come conciliare il proprio tempo tra lavoro, faccende di casa e relax. Fare la spesa, cucinare, pulire, prendere l’autobus sono solo alcune delle attività in cui si cimenteranno i 6 ragazzi, tra i 18 e 27 anni, per consentirgli di raggiungere l’indipendenza e spiccare così il volo dal loro nido familiare. Il progetto “Le chiavi di casa” è stato realizzato dall’Associazione civico 21 di Foggia in collaborazione con l’Aipd (Associazione italiana persone down). “Il nostro obiettivo è permettere ai ragazzi di poter fare delle scelte in completa autonomia – dice Stefano Rinaldi, presidente di Civico 21 –. In questo modo si migliora l’inclusione sociale e si supera la logica d’assistenza, permettendo loro di vivere una vita come tutti gli altri”.

Dal lunedì al venerdì, dalla mattina al pomeriggio i ragazzi si ritrovano all’interno dell’appartamento e vengono seguiti dagli operatori mentre svolgono diverse attività. C’è chi va a fare la spesa, e quindi deve prepararsi la lista delle cose da comprare, c’è chi si occupa di pulire la casa, chi prepara il pranzo e chi semplicemente esce a fare una passeggiata. Mentre i ragazzi svolgono i diversi compiti, gli operatori li seguono cercando solo di indirizzarli nelle cose da fare, ma senza mai sostituirsi a loro. “Devono essere loro a prepararsi da mangiare, a saper fare un biglietto dell’autobus o qualsiasi altra attività – racconta Rinaldi – noi ci limitiamo solo a spiegare le cose quando è necessario”. Il corso di residenzialità autonoma è l’ultima fase di un percorso più ampio che vede coinvolti non solo gli adulti ma anche i ragazzi più piccoli. “Pensiamo che intervenendo in maniera precoce sugli aspetti legati all’autonomia delle persone con sindrome di Down si possono migliorare notevolmente le loro capacità – continua –. In questo modo i ragazzi possono affrontare in maniera più consapevole la loro disabilità per vivere momenti di vita indipendente, avere una propria vita sociale o trovare un lavoro”.

L’associazione ha, infatti, creato due club divisi per fascia d’età: nel primo, “Club dei ragazzi in gamba”, i giovani adulti s’incontrano per svolgere attività di laboratorio o per passare il loro tempo; mente per i più piccoli il “Club dei giovani esploratori è stato pensato per avviare i bambini in percorsi di autonomia attraverso attività di tipo ludico. “In quello per i bambini gli insegniamo a prepararsi la cartella per la scuola, a lavarsi o a vestirsi, ma lo facciamo attraverso attività ludiche – conclude Rinaldi – Il gioco è il miglior modo per interagire e imparare in fretta. Per i più grandi invece il club è un luogo d’incontro dove chiacchierare, partecipare a delle attività laboratoriali o semplicemente organizzarsi una serata in giro da soli”. A sostenere il progetto oltre all’Aipd ci sono le famiglie dei ragazzi che contribuiscono, attraverso una quota d’iscrizione, a far fronte alle spese necessarie. (Dino Collazzo)

 
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