Due anni per un intervento e ticket troppo cari, italiani in fuga dalla sanità pubblica
Da Repubblica
di VALERIA PINI
OMA - Tempi di attesa infiniti che spingono sempre più persone ad abbandonare la sanità pubblica. Ci vogliono 2 anni per un intervento di ernia discale o alle varici e ben 20 mesi
per una visita psichiatrica. Per una mammografia si aspetta in media 14 mesi e un anno per una Tac o Moc. Poco meno di un anno, in tutto 11 mesi, per una colonscopia e 'appena' 10 mesi per un
ecodoppler. Troppi per chi ha bisogno di cure. E' la fotografia scattata dal 17esimo Rapporto Pit Salute '(Sanità) in cerca di cura', presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del
malato-Cittadinanzattiva.
Attese infinite. Le attese sembrano infinite e scoraggiano chi vuole fare interventi o visite in strutture pubbliche. Servono 9 mesi per una risonanza magnetica e per un
ecocardiogramma; 8 mesi per un'ecografia; 9 mesi, come una gravidanza, per una visita oculistica; 7 mesi per una visita cardiologica e 6 mesi per una oncologica. Per un intervento alla cataratta si
aspettano mediamente 8 mesi e per un'operazione per calcoli renali 6 mesi.
Cure troppo care. Su oltre 24mila segnalazioni raccolte nel 2013 al Tribunale, quasi un quarto riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, attribuite nel 58% dei
casi (in netto calo sul 2012) alle liste di attesa e nel 31% dei casi al peso dei ticket (voce in un aumento del 21%), dunque ad una sanità 'troppo costosa'. Il secondo grande motivo di malcontento
è l'assistenza territoriale, che rappresenta il 15,6% delle segnalazioni, in aumento rispetto all'anno precedente, in particolare per il servizio ricevuto da medici di base e pediatri di libera
scelta.
Meno casi di malpractice. Cala invece il problema della presunta malpractice, gli errori medici, per anni al primo posto, rappresenta ora la terza voce di segnalazione (15,5% nel
2013, 17,7% nel 2012). Aumentano le segnalazioni di disagi sull'assistenza ospedaliera, dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013, soprattutto per le lunghe attese al Pronto Soccorso. "Ridurre i ticket,
scongiurare nuovi tagli al Fondo Sanitario Nazionale e governare seriamente i tempi di attesa di tutte le prestazioni sanitarie, e non solo di alcune come accade ora" sono le priorità per Tonino
Aceti, Coordinatore del Tribunale per i diritti del malato. A questo si aggiunge "la necessità di aggiornare i Livelli essenziali di Assistenza unita a un effettivo monitoraggio della loro
erogazione".
La riabilitazione riduce la riabilitazione. La spending si abbatte inoltre sulla qualità e la quantità dei servizi di riabilitazione offerti al cittadino. Nell'ambito
dell'assistenza territoriale del Servizio Sanitario Nazionale, a peggiorare, nel 2013, è soprattutto l'area della riabilitazione, a domicilio così come nelle strutture di ricovero. Rappresenta il
20% delle segnalazioni di difficoltà dei cittadini in questo settore, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
I ricoveri. Oltre la metà delle segnalazioni relative a disservizi nella riabilitazione riguarda i ricoveri: scarsa qualità dell'assistenza, addirittura in alcuni casi non
effettuata. Segue la riabilitazione domiciliare (con il 28,4% delle segnalazioni). In questo caso i cittadini si confrontano, in particolare, con la difficoltà nell'attivazione del servizio o la
sua riduzione. A farne le spese soprattutto i pazienti che vivono in Regioni in piano di rientro, dove secondo Aceti "si taglia dove non si dovrebbe". "Sulla riabilitazione - spiega - si coglie
l'orientamento di alcuni sistemi regionali orientati a guardare, non tanto all'obiettivo dell'utilità del ciclo riabilitativo, ma a quello dell'appropriatezza contabile della tariffa di
rimborso".
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