Dal Redattore Sociale - “Il sostegno scolastico sarà una vocazione, non un mezzo per entrare in ruolo"

ROMA – “Rivendichiamo politiche inclusive, innanzitutto attraverso il superamento della delega al sostegno”: così Vincenzo Falabella, presidente della Fish, sintetizza il senso della “Proposta di legge per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica”, presentata oggi pubblicamente, durante la Festa nazionale del Pd a Orvieto. “Una proposta – riferisce Falabella – che ha visto in prima linea la federazione, ma che è stata ampiamente condivisa da Fand e ministero, con indicazioni anche da parte dell’ufficio legislativo del Miur. Abbiamo ottenuto il consenso del Pd e di altre composizioni di governo: lo stesso ministro Giannini non ha escluso l’ipotesi di presentarla come proposta governativa, il che ridurrebbe notevolmente i tempi per l’approvazione”.

Quali sono i puti fondamentali della vostra proposta?
Innanzitutto, l’istituzione di ruoli per il sostegno e quindi di una laurea dedicata: in questo modo, fa sostegno chi ha la vocazione a farlo, mentre attualmente questa posizione è spesso usata come tramite per diventare insegnanti curriculari. Altre richieste fondamentali sono la continuità didattica, la diagnosi funzionale formulata da Asl, docente e famiglia, l’individuazione di indicatori per valutare la qualità dell’integrazione nelle singole classi e scuole e il tentativo obbligatorio di conciliazione prima del ricorso in tribunale. Oggi infatti molte famiglie si rivolgono alla magistratura per richiedere il riconoscimento di un adeguato numero di ore di sostegno: e il ministero è soccombente per centinaia di migliaia di euro. Ci auspichiamo naturalmente che questa voce di spesa così importante possa essere reinvestita per la formazione degli insegnanti.

Alla formazione è dedicato ampio spazio nella vostra proposta di legge
Sì, è un elemento fondamentale. La formazione obbligatoria sia iniziale che in servizio, tanto per gli insegnanti quanto per i dirigenti. E precisiamo che deve essere un capitolo adeguatamente finanziato.

In realtà, già da quest’anno si sarebbe dovuto avviare un primo percorso formativo per gli insegnanti, ma il relativo decreto non è stato emanato dal ministero. E’ così?
Sì e sono sinceramente amareggiato per l’atteggiamento dei dirigenti ministeriali. Avevamo infatti avuto rassicurazioni sul fatto che sarebbe stato attuato il decreto che prevedeva l’attivazione di percorsi formativi già nella prima metà di settembre di quest’anno, grazie alla disponibilità gratuita offerta da ben 120 esperti delle associazioni. A fine agosto, però, ci siamo resi conto che il decreto non era ancora stato firmato e, di conseguenza, la formazione era bloccata. Abbiamo quindi scritto al ministero, cercando di sollecitare i dirigenti a dare corso agli impegni assunti, visto che crediamo che la formazione dei docenti sia l’elemento fondamentale e imprescindibile per garantire l’inclusione scolastica.

Le linee guida “La buona scuola”, appena pubblicate dal governo, dedicano all’inclusione una sola pagina e non fanno riferimento alle vostre proposte. E’ un brutto segno?
No, ci auspichiamo che dopo la presentazione ufficiale la proposta e i suoi principi siano recepiti. Per il momento, sono fiducioso.

Voi parlate di superamento del sostegno a favore di una presa in carico della disabilità e dei bisogni speciali da parte degli insegnanti, debitamente formati. Ma non pensate che questo possa essere un carico ulteriore ed eccessivo per i docenti, già gravati da tagli e carenze strutturali?
L’obiezione è possibile e il maggior peso per gli insegnanti certamente ci sarà: ma credo che, se garantiamo la formazione obbligatoria dei docenti e assicuriamo un rapporto idoneo tra alunni con disabilità rispetto all’intera classe, non dovrebbero esserci problemi. (cl)

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