Tag: marchionne - ultimi interventi
La sinistra conservatrice di Paolo Macrì
Giuseppe Aragno - 21-11-2014
Il 26 maggio del 1927, nel discorso dell'Annunziata, Mussolini, che di reazione s'intendeva più degli intellettuali della nuova destra, presenta l'Italia come «una democrazia accentrata,
Unione Europea della scuola
Giuseppe Aragno - 02-04-2014
Nelle scuole s'è saputo? Per l'11 di aprile, su mandato dell'assemblea nazionale delle lavoratrici e lavoratori «precari» di scuola statale, tenuta a Roma il 19 gennaio, l'Unione Sindacale
La polemica sulla filosofia
Giuseppe Aragno - 10-03-2014
Probabilmente sono chiacchiere, ma l'apologia del «privato» e le affermazioni sibilline di Stefania Giannini preoccupano.
Il ruolo della formazione nella vicenda Marchionne
Giuseppe Aragno - 01-11-2012
Stupisce che Marchionne stupisca ancora. Lo stupore si fa poi fastidio, se chi si stupisce si ferma all'indignazione e cancella così, per i corpi sociali e la dinamica della storia, il principio di reciproca influenza per cui ogni azione reale provoca una reazione uguale e contraria. "Siamo alla rappresaglia", titola la stampa, e lì si ferma senza domandarsi com'è che non vedi cortei spontanei di protesta e non senti organizzazioni sindacali che denunciano per risposta l'autoregolamentazione dello sciopero e gli accordi sottoscritti in tempo di pace. Alle ripetute azioni d'una guerra di annientamento scatenata contro la classe lavoratrice, i lavoratori non rispondono con la guerra. E' soprattutto questo che dovrebbe stupirci e, ancor più, interrogare le coscienze sul funzionamento effettivo dello Stato e sul rapporto reale che c'è tra legalità e giustizia sociale.
Gelmini. Il generale di Caporetto
Giuseppe Aragno - 27-10-2010
Si faceva la guerra così: mancavano gli elmetti e in prima linea contadini e operai, dietro sacchi di sabbia e filo spinato, portavano berretti di feltro a sghimbescio. Per i mortai degli Asburgo era gran festa e i cecchini andavano a nozze nell'aria appestata di sangue rappreso su marci brandelli di cuoio capelluto e materia celebrale schizzata via coi proiettili e le schegge. Dietro - riparata ma pronta al tiro - la polizia militare tirava addosso a chi, preso dal panico, tentava di darsela a gambe. Di 600mila morti sventurati, 100mila si contarono tra i prigionieri che il governo non volle mai aiutare: un prigioniero è sempre un disertore, urlavano i nazionalisti imboscati e gli eroi da operetta. Vigliacchi i soldati, eroi gli strateghi, quelli morivano al fronte come mosche e questi si preparavano a casa per la guerra futura. E l'intento era buono: chi faceva cannoni s'arricchiva e si poteva sperare di far soldi poi anche con gli elmetti. Prima o poi il generale ministro avrebbe capito che occorreva produrli...
Per lo più delle scuole non c'è ancora la guerra - di qua e di là da Adro ci sono scaramucce - ma ovunque senti ormai l'aria di scontro.