Le parole violentate
Cosimo De Nitto - 15-11-2011
La società consumistica consuma anche le parole. Le usura, ne cambia il significato veicolando messaggi altri, che suscitano emozioni e sentimenti, i quali spesso poco riguardano il significato originario, che ne risulta a volte stravolto e comunque molto piegato nel senso. In questo periodo parole molto consumate sono: "spread" e "sacrifici". Queste due parole si sono disancorate dal loro significato originario abbastanza neutro, tecnico addirittura, e si sono caricate di senso altro, a forte connotazione sociale e di principio. Parole-mantra, si potrebbe dire, che evocano sentimenti e immagini ancestrali, di paura e di rabbia. Paura che quel poco che si ha diventi niente e non consenta di sopravvivere oggi; paura per ciò che accadrà ai propri figli. Rabbia perché si ha la convinzione che i "sacrifici", ormai sinonimo di ingiustizia, discrimineranno ancor più chi possiede ricchezza, mezzi e privilegi e chi, al contrario, non ne possiede e insieme a quel poco che ha dovrà rinunciare anche a quei diritti che si è faticosamente conquistato nel tempo.