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Guerra in Libia, la situazione è tragica, ma non seria
CUB Piemonte Ufficio Stampa - 29-04-2011
Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, è passato, con disivoltura degna di un vaudeville, dal baciamano a Gheddafi ai bombardamenti sulle truppe libiche ( si badi bene, non con "le bombe a grappolo"!). Ciò che più colpisce nella situazione attuale è il fatto che una vicenda tragica quale la guerra in Libia sia ricondotta all'indecente chiacchiericcio di un ceto politico che riesce ogni volta a superare se stesso nella capacità di fare affermazioni contro ogni buon senso, Il presidente Napolitano giustifica l'impegno militare contro la Libia come "naturale sviluppo" delle scelte compiute a marzo dal Governo e mette tra parentesi il dettato costituzionale, che è inequivocabile rispetto al ripudio della guerra.

I fatti sono adesso dinanzi a tutti: ancora una volta partecipiamo ad una guerra.
L'impegno dell'esercito italiano sul fronte libico è, ancora una volta, giustificato in quanto "missione umanitaria", quando è evidente che la partita che si gioca è quella della spartizione delle risorse libiche fra i "liberatori".

L'opinione pubblica, ormai assuefatta a questo genere di imprese, sembra incapace di reagire. Capitali ingenti vengono investiti in armamenti e risorse altrettanto cospicue sono sottratte a scuola, sanità sostegno al reddito, in un clima patriottardo che appesta il paese, mentre un governo attento ad ottenere il consenso sollecitando i sentimenti più bassi della popolazione, spinge sul tasto di un' "emergenza profughi" che non esiste e cavalca pulsioni razziste e xenofobe.

La CUB ritiene che vada mantenuta la mobilitazione contro la quinta guerra umanitaria, e continua a lottare affinché i lavoratori immigrati non siano discriminati e vedano riconosciuti i propri diritti, che sono gli stessi, sempre più spesso vilipesi, dei lavoratori italiani. Oggi, come sempre, la guerra è fatto di chi detiene il potere: ad essa contrapponiamo l'unità internazionale dei lavoratori.
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