Poi non dite che non vi avevamo avvisato!
Grazia Perrone - 07-06-2002
CONTRARRE, SPEZZARE, TAGLIARE CATTEDRE: MA PERCHE' IL GOVERNO NON USA ALTRI
VERBI?

(documento sui precari delle scuole di ogni ordine e grado e di qualunque
sigla sindacale)


Alla scadenza dell'anno scolastico 2001/02 e in previsione dell'anno scolastico 2002/03, si rende necessaria una riflessione sulle trasformazioni
in corso nella scuola e, in particolare, sui docenti con contratto a tempo determinato.
Per effetto dell'ultima legge finanziaria, i tagli agli organici saranno molto evidenti all'inizio del prossimo anno scolastico per i seguenti motivi:

- la possibilità di completare l'orario di servizio fino a 24 ore, offerta esclusivamente ai colleghi "di ruolo", apre la strada ad una drastica riduzione degli organici oltre che allo smembramento di molte cattedre;

- l'utilizzazione del personale in servizio per coprire assenze fino a 15 giorni renderà sempre meno necessaria la presenza di supplenti esterni;

- la sparizione della distinzione tra "organico di diritto" e "organico di fatto" lascia intendere che, tranne su pochissime cattedre vacanti, ai precari saranno "riservate", per il prossimo anno, solo cattedre pagate fino al 30 giugno, o peggio, spezzoni di cattedra.

Per affrontare con adeguata consapevolezza le nuove " sfide occupazionali", occorre:

1. -conoscere le realtà delle varie scuole e denunciare eventuali accorpamenti irregolari;

2. -sensibilizzare i colleghi di ruolo che potrebbero accettare fino alle 6 ore aggiuntive prive di indennità integrativa.

3. -evidenziare che la qualità dell'offerta formativa e la continuità didattica, oltre ad essere un diritto per gli alunni, si assicura anche con un'equa distribuzione giornaliera del carico di lavoro e la programmatica
riduzione del numero degli alunni per classe;

4. -incrementare il dialogo tra le RSU e i dirigenti scolastici affinché questi ultimi diventino sempre meno" burocrati dell'autonomia" e sempre più
artefici di una scuola di qualità.

In previsione, inoltre, del Dpef, chiediamo che le risorse stanziate per la scuola, oltre a coprire il rinnovo dei contratti a tempo indeterminato e il
loro adeguamento agli standard europei, siano utilizzate per le immissioni in ruolo. Diversamente si rischia un cronicizzarsi del precariato ed un
intasamento delle graduatorie permanenti.

Occorre per questo, un preciso impegno da parte del governo ed una linea chiara dei sindacati a tutela del lavoro precario.
Apprezziamo che, finalmente, dopo averla caldeggiata per anni, si cominci a parlare di tutele e diritti anche nel lavoro " flessibile" al fine di rimuovere ogni ingiusta
discriminazione giuridica. Ma se si continuano a tagliare le cattedre è chiaro che viene meno l'oggetto della contrattazione: il resto è fumo negli
occhi. Una seria discussione sul contratto scuola a livello nazionale va fatta "aprendo" i tavoli delle trattative anche alle istanze dei docenti con contratto a tempo determinato. Tali istanze non sono una "faccenda" dei dirigenti scolastici (intesa anche e soprattutto come responsabilità di
assumere o licenziare) ma una realtà che, da tempo, chiede stabilità e garanzie.
Per queste problematiche e per altre eventuali istanze ci rendiamo disponibli per incontri presso le diverse sedi sindacali interessate.

X - COMITATO EMERGENZA PRECARI - FOGGIA

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 Giovanna Puglisi    - 21-06-2002
Invece di parlare di altre sei ore aggiuntive a quelle di cattedra, si rammenta che queste ore di fatto già vengono date dai docenti con la correzione dei compiti, la preparazione delle lezioni, la compilazione dei registri personali, etc., etc. Sono tutte attività rientranti nella funzione docente. Perchè non si chiede di svolgere tutte queste attività, a scuola, in ore diverse da quelle di insegnamento e non si conteggiano? Forse solo allora sindacati e ministri, o chi per loro, si accorgerebbero che le ore lavorative di un docente sono ben lontane da quelle diciotto tanto invidiate da altro genere di lavoratori e si capirebbe che chiedere di prolungare le ore di insegnamento di altre sei, significherebbe solo ridurre ulteriormente le capacità lavorative di un docente. Quali possano essere i risultati lo si chiede alle intelligenze di chi fa certe proposte.