Dimissioni
Roberta Roberti - 16-01-2007
Da qualche giorno siamo stati informati che il 25 e 26 gennaio p.v. in un campione di scuole italiane saranno somministrati per via telematica dei questionari, indirizzati a studenti, personale scolastico e genitori, attraverso i quali il Ministero intende realizzare una significativa consultazione del mondo della scuola su una non ben precisata serie di argomenti. I questionari, sui quali vige il più assoluto riserbo, come fossero prove d'esame, richiederanno una password d'accesso per essere compilati, con buona pace della privacy dei consultati.

"Sei d'accordo con la politica della UE in campo educativo?", "Cosa ne pensi delle ore di compresenza?", "Che differenza c'è tra il vecchio Tempo Pieno e le 27+3+10 della Moratti?", "Cosa significa per te autonomia scolastica?", "Preferisci le Indicazioni nazionali o i Programmi Nazionali? Perchè?", "Pensi che siano meglio schede di valutazione uguali su tutto il territorio nazionale?", "Cosa vuol dire obbligo scolastico?"....

Credete che saranno queste le domande del questionario preparato dal ministero?

Saranno test a scelta multipla, vale a dire a risposta chiusa (la famosa crocetta) su una delle diverse opzioni proposte. Ciò significa che sono già state previste tutte le risposte possibili - e plausibili nell'ottica del ministero - e che il dialogo democratico che la scuola sta aspettando di aprire da 10 anni, di fatto, viene negato una volta di più. E trasformato in un freddo e sterile interrogatorio.

La misura è quasi colma.

Visto che abbiamo tanta paura che il governo cada, concentriamoci sul ministro. Il suo comportamento non ha più alcuna ragione di essere giustificato, nè ha ormai più senso l'atteggiamento attendista che tutti e tutte abbiamo più o meno a malincuore accettato di tenere nei primi mesi della nuova gestione ministeriale.

E' evidente che la strada che Fioroni e il suo staff intendono percorrere è in piena continuità con quella tracciata dalla Moratti, anzi, se possibile, si stanno compiendo scelte anche peggiori e più gravi contro la scuola pubblica ed il diritto allo studio, nella piena convinzione che, tanto, il popolo della scuola ed i sindacati non attaccheranno mai il governo "amico" con la stessa veemenza e forza dimostrata nei confronti del centrodestra.

Abbiamo aspettato, nella speranza di vedere che almeno le scelte prive di ricadute finanziarie, ma assai significative dal punto di vista ideologico e valoriale, venissero realizzate. Speravamo ci venisse mostrato un piano a lungo termine, che ci avrebbe portato ad accettare i sacrifici di oggi in nome di prospettive future condivise.

E invece nulla.

Nulla se non un atteggiamento ambiguo e furbesco, una malizia nel prendere le decisioni che dipende da una conoscenza del mondo della scuola più raffinata di quella della Moratti, e quindi studiata appositamente per creare sconcerto, demoralizzazione e silenzio. Dopo la sfrontataggine dei politici di centrodestra, ecco arrivare la malafede?

Come insegnante e genitore mi sento tradita, offesa e indignata non solo per la gravità delle scelte che si sono compiute e che si stanno compiendo, ma anche per l'atteggiamento ipocrita e ingannevole che ingenuamente speravo di non dover fronteggiare in presenza di un governo di centrosinistra. Un governo che non solo ha tradito tutte le promesse fatte in politica scolastica prima delle elezioni, ma che ha rinunciato anche all'atteggiamento di dialogo e di coinvolgimento democratico che doveva essere la vera cifra del cambiamento. Un governo che si è appropriato delle parole con cui parliamo di scuola, per stravolgerne il significato.

Non credo ci siano altre soluzioni che chiedere le dimissioni di questo ministro e di tutto il suo staff.

"Non vogliamo che la scuola senta più la necessità di scendere in piazza", hanno detto fin dagli esordi Fioroni e Bastico, "ci sarà un vero dialogo con le scuole e le loro diverse componenti". Il tutto è finito in una misera presa in giro. Il dialogo si è trasformato in un silenzioso e meccanico virtual game pilotato dal ministero.

La ridicola consultazione che si preparano a realizzare è un insulto non solo al buon senso, ma alla nostra intelligenza di cittadini. Il silenzio che ha circondato l'iniziativa, inoltre, la rende ulteriormente sospetta. Nemmeno nelle scuole prescelte se ne sa nulla, o quasi, tutti sono in attesa delle riunioni informative dei prossimi giorni.

Se la consultazione è stata decretata il 5 luglio, perchè non farne parola per 6 mesi, e poi informarne con estrema vaghezza gli attori a soli 10 giorni dalla realizzazione?

Mi sorge spontaneo il confronto con un'altra consultazione, altrettanto inutile, fasulla e opportunistica realizzata dalla regione E.R. ai tempi in cui era assessore l'attuale viceministro Bastico. Oggetto era il grado di soddisfazione dei docenti coinvolti nei percorsi integrati. Risultato: 88% del campione molto soddisfatto dei risultati ottenuti e pronto a ripetere l'esperienza. Ad una mia domanda incredula relativa al campione consultato, visto che la mia scuola non aveva ricevuto alcun invito a partecipare, mi è stato risposto che navigando sul sito apposito si poteva rispondere alle domande utilizzando l'apposita password. Quando ho chiesto in quanti avevano aderito e risposto mi è stato detto "il 10%" dei soggetti coinvolti nei percorsi regionali. Alla faccia della democrazia!!! E quelli ottenuti si sarebbero dunque potuti considerare dati significativi????
Evidentemente sì, dal momento che i dati non sono stati modificati nella pubblicazione, nè è stata segnalata la rilevanza del campione.

Propongo di preparare un volantino ad hoc per informare tutti, docenti, genitori, studenti e dirigenti dell'assurdità di questa consultazione. Non è questo il modo in cui si deve aprire il dialogo e stimolare il confronto partecipato del mondo della scuola.

Propongo di boicottare la consultazione, ma soprattutto di diffondere le motivazioni del boicottaggio!

Quanto poi all'uscita del ministro Fioroni sulle Fondazioni durante il vertice di Caserta, spontanea e quindi non giustificabile come al solito accampando pressioni ricevute da chissà chi, la dice lunga sulle intenzioni del ministero. La dice lunga sul tipo di scuola che hanno in mente per noi il ministro e tutta la sua squadra.

La Moratti - la Aprea - avevano almeno spudoratamente ammesso di voler cancellare gli organi collegiali in vista della totale aziendalizzazione della scuola. Fioroni, dal canto suo, dopo aver fatto tanto fumo attorno al reintegro dell'aggettivo "pubblica" nella denominazione del suo ministero, come giustifica il suo sostegno a questa malaugurata prospettiva, nella quale chi vive la scuola (docenti, personale ATA, studenti, genitori e dirigenti) non avrà più alcuna voce in capitolo nella gestione di istituto? Come riuscirà a convincerci che la democrazia deve passare attraverso la cancellazione dei consigli d'istituto e la loro trasformazione in consigli d'amministrazione, nei quali saranno invece rappresentati gli enti locali e le imprese che li renderanno quindi succubi delle loro scelte? Sarebbe questa l'autonomia scolastica?

Ma volete scommettere che Fioroni ci dirà che è l'Europa che ci chiede di allinearci in tal senso?

E chi è l'Europa?

E' forse una manica di politici, che in collegamento con i centri di potere economico e finanziario stanno decidendo, a dispetto di qualunque elementare forma di condivisione democratica e senza alcuna volontà e capacità di ascolto del corpo sociale, come dovrà essere la scuola del futuro?

Peccato sia una scuola che l'Europa dei cittadini non vuole, visto che conduce a risultati disastrosi dal punto di vista sociale e culturale. Lo dimostrano le battaglie dell'AntiAcademies Alliance che sta lottando duramente contro questa prospettiva, scuola per scuola, in Inghilterra e dintorni, oppure i documenti dei sindacati e dei movimenti di Spagna, Grecia, Francia...

Cominciamo col chiedere le dimissioni di alcuni di quei signori, quelli di casa nostra, che intendono imporci un modello di scuola che non condividiamo ed ai quali in realtà non interessa per nulla sapere che cosa i cittadini pensano della scuola.

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