Valentino Parlato si lamenta:
In questo tempo di governo riformista siamo di fronte alla più grande offensiva antiriformista della storia repubblicana [
Cercando un'altra strada, "Il Manifesto" 06-01-2007]. E c'è chi, come me, aggiungerebbe un grano al rosario: per colmo d'ironia, se contieni i salari, se cancelli diritti, se finanzi la scuola paritaria, se imponi una taglia sul pronto soccorso, se tutto questo fai da vero liberista, oggi davvero tu sei un
riformista. Parlato però non sta al passo coi tempi ed io, che invecchio, mi sono messo sulla stessa strada. Non cogliamo il senso del nuovo che avanza.
Eppure avanza.
Ha un che di luterano il ritornello con cui ogni giorno la maggiominoranza si giura riformista: da destra fanno voti i clericofascisti e da sinistra, come un blocco solo, se ne sta, mano sul cuore, il conglomerato socialcomunista. Se a Martin Lutero la misericordia di Dio sembrò rappresentare la sola speranza di salvezza per l'anima, Fassino giura, e non lo nega Fini, che senza la Riforma ormai non c'è speranza di una redenzione: siamo ad un tempo giusti e peccatori, è vero lavoriamo, però viviamo troppo ed è un peccato grave. Luterano più di Lutero Fassino ci induce a disperare della nostra salvezza e Casini concorda perché il fine è sacro e santo: dalla disperazione nasce la salute. E infatti disperiamo.
Intanto la Riforma, che un tempo fu l'estrema protesta contro il traffico d'anime e d'indulgenze per acquistare crediti in paradiso, s'è ormai modernizzata e tutela il commercio: è consentito vendere corpi al mercato e il credito promesso è quello bancario.
Ai credenti, proni davanti alle tesi esposte sul portone della reggia di Caserta, alla massa dispersa di chi tira avanti per sopravvivere, ai proletari ormai non più uniti, che non hanno un fantasma cui affidarsi, la Riforma chiede di affidare il risparmio al mercato finanziario, al moloch di questo nostro tempo cui non basta la sottomissione religiosa intimata dal papa tedesco, ma occorrono anche la servitù economica e una cambiale in bianco firmata alla politica. Quando Fassino annuncia che è tempo di Riforma, siamo alla mistica del capitale e al "servo arbitrio", a una nuova lettura delle scritture, alla filosofia del profitto, alla teologia dello sfruttamento; siamo alle tesi di una nuova e luminosa Wittemberg che spiegano solennemente ai lavoratori un concetto di fede: il vostro dio è il capitale, non ne avete un altro all'infuori di lui, e noi sinistra moderata e alternativa, noi per voi siamo la Grazia luterana: noi siamo la salvezza. Senza di noi, la vostra pensione, che oggi non giunge al 48 % dei salari falcidiati, è destinata a calare. Voi perciò, colpevoli di vivere, riconoscete la vostra debolezza umana, affidatevi alla mediazione politica e fidate nella santa tutela della concertazione sindacale. La Grazia concorderà, in virtù della tradizione e dei miracoli di cui la nostra storia è riccamente costellata, le tavole delle leggi che regolano mercato e profitto. Pentitevi perciò e, se voelte salvare anima e pensione, smettetela di credere che la Riforma sia una scelta di graduale trasformazione della società capitalistica. La Riforma oggi è rivoluzionaria e luterana. Ricordatelo bene, è il catechismo del capitalismo. Dove non arrivarono Turati e Bernstein, là ora giunge Fassino. La Riforma che la sinistra consegna alla storia del conclave di Caserta, ironia della sorte, in Terra di Lavoro, non punta a scardinare per la via graduale la società capitalistica. No. Essa è una spallata massimalista a ciò che resta del socialismo e dimostra che la sinistra è laica e non ha più chiese: la sinistra è la Grazia.