breve di cronaca
Ombre morattiane sulla Scuola Fioroni
l'Unità - 06-12-2006
Grazie a un emendamento alla Finanziaria firmato dai capigruppo dell'Unione in commissione Istruzione del Senato, si potrebbe verificare un importante conquista per i precari della scuola (oggi almeno un quarto del personale della scuola). L'emendamento sostituisce alla cancellazione delle graduatorie permanenti la loro trasformazione in graduatorie ad esaurimento. La minacciata cancellazione avrebbe comportato che i precari che non fossero stati assorbiti dalle immissioni in ruolo previste dalla Finanziaria nel corso dei prossimi 3 anni, avrebbero perduto ogni certezza del proprio diritto: le graduatorie permanenti - l'elenco degli insegnanti non ancora assunti a tempo indeterminato, compilate sulla base dei titoli di studio e delle supplenze fatte - hanno infatti finora rappresentato il principale meccanismo di reclutamento del personale.

Un successo di cui il mondo della scuola può gioire, che restituisce dignità a tanti lavoratori che portano avanti - in condizioni di precarietà assoluta - intere generazioni di studenti.

Ma la soddisfazione per le intenzioni evidenziate con questo provvedimento non stempera la delusione per una clamorosa deroga al programma dell'Unione.

Nell'imbarazzato silenzio di molti partiti, nell'indifferenza della stampa, nel torpore di molti insegnanti, la Finanziaria e il suo ex art. 68 (ora comma 278 del maxiemendamento) ci stanno propinando qualcosa che chiamano innalzamento dell'obbligo di istruzione, ma che in realtà rischia di essere il re-styling del cosiddetto «doppio canale» di morattiana memoria. Vuol dire che, sotto la formula, impegnativa sul piano sostanziale, storico, ideologico, costituzionale (ricordate? Art. 34 della Costituzione: «L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita») si vorrebbe contrabbandare come obbligo di istruzione l'apertura alla formazione professionale. Che è qualcosa di profondamente diverso dallo stare a scuola. Ed è qualcosa di sostanzialmente uguale a ciò che in molti abbiamo criticato durante i 5 anni della Moratti - ideatrice di quel sistema, ma almeno onesta nel sostituire il termine obbligo con la formula ambigua «diritto-dovere».

Ci siamo battuti, spalleggiati e sostenuti da molti di quei politici che oggi tacciono, colpevolmente. Abbiamo creduto in quest'idea di libertà, progresso, civiltà rappresentata dalla possibilità che ogni ragazzo stia a scuola almeno fino a 16 anni, qualunque cosa faccia dopo, corredato da un bagaglio che solo la scuola può fornirgli, incoraggiati da chi - consentendo ad affidare il ministero dell'Istruzione a un abile uomo politico come Fioroni e al suo entourage - ha sostanzialmente rinunciato a quell'idea.

Il comma 278 del maxiemendamento alla Finanziaria - approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato - nella sua ultima parte afferma che possono essere concordati tra il ministero e le singole regioni «percorsi e progetti che, fatta salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell'assolvimento dell'obbligo di istruzione». Tutto molto ambiguo: a cominciare dalla definizione «percorsi e progetti», la stessa usata dalla Moratti, in cui «percorso» configura la formazione professionale. Per finire al fatto che la formazione professionale serve ad assolvere l'obbligo di istruzione: una palese contraddizione in termini (nonostante l'improbabile tentativo di sostenere che obbligo di istruzione e obbligo scolastico siano due cose differenti: scolastico a scuola; di istruzione a imparare qualcosa, magari un lavoro). L'operazione è apparentemente vincolata ad un tentativo di combattere la dispersione; o meglio, prevenire.

Il termine non è neutro. Fa pensare a un intervento precedente, magari in fase di orientamento dei bambini delle medie, inducendo la scuola media obbligatoria - e pertanto inclusiva per sua natura - a una innaturale funzione di selezione: tu che sei bravo continui a studiare; tu che sei uno sfaticato - o, peggio, un somaro - te ne vai a lavorare. Inutile sottolineare quanto i bravi e i somari siano molto spesso il frutto delle condizioni sociali delle famiglie di provenienza. Infine l'intervento delle regioni, a configurare modelli di percorsi che risaputamente sono molto differenti tra loro: obbligo scolastico assolto dai cittadini italiani di serie B attraverso un avviamento al lavoro certamente più qualificante nelle solite regioni, molto meno nelle solite altre. Le strutture formative che si occuperanno dell'obbligo per i figli di un dio minore «devono essere inserite in un apposito elenco predisposto con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione». Perfetto: il ministro e i suoi sceglieranno chi è accreditato e chi no. Inutile ritornare sulla vocazione confessionale di Fioroni. E inutile sottolineare il ruolo che tanti ordini religiosi, a cominciare dai Salesiani, svolgono nel campo della formazione professionale.

Fioroni giudica i percorsi sperimentali avviati dalla Moratti fin dal 2003: «una direzione di marcia promettente». Le 74.000 iscrizioni cui il ministro fa riferimento per rivendicarne l'efficacia, non sono di per sé indicative della qualità del sistema stesso; né risultano monitoraggi seri in proposito. Ma il sospetto doloroso è che il partito dei «fans» dei percorsi sia un partito trasversale di interessi economici e scarso rispetto per il significato delle parole. Nel '62 - con l'inizio del percorso sulla scuola media unica - una parte importante di un'intera classe politica investiva in quella riforma. Oggi evidentemente no.

Molti sembrano dimenticare che le parole sono pietre: tanto obbligo scolastico quanto obbligo di istruzione significa andare a scuola (altrimenti perché avremmo boicottato indignati il piano della Moratti?). «Non possiamo mica incatenare i ragazzi a scuola»: Fioroni continua a dimostrare una propensione all'umorismo che mal si addice al momento drammatico che la scuola italiana sta vivendo. Il problema dei tagli è strettamente legato a quello dell'innalzamento dell'obbligo scolastico. Innalzare l'obbligo scolastico significa innanzitutto avere il coraggio di riformare la scuola media e investire su questa. Solo allora, in un biennio obbligatorio, sarà possibile individuare il momento in cui la scuola e solo la scuola - attraverso l'impiego di personale qualificato aggiuntivo - potrebbe fornire la risposta più appropriata al fenomeno della dispersione. E rifiutare l'odiosa idea di una divaricazione di percorsi di vita su base sociale.

Tenere a scuola cittadini italiani non «con le catene», ma con gli strumenti finalizzati a risolvere i problemi di identità, personale e sociale, di cui tanti ragazzi oggi soffrono. Non è la paternalistica proposta di un liceo per tutti: ma l'individuazione di percorsi culturali diversificati, per pensare futuri lavoratori consapevoli dei propri diritti di cittadinanza e delle pratiche di vita democratica, e corredati di quel patrimonio di sapere e di conoscenza basilare che fa dell'uomo un uomo migliore, fornendogli dignità e coscienza critica.

Marina Boscaino

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 Italia Oggi    - 05-12-2006
Sono necessarie, ha detto Fioroni, soprattutto per garantire il servizio delle materne

Fioroni: paritarie necessarie.

Sono necessarie, ha detto Fioroni, soprattutto per garantire il servizio delle materne. A difendere a spada tratta le scuole paritarie è il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, in risposta, neanche troppo indiretta, a quanti nella sinistra criticano i finanziamenti alle scuole non statali. ´Non si può prescindere da queste scuole per garantire il servizio scolastico ai bambini dai 3 ai 6 anni', ha detto il numero uno di viale Trastevere.

Intervenuto al consiglio nazionale della Fism (Federazione italiana scuole materne), che si è svolto a Roma nei giorni scorsi, il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, ha insistito sulla necessaria distinzione che si deve fare fra scuole senza fine di lucro, come appunto le 8 mila scuole federate alla Fism, diffuse in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e le scuole a carattere commerciale. Sono le prime soprattutto a meritare un aiuto con risorse pubbliche, ha detto Fioroni, così come prevede un emendamento governativo alla Finanziaria approvato alla camera che modifica la legge sulla parità scolastica. Il ministro, se la norma in questione dovesse diventare definitiva, dovrà dare priorità nei finanziamenti alle scuole senza scopo di lucro. Finanziamenti che però potranno andare anche agli istituti delle medie e delle superiori, ad oggi esclusi. Il segretario della Fism, Luigi Morgano, ha rilanciato: ´Dateci la possibilità di lavorare senza aggravi per le famiglie'.