L'occasione era da pianto totale, inconsolabile, ma loro erano tristi ancora di più, oltre ogni logica. Eravamo al funerale del marito di una prof, una ex-collega per me: occasione drammatica benché pur sempre circoscrivibile entro i limiti del dolore di una persona prossima ma non intima. Eppure le facce erano lunghe, gli occhi sbarrati, le lingue mute, le fronti spianate come davanti ad un dolore senza fine, inconsolabile, di quelli che non mandi giù campassi cent'anni....Flavio, Dora, Michela e Rosalba coi suoi occhini blu, oltre a una decina di altri ex.allievi, di una scuola che ho lasciato dopo ventun'anni ininterrotti di lavoro, anche come vicaria. I miei cari, monellissimi alunni della quinta A, erano lì impalati ad osservarmi. Partito il feretro col suo carico di dolore e di eternità, mi hanno accerchiato ed io in mezzo a loro a far da professore.
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Dai, che piacere vedervi dopo tanto tempo. Sapete che mi mancate? " E loro muti. "
Sento spesso alcuni vostri professori che mi parlano di voi; vi danno i miei saluti?" E loro niente. Teste basse, alcuni; occhi spalancati su di me gli altri. Continuo a non capire, lo smarrimento mi sembra troppo per la morte di uno sconosciuto e per il lutto di un'insegnante che, mi hanno detto, non amano affatto, tanto che sono meravigliata di vederli qui.
Capisco che devo dir qualcosa, anche per dare un senso a quel circolo spontaneo che si è formato davanti alla chiesa ormai vuota.
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Come va allora, vi preparato da par vostro agli esami di stato?" . Bocche storte e qualche mugolio."
Ma insomma, ragazzi, non sarà mica che l'aver cambiato più di qualche insegnante vi ha creato uno sbandamento?". All'ennesima non-risposta, la butto giù sul senso del dovere che deve sempre accompagnare la nostra vita, sulla flessibilità a cui dobbiamo essere tutti abituati, alle difficoltà che io stessa ho incontrato nel cambiare scuola ed ho persino confessato che fino a pochi giorni fa, (ma ci ho messo tanto a superarlo) nei volti dei miei nuovi alunni vedevo i loro..... Come se mi guidasse un sesto senso, li ho invitati ad accogliere il cambiamento come una sfida, l'ennesima (quante ne abbiamo raccolte assieme nei due anni precedenti, esplorando l'inesplorabile secondo i rigidi programmi ministeriali, lavorando su un planisfero cinese, per vedere l'Italia da un'altra angolazione, costruendo un laboratorio di geografia tutto dipinto con bombolette spray...). Li saluto, invitandoli a ricordare la promessa fatta loro alla fine dello scorso anno scolastico: se vi occorre il mio aiuto... fate un fischio! Mi baciano con i lucciconi e mi lasciano sola sul sagrato della chiesa a pensare a quanto sono generosi: soffrono tanto per il dolore della loro prof, benché non tanto amata.
Passano due ore e mi telefona una ex-collega, la loro insegnante di matematica . Le racconto le strane vibrazioni che mi hanno trasmesso quei visi tristi e quegli occhi sgranati in un silenzio per me indecifrabile, e lei sbotta: "
Non te lo volevo dire, ma la colpa è tua!" E giù a raccontarmi in un fiume di parole, di rendimento scolastico scadente sin dall'inizio dell'anno scolastico, di smarrimento di tutti specie dei più bravi perché non accettano due nuove insegnanti che propongono quotidianamente dei sunti di storia, di letteratura e di geografia da fotocopiare e da mandare poi a memoria; non capiscono perché a casa debbano stare inutilmente ore sui libri ad imparare nozioni di cui non conoscono l'utilità e la significatività; sono attoniti di fronte alla consapevolezza per loro ormai certa che agli esami di stato non brilleranno perché non avranno imparato niente...e, quello che è peggio, ritengono me la prima responsabile del tutto per avvenuto tradimento delle loro aspettative!!!!
Che dolore!
Scrivo non per vantarmi di qualcosa: c'è poco da vantarsi quando delle giovani anime sono in pena, a torto o a ragione, per causa nostra, mia in questo caso. Scrivo per denunciare i danni psicologici perpetrati sulle menti e sui cuori di bravi ragazzi (sia ben chiaro che qualche filone, frequenti ritardi, marachelle di vario tipo se le consentono anche loro, e guai se non lo facessero), nella cosiddetta società del terzo millennio. Ma come possono esistere ancora insegnanti che perpetuano l'abominevole costumanza della scuola trasmissiva, giudicante, mortificante, retrograda e chiusa alla urgente prepotenza dell'intelligenza! Come può esistere un dirigente che non si accorge del disagio dei suoi ragazzi (ops: ma li sente davvero suoi, o li vede piuttosto come numeri da moltiplicare per coefficienti in una logica di bilancio!).
Quanti punti esclamativi, quante domande senza risposta: una sola cosa non sono stata capace di dire a quegli adorabili ragazzi, che anch'io sono vittima di quella stessa scuola, di quegli stessi colleghi, di quello stesso dirigente e che li ho dovuti lasciare, col pianto nel cuore, perché non mi si consentiva di fare scuola in modo onesto: mi avevano chiuso il laboratorio, mi toglievano le carte geografiche dalle pareti, avevano tagliuzzato il POF facendone carta straccia, persino la biblioteca storica, fondata dal Murat l'avevano svilita o chissà cos'altro...Così me ne sono andata alla ricerca di un angolo dignitoso dove fare il mio dovere ogni giorno, con umiltà, devozione, impegno quotidiano. Un po' per viltà ed un pò per amore.