Napoli e l'alba che non c'è
Redazione - 13-11-2006
Sembrerà che non c'entri nulla, che l'intervento che segue questa mia breve premessa riguardi un capitolo diverso del bilancio drammaticamente in rosso del Napoletano, rosso politicamente, anno più anno meno, dall'ormai lontano 1993.
A Napoli si può vincere col 73% dei voti mentre la camorra se ne sta a guardare? Non lo so. So per certo che introducendo con queste parole la denuncia che segue, troverò come sempre - quante volte me l'hanno detto - qualcuno pronto a sostenere che mi muovono chissà quali rancori celati nel profondo, quali veleni di sconfitta sedimentati in un animo rancoroso.
"A te non va mai bene niente: l'eterno scontento!". Il ritornello lo conosco a memoria: è la formuletta insinuante ed efficace per metterti a tacere. Davanti ad uno sfascio che non ha precedenti, non c'è piacere più amaro, soddisfazione più meschina, che quella di poter dire: "io ve l'avevo detto, ora siete contenti? Non ho che farmene di questa consolazione e la rifiuto. Avrei preferito avere torto e meglio, molto meglio sarebbe stato sbagliare.
A scuola, tra i miei ragazzi, - erano gli anni Ottanta - c'era chi per far bene "o mariuolo", sognava di "crescere 'n'atu poco pe' tene' finalmente 'na pistola overamente mia, sognava di diventare presto maggiorenne per avere una pistola tutta sua: s'era stancato di portare quella degli adulti solo perché a un ragazzino le "guardie nun 'o ponno fa niente". Non gli possono fare niente. Qualche altro, più ingegnoso, aveva risolto il problema imparando a modificare abilmente le pistole giocattolo: "Tene solo 'nu colpo, ma overamente spara!". Ha solo un colpo, ma spara per davvero.
Riempivamo i cassetti di pistole modificate, facevamo scuola tra scippatori e spacciatori, ma coi ragazzi "mariuoli" potevamo parlare e spesso, col tramonto, talvolta vedevamo assieme anche l'alba. Anno dopo anno, però, l'alba nessuno l'ha più vista, attorno a noi s'è addensato un buio disperato e siamo sprofondati nel silenzio. Un silenzio angosciato. Noi c'eravamo ancora, ma lo Stato se l'era squagliata: ragioni di bilancio, ricordo, la "razionalizzazione", le prime "operazioni di pace", la destra che diventava sinistra, i presidi "manager", il "progetto qualità", lo stato sociale messo alle corde, il "pubblico" messo alla gogna, la scuola dimensionata e morta d'inedia, la partita chiaramente persa.
Sembrerà che non c'entri nulla, ma non è così. Ciò che trent'anni fa si poteva affrontare con un minimo di repressione, il massimo di recupero e la molta, la moltissima prevenzione necessaria e mai avviata, ora è una vera e terribile emergenza. La criminalità organizzata ha poche regole e le applica tutte; la società civile è soffocata da regole inapplicate e non ha più una "cultura" da opporre alla sottocultura della camorra, assurta a dignità di "controcultura". Alla immoralità diffusa della criminalità d'ogni tipo, che cresce nel corpo sociale e lo divora, noi opponiamo la società amorale dei "grandi fratelli", dell'arcipelago delle "isole dei famosi" e della "scuola per le veline".
C'è gente per cui la galera scontata non ha saldato il conto e la "banda armata" - che non esiste più - dopo trent'anni è un muro sempre invalicabile: il passaporto s'è perso in Questura, il voto non è più un diritto e nell'indulto non c'è da sperare. Gente cui non è bastato pagare: occorre rinnegare. Forte coi deboli o con chi sceglie di pensare, debole coi forti, che gestiscono affari e voti coi soldi che non hanno patria, non hanno odore e non hanno morale, lo Stato se n'è andato e s'è portato appresso le speranza della democrazia.
Occorrerà affondare il bisturi e ci vorranno un cuore grande ed un chirurgo vero. Non so immaginare come ci giungeremo, chi avrà in mano il bisturi e quale equipe entrerà in sala operatoria. Non so nemmeno cosa ne verrà. So che il problema è la classe dirigente. Una certezza quasi disperante. Tutto questo fa male, dio sa quanto faccia male. Ma a che servirebbe tacere?

Giuseppe Aragno



Nuovi mezzi alle forze dell'ordine a Napoli? Speriamo di no

Lo stato di emergenza a Napoli pare abbia prodotto una dichiarazioni di intenti sul rafforzamento di alcune strutture di polizia giudiziaria.

Forse, per moralizzare l'intera faccenda, val la pena di sottolineare che, se gli interventi promessi saranno realizzati, non si tratterà - comunque - della realizzazione di un impegno aggiuntivo e speciale per Napoli, ma solo di un tentativo di (parziale) adeguamento alla media nazionale. Con i ritocchi promessi, insomma, si avvicinerà la percentuale di carabinieri per abitante di Napoli a quella delle altre città, senza tuttavia raggiungerla. Ancora parecchio lontana sarà la percentuale di carabinieri per abitante nella provincia, sempre rispetto alla media nazionale.

E ciò, ovviamente, facendo riferimento ad un parametro - per me - poco significativo, ossia - come ho detto - alla media di carabinieri per abitante. Ma tutti sanno che è un po' difficile essere scippati a Teramo, Forlì o Trento e che, in quelle zone, non vi sono molti morti ammazzati per strada.

Dunque un parametro che volesse essere appena appena interessante per valutare l'impatto di correttivi di sicurezza sulla criminalità dovrebbe essere effettuato in relazione alle notizie di reato e non agli abitanti.

Altrimenti, tutte le storie sulla presenza della criminalità organizzata, sulla specificità di alcune regioni del Paese, sono roba da fiction. Anche a parità di abitanti, è evidente che ci vuole più impegno dove c'è la camorra. Comunque, attendiamo di verificare se le promesse saranno mantenute.

E prepariamoci al peggio. Eh sì, al peggio.

Ammettiamo, per un momento, che le forze di polizia, numericamente ricondotte ad una percentuale produrranno più attività d'indagine e che esse siano in qualche modo realizzate con modalità tali da renderle "processualizzabili". Fingiamo, per un istante, insomma che i nuovi mezzi funzioneranno: sarebbe un disastro.

Intanto, se la Polizia arriverà in Procura o in Tribunale a cavallo delle nuove moto o delle fiammanti 1000 autovetture, sarà un bel problema. Dovranno certamente parcheggiare in doppia fila.

Il Comune di Napoli ci ha appena detto, con un sorriso a 32 denti, che non ha mai pensato per un solo momento di destinare un'area a parcheggio esclusivo per il Tribunale di Napoli. Quando l'Associazione Nazionale Magistrati e gli avvocati hanno ricordato al vicesindaco che erano state promesse le aree di un mercato ortofrutticolo dismesso, è stato risposto che siamo stati tutti vittima di un'allucinazione collettiva e che, comunque, il Comune non ci darà un metro quadro. Al massimo potremo utilizzare una parte di altri parcheggi della zona, ma non proprio vicini.

Ma, sempre se le nuove risorse funzioneranno, va considerato che la Procura di Napoli è allo stremo, quanto a risorse finanziarie ed umane. Non parlo dei magistrati, almeno non in prima battuta.

Le risorse economiche per il funzionamento degli Uffici sono già ultimate da tempo, e non è affatto una notizia.

Manca tutto: automobili, benzina, commessi che portino i fascicoli, carta, toner, cassette per la registrazione degli interrogatori dei collaboratori di giustizia, computer portatili per i magistrati: tutto.

Le autovetture blindate per i magistrati dell'Antimafia hanno in media 250.000 chilometri di percorrenza e - la maggior parte di esse - risalgono al 1992. Ragione per cui, "fanno il 5 al litro". Per fortuna la benzina manca, altrimenti sai che spesa.

Ma pochi parlano del personale amministrativo. La carenza di organico, in Procura, è vicina al 30% e - a causa di un mancato turn over - si tratta di un personale con un elevatissimo tasso di morbilità e di assenza dall'Ufficio: ogni giorno manca un 40% del personale (o forse più). In sintesi i concorsi per cancellieri e commessi non vengono banditi da anni e il personale non c'è.

Chi ha fatto il P.M. sa che la mancanza del personale di cancelleria equivale alla paralisi delle attività giudiziarie, anche le più "pretenziose".

Le indagini camminano con le gambe dei cancellieri e dei commessi, sicché Carabinieri e Polizia possono arrestare chi vogliono, ma - se manca una fotocopia (e chi legge i giornali sa che è accaduto), bisogna scarcerare anche il più pericoloso dei criminali.

Ma, se anche la Procura fosse rianimata da qualche insospettabile bombola di ossigeno, credo che la situazione non migliorerebbe affatto. Solo a titolo esemplificativo, mi risulta che il numero delle procedure del Tribunale per il Riesame di Napoli è di molte volte maggiore di quello di Roma o Milano.

Ma forse, in tema di "mezzi" per affrontare la criminalità, dovremmo pensare di più all'unico strumento davvero democratico ed efficace: il processo e la condanna. Forse non tutti sanno che la legge prevede che il contrasto di polizia, nel caso più fortunato, ossia che vi siano elementi per l'arresto in flagranza, dura al massimo 48 ore. Dopo di che, se non inizia un procedimento giudiziario, tutti devono essere liberi. Dico io, per fortuna. Ma, quando si mette al lavoro la polizia, bisogna cercare di prevedere che fine farà quel lavoro.

Anche qui, qualche dato.

In genere, l'ipotesi accusatoria, prima di ottenere una stabilità, subisce almeno otto gradi di giudizio, se si eccettuano quelli di rinvio per i possibili annullamenti della Cassazione.
Vediamoli: richiesta cautelare del Pubblico Ministero, ordinanza del Giudice per le indagini preliminari, ordinanza del Tribunale per il Riesame, pronuncia della Corte di Cassazione in materia cautelare, Udienza preliminare (la lettura delle sentenze più recenti disegna ormai anche l'udienza preliminare come giudizio di pieno merito), processo di primo grado, processo di Appello, processo di Cassazione.

Vengono impegnati, in sintesi, ipotizzando non più di cinque rappresentanti del pubblico ministero (ma ciò comporta una sostanziale identità del magistrato del P.M. per tutte le udienze di primo grado, ivi compresa l'udienza preliminare: il che - francamente - è un miracolo molto meno frequente di quello di San Gennaro), all'incirca 30 magistrati, che debbono tutti lavorare a regime. Ovviamente sto parlando di un solo arresto, fatto da uno di quei nuovi mille poliziotti.

Ognuna di queste fasi (avete capito bene, ognuna) necessità di notifiche di molti atti al difensore ed all'indagato. In alcune fasi, bisogna procedere a più notifiche di avvisi quasi identici.

Queste notifiche, oramai, non le può più fare la polizia, ma sono affidate unicamente agli ufficiali giudiziari. Giusto: i poliziotti debbono arrestare i criminali, non fare i postini. Ma tutti sanno che, a Napoli, i criminali o i loro parenti picchiano anche carabinieri e poliziotti, perfino quando stanno procedendo agli arresti. I criminali, inoltre, sanno benissimo che una mancata notifica equivale a far saltare un processo ed ad ottenere la libertà. Pensate che offrano il caffè agli ufficiali giudiziari? Pensate che, i meno violenti si facciano trovare a casa? Pensate che gli ufficiali giudiziari abbiano automobili, strutture o informazioni per trovare queste persone? Pensate sia facile notificare atti a queste persone? Se avete risposto bene, saprete perché a Napoli saltano molti più processi che altrove.

D'altra parte, sempre per quegli otto gradi di giudizio contate i giorni di udienza, i tempi di stesura delle motivazioni, i tempi di notifica, la carenza di aule, le difficoltà nel trasportare i detenuti, e capirete perché i processi durano molto. La produttività marginale è ridicola.

Rispetto a questo stato di cose (che si aggraverebbe valutando i problemi del Tribunale: stenotipia, aule di udienza, ecc.), l'incremento anche di un 2% delle notizie di reato appare una mazzata dalla quale non ci si risolleverebbe.

Basti solo pensare che, attualmente - per registrare le notizie di reato che arrivano a Napoli, si impiegano sostanzialmente quattro magistrati al giorno, tutti i giorni esclusa la domenica e che, l'anno scorso, la Procura di Napoli ha dovuto trattare e processualizzare dinanzi ad altrettanti giudici oltre 5000 arrestati in flagranza. Ai quali si devono aggiungere quelli arrestati con ordinanza di custodia e quelli a piede libero.

Stendiamo un velo pietoso sulle province. Qualcuno ha sentito parlare di rafforzamenti per la provincia di CASERTA? Tutti lodano SAVIANO, per GOMORRA il suo bel libro. Banalizzando, SAVIANO sostiene, a chiare lettere, che rispetto ai clan CASALESI, la mafia siciliana fa ridere. Ovviamente non è affatto così. Ma la comparazione di grandezze che SAVIANO riporta nel suo libro è reale e ben documentata.

Bene: la Squadra Mobile di CASERTA non ha una sezione per la cattura latitanti. Il personale impiegato è molto valoroso, ma in numero ridicolo rispetto alla gravità dei fatti che accadono sul territorio. Dico davvero. Tutto si regge (anzi non si regge) per la buona volontà di alcuni funzionari ed agenti.

Il fatto che io conosca per nome ognuno di loro rende abbastanza bene l'idea dello spiegamento di forze.

A proposito di "piano Napoli", qualcuno ha notizie del Tribunale di GIUGLIANO? L'Associazione nazionale magistrati, ma anche qualche Comune o la stessa Regione hanno mai pensato di rivolgersi a "Chi l'ha visto?".

Forse qualcuno non lo sa, ma il Tribunale di Giugliano, legislativamente esiste. Alcuni anni or sono, consapevoli della mole di procedimenti e della difficoltà per Napoli di affrontarli tutti, si decise l'istituzione di un nuovo Tribunale, appunto il Tribunale di Giugliano.

Il CSM nominò anche il Presidente del Tribunale ed il Procuratore della Repubblica. Poi partì solo il Tribunale di TIVOLI.

Ogni tanto mi arriva una "trasmissione atti" da colleghi triestini o - che ne so - di Pordenone, che - diligentemente - dopo aver consultato la legge e magari il "comunario", spediscono per competenza gli atti alla Procura di Giugliano. Ma il Tribunale non c'è.

L'Associazione nazionale magistrati ha, dunque, un compito ingrato e poco simpatico. Inaugurare una nuova campagna di stampa: Un piano per Napoli? No, grazie.

Marco Del Gaudio, magistrato


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