Scuola e illegalità
Giorgio Ragazzini - 20-10-2006
Riceviamo, e pubblichiamo, un contributo al dibattito in vista del Congresso di "Radicali Italiani", che si terrà a Padova dal 2 al 5 novembre nel corso del quale dovrebbe essere costituita una commissione sui problemi della scuola - Red

Scuola e illegalità

Un capitolo ancora inedito del voluminoso dossier intitolato dai radicali "Caso Italia" riguarda la scuola. Ne emerge ogni tanto un frammento, una pagina esemplare: sul "Corriere della Sera" di lunedì 16 ottobre Pietro Ichino, nell'articolo Fannulloni, il caso del professor M., racconta e commenta la storia di un docente assenteista e nullafacente che resta tranquillamente al suo posto a dispetto di una norma che ne consentirebbe il licenziamento (gli ha risposto il giorno dopo - da buon democristiano - il ministro Fioroni, con una tortuosa collana di consensi, distinguo e buone intenzioni).

Almeno tre aspetti della vita della scuola o non hanno regole adeguate o, se ci sono, vengono largamente disattese. Sul primo, quello dei doveri fondamentali dei docenti, basterà per ora l'esempio citato del professore fannullone. Anche nel recente convegno di Radicali Italiani sulla scuola è stato sollevato il problema di definire e sanzionare il "demerito professionale": di fronte a gravi comportamenti o inadeguatezze ci deve essere la possibilità di sanzioni proporzionate, efficaci e tempestive. E questo anche a tutela dei tantissimi docenti seri che con scrupolo e impegno onorano il loro lavoro.

C'è poi il momento (ovviamente fondamentale) delle valutazioni finali e degli esami, quando, tirando le somme, si deve tra l'altro decidere in merito a promozioni e bocciature. Purtroppo molti colleghi credono di godere in proposito di una discrezionalità assoluta, che consente di trasformare ad libitum in sufficienze quantità indefinite di 4 e di 5, purché venga appena enunciata una qualsiasi pseudomotivazione di natura psicologica, familiare o sociale. In realtà stiamo assistendo, qui come in molte famiglie e in tante pieghe della società (e non solo delle istituzioni), a una vastissima abdicazione rispetto alle proprie responsabilità, con danni gravissimi alle nuove generazioni: genitori, insegnanti, autorità di ogni tipo fuggono a gambe levate di fronte a ogni provvedimento anche solo vagamente impopolare. I virus del buonismo, del giustificazionismo, dello psicologismo, diffusi a piene mani per decenni nella scuola italiana, hanno infettato un gran numero di docenti preparati e onesti, facendole perdere ogni credibilità sul piano delle valutazioni, tanto che Università di eccellenza e aziende non ne tengono ormai il minimo conto.

E in virus analoghi, nonché in analoghe forme di abdicazione collettiva, ci imbattiamo nel rivolgerci alla terza piaga della legalità scolastica, quella delle norme che riguardano la "condotta", come si diceva un tempo, perché nella maggioranza degli istituti vengono largamente tollerati comportamenti del tutto inaccettabili da parte degli studenti. In altra sede contiamo di documentarne un certo numero. Qui basti un esempio: in un istituto superiore di Firenze nessuna sanzione è stata adottata nei confronti di vari allievi che, tiratisi giù i pantaloni, avevano mostrato beffardamente il deretano agli sbalorditi docenti ... Ora, se la violazione delle regole basilari della convivenza passa dal livello fisiologico a quello dell'epidemia è ovvio che l'apprendimento diventa impossibile (oltre a rendere impossibile la vita degli insegnanti e degli studenti corretti); ed è singolare che le indagini internazionali sui sistemi scolastici - così spesso menzionate per sparare sulla scuola da chi non la conosce per niente - non considerino minimamente il quadro culturale e psicologico in cui si opera. Ci sarà o no una bella differenza tra l'insegnare in Giappone o in Corea - dove la scuola (severissima) è quasi sacra ed è ancora considerata un mezzo insostituibile di promozione sociale - e farlo da noi, dove una parte dei ragazzi e delle loro famiglie non capisce più perché sobbarcarsi questo sforzo?

Rimediare a tutto questo comporta certamente una svolta culturale, ma anche, ove possibile, puntuali iniziative legislative e di governo. Se al congresso di Radicali Italiani ci sarà, come spero, una commissione sulla "riforma della scuola pubblica", sarà un'ottima occasione per pensarci.

Giorgio Ragazzini

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 Etta    - 26-10-2006
Il docente fannullone viene mantenuto nella sua posizione e magari gratificato; il docente che, consapevole della ricaduta sociale del proprio lavoro e dell'importanza del suo ruolo di modello per i ragazzi, cerca di sensibilizzare il proprio Collegio su questi aspetti e sulle troppe inadempienze della Scuola, viene civilmente allontanato( con modalità che tutti conosciamo). Quando persa l'illusione di ottenere condivisione, si limita a svolgere il lavoro all'interno delle proprie classi e, nella finalità di contribuire alla Formazione del Cittadino Competente in grado di decodificare i messaggi sociali e di affrontare la sua integrazione sociale, non prescindendo dal rispetto delle regole e dall'impegno, viene minacciato di licenziamento immediato.Minaccia doppiamente offensiva perchè rivolta immotivatamente,o almeno senza alcuna verifica, ma soprattutto perchè effettuata credendo che il docente non sia minimamente consapevole dei propri diritti (e questo con il tacito e a volte strillato consenso dei Sindacati).Minaccia perchè pessimo insegnante inviso a famiglie e studenti (intellettualmente disonesti, ma è comprensibile che adottino il modello culturale vincente!) per i quali costantemente e con senso di responsabilità sperimenta metodologie didattiche e modalità relazionali, senza puntare alla conquista della loro simpatia, ma cercando la loro stima che si manifesta sempre meno!