FF.SS...
...UNA RIFLESSIONE SULLA TRISTE REALTA' DELLA SCUOLA ITALIANA
Il titolo, un po' lungo, potrebbe forse rievocare i divertenti e geniali film della regista Lina Wertmuller (con la celebre coppia di attori formata da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato). Eppure non si tratta di un film o di una fiction, ma di una grottesca e "normale" situazione alquanto presente e diffusa in tante realtà scolastiche del nostro Paese.
Ho deciso di raccontare in forma ironico-surreale (spero) lo "scandalo" (un piccolo scandalo, non meno scandaloso dei grossi scandali nazionali ed internazionali) a cui ho avuto il dispiacere di assistere durante un collegio dei docenti della mia scuola all'inizio del nuovo anno scolastico.
Francamente ho assistito ad un ignobile e vergognoso "mercato delle vacche", senza offesa per le vacche e per i loro padroni/venditori. La differenza consiste nel fatto che il mercato delle vacche ha una sua maggiore dignità e legittimità, una sua serietà, addirittura una sua nobiltà, almeno rispetto al "mercato" che ho seguito nel corso di una seduta del collegio dei docenti.
Tra i vari punti fissati all'ordine del giorno della suddetta riunione collegiale, figurava l'attribuzione degli incarichi relativi alle FF.SS. (che non significa Ferrovie dello Stato, anch'esse ormai in rovina), cioè alle Funzioni Strumentali al Piano dell'Offerta Formativa (P.O.F., come dire "appoffatevi"!) che ogni istituzione scolastica, nella sua "autonomia", si sceglie e decide di mettere in mostra alla stregua di una ditta di formaggi, di una società finanziaria, di un'agenzia di viaggi che espone e promuove le proprie offerte ai clienti.
Per chi non lo sapesse, le Funzioni Strumentali, originariamente chiamate "Funzioni-obiettivo", sono state istituite con il Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori del Comparto Scuola, approvato durante il primo governo Prodi, per il quadriennio 1998/2001. Alcuni importanti passaggi normativi contenuti in questo contratto (che in un certo senso ha segnato un vero e proprio spartiacque storico e antropologico-culturale nel mondo della scuola italiana) hanno introdotto, incentivato e legittimato, un processo di mercificazione dell'istruzione scolastica e di tante attività, progettuali, organizzative, ecc., che in passato erano svolte gratuitamente, o quasi, per passione e vocazione, e non certo per denaro. Non intendo qui soffermarmi oltre sul discorso storico-politico concernente l'istituzione dell'autonomia scolastica, delle funzioni-obiettivo (o "funzioni strumentali"), delle RSU, nella realtà della scuola italiana, per non annoiare troppo i lettori. Mi interessa invece approfondire altri aspetti.
Voglio comunque esporre la mia opinione in breve.
Io ritengo che questo processo di mercificazione di un bene comune e prezioso quale il sapere (o la cultura) in effetti era già in atto da tempo, ma con il CCNL del 1998 è stato praticamente "legalizzato", ovvero sancito per legge. Ebbene, tale "mercificazione" dell'istruzione scolastica è, a mio modesto parere, tra le cause principali che hanno provocato negli ultimi anni la rovina, il degrado e la svalutazione (politico-economica, sociale, intellettuale) della scuola italiana, con la conseguente, inevitabile perdita (o diminuzione) di prestigio e di potere contrattuale degli insegnanti, che in tal modo sono stati ridotti in un pietoso stato di necessità materiale, proprio per renderli maggiormente sensibili al "fascino" e alla "seduzione" dei fondi economici aggiuntivi, per quanto possano essere miseri e per nulla appetibili, almeno per dei seri professionisti ben pagati quali dovrebbero essere considerati gli insegnanti.
Ai miei occhi le Funzioni-obiettivo apparvero immediatamente, e così si sono rivelate e confermate alla prova dei fatti, come vere e proprie "disfunzioni con un solo obiettivo": arraffare i soldini assegnati in anticipo ad ogni funzione, ossia ad ogni "vacca".
Ebbene, dall'anno scolastico 1999/2000 (cioè dal primo anno in cui entrarono in vigore e furono applicate tali "funzioni") sino ad oggi, ho assistito a tante farse, commedie, pagliacciate, buffonate, guerre tra poveri, ma allo "scandalo" davvero grottesco messo in scena nella succitata riunione, francamente non avevo ancora assistito.
Ma, come si usa dire, non c'è limite al peggio.
Il disgusto e l'orrore personali hanno praticamente raggiunto l'acme, fino alla nausea, quando, pur di "spartirsi equamente" la "torta" ha avuto inizio un'operazione di vera e propria "moltiplicazione", non dei pani e dei pesci, ma delle cosiddette "aree", vale a dire i settori di intervento e di azione assegnati a ciascuna funzione strumentale. Il fatto è che tale "miracolosa moltiplicazione" è stata eseguita non per venire incontro ad esigenze e scopi davvero "funzionali" o "strumentali" al "buon funzionamento" (scusate la ripetizione) della scuola, quindi per migliorare la qualità dell'offerta formativa, le condizioni di studio e di vita degli allievi, nonché il lavoro degli insegnanti, bensì per consentire ai vari "soci" di partecipare alla "divisione degli utili", ovvero dei fondi per le FF.SS.
Ecco come "funziona" un'azienda che si rispetti!
Naturalmente, in base a tale operazione i benefici ottenuti saranno due: sono state messe più "vacche" sul mercato, esattamente 5: il numero massimo a cui può aspirare una scuola come la mia; inoltre le aree di intervento, così dimezzate, frazionate, smontate e rimontate, spostate, nuovamente scorporate, frantumate, scomposte e ricomposte, insomma come il gioco delle tre carte, permetteranno ai colleghi FF.SS. di faticare meno e guadagnare di più. Evidentemente, la mia è una scuola "rivoluzionaria" che ha messo in pratica uno slogan che in passato fu adottato da Democrazia Proletaria e poi da Rifondazione Comunista: "lavorare meno per lavorare tutti". Naturalmente, lo scenario è ben diverso, circoscritto ad una "oligarchia".
Certo, le oligarchie sono sempre esistite nella scuola (e fuori).
In passato esisteva una gerarchia molto più rigida, severa, formalista ed autoritaria di quella attuale, che partiva dal vertice ministeriale e scendeva in basso attraverso gli ispettorati, i Provveditorati agli studi, fino a calarsi nella realtà particolare e concreta delle singole scuole, laddove i presidi e i direttori didattici la facevano da padroni, coadiuvati al massimo da un vicario o un vicepreside.
Oggi, con l'istituzione della cosiddetta "autonomia scolastica", le varie oligarchie presenti nelle singole scuole si sono strutturate ed articolate in modo più ampio e complesso, mutuando gli stili, i linguaggi, la mentalità, i comportamenti, le scelte e gli organigrammi dal modello delle aziende neocapitaliste. E' questo il modello a cui ci si sta sempre più avvicinando e adeguando.
La differenza principale rispetto al passato, consiste nel fatto che mentre prima le oligarchie si reggevano quasi sempre su autentici valori morali ed intellettuali come le competenze e i talenti personali, le capacità professionali, la cultura e l'onestà individuali, ecc., oggi si basano quasi esclusivamente su caratteristiche quali l'astuzia, l'arroganza, la voglia sfrenata di emergere, la brama di potere e di ricchezza (un miserrimo potere, una miserrima ricchezza).
Sia chiaro che il sottoscritto non nutre alcun rimpianto e alcuna "aristocratica nostalgia" verso la "vecchia oligarchia", così come Tommaso Buscetta faceva rispetto alla "vecchia mafia", perché più "giusta", più "onorata", più "umana", al contrario della "nuova mafia".
La mafia è sempre ed ovunque un'organizzazione criminale, spietata e disumana.
Parimenti le gerarchie e le oligarchie (nella scuola, come dappertutto) sono sempre, a mio avviso, forme organizzative di un potere autoritario ed antidemocratico, in quanto strutturato a livello verticale e non orizzontale, che tende ad escludere la maggioranza delle persone dai canali e dai processi decisionali, riservandoli invece ad un'elite di "professionisti", di "addetti ai lavori", di "specialisti", che di solito non detengono alcuna "specializzazione" o alcuna "professionalità", se non le "doti" di chi è arrogante, furbo, disonesto, prevaricatore, venale.
Ma torniamo alla riunione in questione.
Quando io, ad un certo punto della seduta collegiale, mi sono permesso di interrompere o "guastare" la "festa" in corso, prendendo la parola con la mia consueta energia, grinta e passionalità (che qualche maligno o maligna scambia per "maleducazione": questo è un segno del moralismo ipocrita oggi imperante, nella scuola e fuori, sic!), ho avanzato una proposta molto semplice: visto che si stava decidendo il modo in cui investire un fondo più o meno consistente (900/1000 euro circa per 5 persone formano all'incirca 4500/5000 euro, e non sono pochi, ma nemmeno molti) con troppa facilità e superficialità, con troppa faciloneria, ovvero fretta, mi sono chiesto ed ho chiesto alla platea "dormiente" di compiere una verifica democratica, mediante votazione a scrutinio palese, rispetto a quanto stava succedendo, ossia rispetto ai principi, ai criteri, alle modalità, alle procedure adottate, ma soprattutto rispetto alla scelta di partenza di accedere ai fondi da assegnare alle funzioni strumentali.
Purtroppo, come sovente accade in simili casi, soprattutto in contesti in cui si è poco adusi o abituati alla prassi del voto come strumento elementare di verifica e di controllo democratico, la mia proposta, che io ho formulato chiaramente, non è stata avallata dalla maggioranza, anzi è stata bocciata e svalutata anche in virtù dell'autorità messa in campo dal preside e dai suoi.
Ma, a sorpresa, accanto al mio voto nettamente contrario si è affiancato anche quello della vicepreside! Un piccolo segnale, da non trascurare o sottovalutare, che può indurre ad essere un po' più ottimisti verso l'avvenire, esortandomi a proseguire queste "piccole" battaglie (di retroguardia o di avanguardia che siano) con maggior ardore e convinzione, anche a costo di apparire come il "Don Chisciotte" della situazione. Ma meglio Don Chisciotte che Don Abbondio!
In effetti, la mia "contestazione", espressa attraverso diversi interventi, anche in altre occasioni (sedute del Collegio dei docenti, assemblee sindacali, eccetera), nasce da una domanda "provocatoria". Io, infatti, mi chiedo e chiedo a chi mi legge:
1) prima del 1999 le scuole italiane non funzionavano? Come facevano a funzionare senza le tanto agognate funzioni strumentali?
2) Le scuole che oggi rinunciano (e non sono poche come si vuol far credere) a tali fondi e tali funzioni, come fanno a funzionare?
3) Infine, non sono funzioni altrettanto strumentali al P.O.F. anche tutti gli insegnanti che si "limitano" soltanto ad insegnare, i "bidelli" la cui funzione è preziosissima, insomma non sono "strumentali" e "funzionali" all'organizzazione di una scuola tutte le risorse umane, interne ed esterne? Ebbene, perché queste soggettività vengono escluse anche dai compensi straordinari, mentre vengono ad essere privilegiate e valorizzate (economicamente parlando) soltanto alcune "funzioni", che qualcuno ha deciso di considerare e sancire per legge come più utili e funzionali, soltanto per inquadrarle in una logica di tipo aziendalista e neocapitalista, ovvero in base ai parametri di un presunto efficientismo, di un falso ed erroneo utilitarismo e pragmatismo?
Naturalmente, le risposte sono già implicitamente contenute nelle domande: le scuole italiane funzionavano bene, anzi benissimo, anche prima del contratto del 1998, quando si doveva fare a meno delle FF.SS. e di tutto l'apparato ad esse corredato. Parimenti, oggi le scuole che si rifiutano di accedere a questi fondi straordinari per le FF.SS., mi risulta che funzionino altrettanto bene. Il problema, semmai, riguarderebbe i presidi-manager, i quali dovrebbero fare a meno di uno staff al completo che includa anche le funzioni strumentali.
Ecco dunque la vera risposta, la risposta a tutte le domande: le funzioni strumentali, come altri incarichi aggiuntivi ed altri strumenti organizzativi, fanno comodo soprattutto ai dirigenti scolastici, i quali hanno tutto l'interesse ad organizzare e strutturare le loro scuole secondo un organigramma di tipo aziendalista, proprio perché li esonerebbe da compiti gravosi e impegnativi, da responsabilità che non sono in grado di assumersi e reggere da soli.
Prima di concludere, voglio sgombrare il campo da possibili equivoci e malintesi.
Anzitutto, non è il rancore, o il desiderio di rivalsa, a farmi scrivere queste cose, dato che anche il sottoscritto è stato "invitato" a partecipare alla "festa", ovvero alla "spartizione della torta", ma si è tranquillamente rifiutato, per ragioni di coerenza, onestà e dignità.
In secondo luogo, io non contesto la vicenda in questione dal punto di vista strettamente giuridico-normativo, in quanto sono cosciente che la legge consente, esorta, spinge le scuole, ossia i dirigenti, ad accedere a tali fondi aggiuntivi, ad utilizzarli visto che ci sono e sono spendibili. Invece, io ho voluto descrivere soprattutto il senso di nausea e disgusto che ormai si avverte di fronte a tali degenerazioni, ma mi accorgo che sono sempre più numerosi i colleghi e le colleghe che si stanno assuefando al "fetore", si stanno immunizzando e stanno diventando totalmente indifferenti ad ogni scandalo e ad ogni abuso, ad ogni eccesso di mercificazione e di alienazione, che per me sono e restano intollerabili, ieri, oggi e domani!
E' quindi una questione di natura etico-morale che io sollevo, rispetto alle modalità e alle procedure formali, che sono altresì sostanziali, in cui sempre più spesso si fanno e si decidono certe cose, ovvero si spendono i soldi disponibili per le scuole, e mi riferisco al cinismo, alla sfacciata e spudorata leggerezza con cui spesso si effettua la "spartizione della torta", vale a dire la distribuzione delle risorse economiche legate al Fondo di Istituto o ad altri fondi straordinari. Risorse che sempre più spesso i presidi provvedono ad elargire secondo metodi di stampo "borbonico", nel senso che sono quantomeno dubbi e discutibili.
Infine, qualcuno potrebbe obiettare: "ma te la prendi così tanto per così poco? Ma non sai che c'è di peggio?". Ebbene, io replico seccamente che proprio da questi "piccoli scandali", che sono sempre più diffusi nella nostra società, e non solo nelle scuole, si costruiscono e derivano i grossi scandali di portata nazionale come Tangentopoli, Bancopoli, Calciopoli, Spiopoli, Monopoli, Paperopoli, e via discorrendo.
Giuseppe Aragno - 06-10-2006
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Condivido fino in fondo ciò che scrive il collega e credo che la conclusione del suo articolo sia un invito a riflettere. Scandalo dopo scandalo, da Tangentopoli a Bancopoli, a Calciopoli e a Spiopoli, siamo ormai a Italiopoli, lo scandalo degli scandali: non ci scandalizziamo più.
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Marialuisa Bagatella - 08-10-2006
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Non faccio fatica ad immaginare la situazione descritta dall'autore dell'articolo, mi vengono in mente i libri ironici ed amari di Starnone sullo stato della scuola italiana. Tuttavia non sono d'accordo sulla filosofia del suo intervento. Valutare le esperienze, le diverse professionalità e le disponibilità all'interno della scuola e averlo fatto con il contratto di lavoro credo sia stato un passo in avanti rispetto a quella filosofia gerarchica di tipo ministeriale di cui parla Garofalo nel suo articolo. Certamente i contratti vanno gestiti nel modo giusto innazitutto dal Collegio dei docenti, dalla RSU e dai dirigenti scolastici. Nella scuola dove lavoro abbiamo istituito una rotazione delle Funzioni, le quali lavorano con una commissione, dalla quale dopo 2 o 3 anni di attività potrà scaturire la nuova sostituzione.
In qualunque luogo di lavoro una maggiore professionalità e disponibilità è incentivata, non capisco perchè nella scuola ciò non debba avvenire, rispettando leggi e contratti.
Nella sitazione descritta da Garofalo c'è un abuso del dirigente scolastico che non accetta di mettere ai voti le proposte avanzate nel collegio, anche se mi sembra di capire che i colleghi abbiano avvallato il suo comportamento. Non c'è dubbio che l'esercizio della democrazia non è facile da praticare, ma vale la pena di provarci, con tutti i rischi, compresi "i mercati delle vacche"!!! |
renzo stefanel - 08-10-2006
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Secondo me non c'è più speranza di farcela da soli... propongo di regalare il Paese a un qualsiasi Stato scandinavo, che venga a colonizzarci militarmente.
Forse così, dopo un paio di centinaia d'anni, ci sarà un tipo di Italiano nuovo e perbene, con senso etico e morale, efficiente e non più fannullone, aristocratico e popolano e non più parvenù o plebeo.
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Giorgio Dellepiane Garabello - 08-10-2006
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===___Ammazziamoli con esperienze positive!___===
Questo sito ospita contributi sempre stimolanti e, ad esempio in «TAM-TAM», trovo anche proposte e non solo denunce, proteste, ecc...
Davvero "seppelliamo il nostro nemico", qualunque esso sia (mi tengo largo), raccontando testimoniando e diffondendo le esperienze positive che, proprio perchè meno fragorose di quelle negative, hanno bisogno di essere proposte in prima pagina!
Buona domenica a tutti. |
L. Berttazzoni - 08-10-2006
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Non condivido le accuse del collega. Nelle scuole dove le cose funzionano questi fondi sono il giusto riconoscimento ai docenti che spendono e hanno sempre speso centinaia di ore del loro tempo, come il sottoscritto, per far funzionare 3 laboratori di informatica che altrimenti andrebbero in malora. Da noi non esiste il mercato delle vacche, anzi facciamo fatica a trovare persone disponibili perché è comunque un impegno non da poco, e 1000€ all'anno sono una miseria a fronte delle ore effettivamente lavorate. |
un'altra insegnante qualunque - 08-10-2006
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Dipende dai punti di vista, come ogni questione che succede nella scuola. Dal 1998 siamo entrati in regime di autonomia scolastica e le funzioni che ci vengono chieste sono maggiori rispetto alla "vecchia scuola": Personalmente, e sono ormai più di 30 anni che insegno, non ho mai visto nel mio istituto una corsa ad accaparrarsi progetti e dopo funzioni strumentali, anzi!!! Siccome siamo ben coscienti di ciò che comporta (molto molto lavoro in più rispetto alla sola docenza, molto studio, tantissimo tempo - anche casalingo - per poter raggiungere gli obiettivi che, insieme, in collegio docenti vengono stabiliti) nel nostro istituto spesso si fatica a trovare la disponibilità dei docenti. Siamo abituati a condividere tutto: obiettivi, e soprattutto risorse. Per noi quei 1000 euro assegnati per le FFSS non ripagano il tempo e l'impegno che richiedono: se lo si fa è per passione verso la scuola. Mi vergogno di sapere che c'è gente che pensa alla scuola come ad un mercato: forse manca del principale senso comune, quello della responsabilità. |
aldo c.p.c - 08-10-2006
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Come non condividere quanto esaurientemente espone il collega Garofalo, io consiglierei di guardare ogni tanto quello che fanno i nostri vicini europei per per renderci conto dello scadimento della nostra scuola come istituzione e della dequalificazione professionale di docenti. In questi giorni (ma anche da un po di tempo) seguo con molta attenzione le istanze portate avanti dai nostri colleghi in portogallo che certamente manifestano più buon senso e orgoglio professionale di noi qui in Italia. Dicono no con determinazione alla "impiegatizzazione" della professione e ad ogni lavoro estraneo alla didattica, altro che l'arembaggio mortificante e mal coperto da "nobili intenti" che il collega Garofalo e tutti noi osserviamo nella stragrande maggioranza dei collegi dei docenti delle nostre scuole. |
Ipazia - 08-10-2006
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Parli di scandali, di mercificazione di incarichi, di abominevoli abusi... tutto per una decina di incarichi a persone che, di norma, sono impegnate ben oltre l'orario canonico di servizio. Posso concordare con te che talvolta la cosa funzioni non proprio come dovrebbe, anche a causa di ostruzionismi come il tuo, che invece di suggerire soluzioni si limita a rifiutare qualsiasi cambiamento. Poi è pure vero che i dirigenti hanno bisogno di avere intorno persone che li aiutano a "gestire" l'istituzione ... ma affermare che prima del 1998 era tutto "grasso che cola" e oggi solo le scuole che rifiutano gli incarichi strumentali o finanziati dal fondo d'istituto sono le scuole migliori mi sembra più uno sfogo di chi ne è rimasto escluso che non un'analisi seria dei pro e dei contro che pure ci sono e sarebbe ora di cominciare a valutare seriamente. |
donatella lissia - 09-10-2006
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L'introduzione dei fondi incentivanti ha diffuso nella scuola la cultura dell'eccaparramento, facendo perdere di vista l'impegno reale per il miglioramento culturale, bensì fomentando saperi fittizi e frammentizzati e facendo "risorgere" insegnanti che fino ad allora non avevano mai dato alcun contributo reale per "fare scuola", anzi deridevano i colleghi che, in assoluto volontariato, agivano per il progresso dell'Istituzione. L'analisi di Lucio Garofalo è la fotografia reale della maggior parte delle scuole italiane e non a caso gli standard di competenza degli alunni sono calati paurosamente, perchè in materia di didattica reale non c'è più ricerca, perchè non paga, non è oggetto di progettazione, dato che è lucroso solo ciò che si fa fuori dalle aule. Chi ancora si ostina a concepire la scuola come luogo di circolazione di cultura è considerato "datato", le sue classi sono disertate e il personale che circonda il direttore scolastico sconsiglia l'iscrizione in quei corsi. Sono invece preferibili per i giovani rampolli della futura classe dirigente i corsi i cui insegnanti, troppo distratti dalle progettazione remunerate del pomeriggio, riservano le loro forze alle attività prezzolate, la cui nomenclatura riempie la bocca di orrendi neologismi ma non insegna più le regole fondamentali della grammatica, che forse anche tali docenti ormai ignorano. In compenso sono garantite le promozioni facili ed è consentito a questi alunni ignorare i programmi (ormai superati!) Personalmente ritengo però che le "vacche grasse" finiranno quando gli alunni di quei pochi insegnanti che "resistono" nel concepire la scuola come scambio di veri saperi saranno forse gli unici ad avere accesso alle università e al mercato di lavoro, come già statisticamente sta accadendo. Allora i docenti e i dirigenti "prezzolati" dovranno fare i conti con un "ritorno al passato" in cui è il sapere a produrre non gli euro. Ma dovrà passare molto tempo... O forse è una proiezione che
resterà nel mondo dei sogni |
massimo d'elia - 10-10-2006
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Se la Tua descrizione del Collegio dei Docenti è esatta non ti astenere dalla "divisione della torta", candidati a F.S. ad RSU od a componente del Consiglio d'istituto. Assumi responsabilità su di un ambito preciso ed applica un metodo di lavoro efficace. Farai camminare le tue idee sulle tue gambe, gli euro che avrai in cambio gronderanno sangue ed in quel piccolo spazio di onestà intellettuale qualcuno potrà prendere esempio.
Io e pochi altri viviamo così e " speriamo che la caviamo....". |