Settembre
Luciana Repetto - 18-09-2006
Settembre, andiamo, torniamo a scuola: docenti, alunni e studenti, famiglie. La nostalgia delle vacanze induce non pochi a prospettare l'idea delle vacanze lunghe o delle vacanze spalmate durante l'arco dell'anno per consentire un'attività turistica equilibrata e meglio distribuita, evitando le alte stagioni con i super affollamenti nelle strade e nei luoghi di vacanza. Si ipotizzano con aria sognante nuove forme organizzative scolastiche nell'ambito di riforme radicali. Finora si tratta di chiacchiere più o meno azzardate.

A proposito che ne è della Riforma che doveva caratterizzare il nuovo corso dell'istruzione italiana? Nonostante la calura estiva, è stata congelata per quel che riguarda le superiori e parzialmente cancellata nelle scuole primarie e secondarie di primo grado utilizzando la tecnica del "cacciavite", cioè intervenire nei punti più contrastati con cautela: tutor, portfolio, anticipi, orari. Ma nella scuola non è facile mettere tutti d'accordo: protestano coloro che volevano un'abrogazione immediata della legge, peraltro poco realisticamente perché la scuola è una macchina che si muove lentamente e parte con largo anticipo, almeno dieci mesi prima con la preparazione delle iscrizioni, i libri di testo, la formazione dei corsi, il numero dei docenti. La lettera di augurio per il nuovo anno del ministro cerca di tranquillizzare tutti i protagonisti della scuola, dimostrando grande disponibilità al dialogo. C'è comunque un'aria di attesa, nella consapevolezza che permangono e si aggravano alcuni problemi (dispersione, inadeguatezza rispetto agli standard europei, mancato raggiungimento degli obiettivi di scolarizzazione, rapporto scuola-formazioe professionale-lavoro). La scuola deve fornire a tutti pari opportunità, ma è diseguale, perché è diseguale il paese Italia: centro-nord, centro-sud. Se poi teniamo conto che la situazione economica non è brillante, pare difficile prevedere un futuro roseo.

Attende la scuola un cambio generazionale del personale: molti sono i docenti che tra il 2006 ed il 2007 lasceranno il servizio. Le graduatorie permanenti spesso sono esaurite o in via di esaurimento: fonti attendibili dicono che per trovare un docente si devono interpellare molte persone. La professione docente non è più appetibile o c'è carenza di mercato? La scuola ha bisogno di persone preparate, che siano disponibili ad un servizio impegnativo, che può dare anche molte soddisfazioni: una rivalutazione della professione docente in termini di stima ed economici rende più motivato il personale e produce migliori risultati. Occorre veramente investire nella scuola: nel personale, nelle strutture, nelle nuove tecnologie. Se alla disponibilità al dialogo ed al coinvolgimento delle parti interessate, si tirerà la scuola un investimento forse riusciremo a superare le nostre lacune ed a raggiungere gli obiettivi dell'85% di diplomati nel 2010, fornendo alla nostra economia figure professionali idonee e cittadini partecipi.

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 Antonio Santoro    - 24-09-2006
A proposito della necessità di investire sul personale della scuola non mi sembra che il Ministro stia facendo una scelta giusta nel momento in cui bandisce un concorso per Dirigenti Scolastici, riservato ai presidi incaricati e non prevede nulla per gli idonei del concorso pubblico. La professionalità e la meritocrazia scaturisce dalle attestazioni o dagli appoggi politico-sindacali?
Antonio Santoro