Ancora bugie, arroganza e dispregio per la democrazia
Gemma Gentile - 12-07-2006
Ha prorogato la legge 53/03 invece di abrogarla, ci ha presi in giro con la strategia del cacciavite, ci ha offeso quando abbiamo chiesto dialogo, ha ascoltato le richieste di banchieri ed imprenditori dell'Associazione Treelle prima dei sindacati: sono questi i primi atti del Ministero nei confronti del mondo della scuola. Auspichiamo che cambi condotta di centottanta gradi!

Non ci siamo meravigliati di quanto sta accadendo, dopo il progetto "Buonsenso", gli idilli "bipartisan", le tante affermazioni di D'Alema, Ranieri, Farinelli, dopo la discesa in campo degli ambienti economici con l'Associazione Treelle, per mettere tutti insieme le mani sulla scuola dello Stato secondo le idee liberiste di Lisbona, in un connubio che vede fianco a fianco imprenditori, banchieri, politici di destra e di sinistra e intellettuali di destra e di sinistra.
E che potevamo pensare quando abbiamo visto Gelli nell'area del centrosinistra, alla vigilia delle elezioni?

Insomma, avevamo da un pezzo il sospetto che ad una certa parte dei dirigenti della Margherita e della maggioranza dei DS, la legge Moratti piacesse. Una sua versione, magari, praticata in modo un po' meno statalista e centralizzata, finalmente affidata alle Regioni e alle autonomie scolastiche.
Essendo ormai al governo, gli esponenti moderati dell'Unione ritengono maturo il tempo per affondare "la pesante nave della scuola statale" e per varare "la flotta di piccole navi più facili da governare", auspicate dalle lobby economiche fin dagli anni '90 in Europa , citate in "Riforme e globalizzazione" da Nico Hirtt.
Una bella Babele! Una vera sfida per quanti stanno lottando da tanti anni per il riscatto della Scuola Statale, voluta dalla Costituzione.
Certo, gli esponenti dell'Unione, che vagheggiavano queste cose, non le esprimevano apertamente, ma le facevano trapelare tra il dire e il non dire.
Alla prova dei fatti, ognuno di noi si sente come impreparato di fronte ad avvenimenti che sembrano vadano al di là di ogni previsione più pessimistica. La difficoltà aumenta quando si cerca di analizzare gli eventi, al di là delle prime banali reazioni.

Ci troviamo infatti di fronte ad una grande mobilità del quadro politico e ad una riorganizzazione, che coinvolge tutti i tradizionali schieramenti ed investe numerose tematiche, da quelle istituzionali a quelle economiche, al welfare e all'equità sociale, alla pace e alla guerra. Tali argomenti complessivamente rientrano nella Costituzione, per cui coloro che pretendono di praticare misure "innovative" in tali campi, sono gli stessi che, all'indomani del voto referendario, propongono accordi "bipartisan" per sovvertire la Carta che la stragrande maggioranza dei cittadini ha difeso e vuole attuare.E' in questo contesto, estremamente complesso, che vanno inquadrate le ultime scelte governative sulla scuola.
Tento una sintesi:

1) Negli ultimi mesi, si sono stretti legami sempre più forti, nell'Unione, tra esponenti moderati che marciano verso la formazione del Partito Democratico, con la benedizione delle imprese e delle banche, preparato dai numerosi "sdoganamenti" degli ultimi mesi (non ultimo quello del "venerabile" in persona) portatori di un'accentuazione ulteriore di quel relativismo e pragmatismo politico, che è il brodo di coltura per tutte le operazioni trasformistiche. Indubbiamente, la maggioranza strettissima del governo al Senato, con la necessità di ricorso ai senatori a vita, ha facilitato quest'operazione. Gli esponenti dell'Unione che caldeggiano l'acceleramento della costituzione del nuovo soggetto politico, sono gli stessi che mostrano un atteggiamento fortemente "decisionista", mutuato dal fare mediatico berlusconiano, che coniuga una massa di belle parole ammaliatrici per chi le ascolta a misure restrittive e lesive dei diritti degli stessi; sono quei ministri e uomini di governo che annunciano una grande volontà di ascolto e di unità, ma praticano questi intenti solo negli "inciuci" parlamentari, mentre nei confronti dei movimenti e dei cittadini le orecchie restano più murate che mai.

2) I primi atti di questo governo, attuati con grande decisionismo e senza consultare i diretti interessati, non solo deludono e colpiscono i cittadini che li hanno votato, ma sono tali da scompaginare la stessa alleanza di governo. Questi, infatti, mettono in difficoltà la sinistra dell'Unione, su cui esercitano un vero e proprio ricatto. L'abbiamo visto con la mancata firma al DPEF del Ministro della solidarietà sociale Ferrero, lo constatiamo con la crisi aperta sulla questione Afganistan, per cui si prevede il voto contrario di otto deputati della sinistra, che probabilmente saranno rimpiazzati dall'appoggio dell'UDC. Se avvenisse ciò, fin da ora si aprirebbe la strada per il partito di centro-destra di entrare nell'area di governo, operazione che si sta contrattando da un pezzo, per estromettere la sinistra. E' il fantasma che aleggia sul Partito Democratico, per il momento bloccato dalla minaccia di Cesare Salvi di uscire dai DS per costruire una nuova sinistra con Verdi, PRC e PCDI.

3) Di fronte alla gravità dei primi atti governativi, che contraddicono lo stesso programma dell'Unione che, per quanto troppo vago, aveva promesso una svolta decisiva rispetto all'operato del governo Berlusconi, sono cominciate a fioccare le prime proteste del sindacato, preoccupato per una ripresa del movimento in autunno e per la scadenza del prossimo rinnovo delle RSU. La FIOM, in un'Assemblea Nazionale all'Eliseo a Roma ha assunto l'impegno di organizzare il movimento per l'abrogazione della legge 30, della Bossi-Fini e della legge Moratti, per una nuova legislazione sul lavoro, sulla scuola e sui diritti sociali. 18 sedi Cgil hanno lanciato un documento dal titolo: "ll sindacato non metta al centro l'impresa", contro la globalizzazione del mercato del lavoro che vuole ridurre i lavoratori a "soldati in guerra", senza potere contrattuale, senza regole, senza diritti, documento che costituisce un segnale nei confronti della corsa alle privatizzazioni e alla resa totale alla logica dell'impresa. Segnali forti provengono da ambienti Cobas, ma anche dalla stessa Cisl.

Abbiamo poco tempo per far sentire la nostra voce per una "Buona scuola per la Repubblica" e per unirci a tutto il movimento disposto a lottare per sventare questi disegni e determinare una svolta diversa negli atti futuri del governo. E' determinante ciò che riusciremo a realizzare da settembre in poi; il periodo precedente alle elezioni RSU è il migliore.

A questo proposito:

1) E' importante realizzare un'importante manifestazione nazionale per i primi di ottobre, che coincida semmai con la chiusura della raccolta delle firme. Meglio se con contemporanea giornata di mobilitazione, come ha proposto Gabriele Attilio Turci.
2) Occorre attrezzarci per una capillare campagna di controinformazione. Perciò, è giusta l'idea di Francesco Mele di dotarci anche di strumenti che ci permettano di raccogliere dati sul reale depauperamento della nostra scuola, visto che la disgregazione della scuola sul territorio nazionale ci impedisce qualsiasi conoscenza reale.
3) Credevamo che il relativismo nei confronti della legalità fosse superato con la caduta del governo Berlusconi. Visto che ciò non è accaduto, ma si fa ancora straccio della Costituzione e delle leggi dello Stato, come è dimostrato dalla risposta inaudita ed offensiva del vice-ministro a Dolo, a proposito dei programmi dell'85, ritengo che dovremmo fondare una sorta di osservatorio sulla legalità che vigili sugli atti e le affermazioni in contrasto con le leggi ed i diritti sanciti, denunciandone gli abusi con quanti possano essere interessati.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 12-07-2006
Non condivido quanto espresso in questo articolo.
Il governo attuale non solo deve fare i conti con coloro che, forse staranno ancora contando le schede, ma anche con chi, al suo interno, ha firmato un patto, ha ricoperto dei ruoli ed ora stanno facendo i bastin contrari, minacciando la stabilità di una maggioranza sofferta, ma conquistata.
Non penso sia questo il modo per risollevare le sorti del Paese ed anche della scuola.
Non penso sia questo ciò che vogliono milioni di italiani.
Spesso, pur condividendo input e sollecitazioni da parte dei cittadini, tuttavia non ritengo corretta e giusta la strategia dell'etichetta. Ci sono ben altri personaggi molto preparati per questo!
In molti abbiamo bisogno di dialogo, di un confronto collaborativo, senza ostacoli carichi di pregiudizi, per costruire tutti insieme ciò che altri altri hanno demolito.

 Gianfranco Giovannone    - 13-07-2006
Ha perfettamente ragione Ilaria Ricciotti che invitiamo a visitare il nostro sito,www.docentinclasse.it per rendersi conto che esistono anche siti non fondamentalisti e non ossessionati dal fantasma della Moratti. Pessima retorica, quella di Gemma Gentile, detto da chi ha un'alta considerazione della scienza della persuasione e ha letto e riletto il "Trattato dell'argomentazione" di Perelman. Credo sia inutile rispondere alla sua apodittica e apocalittica enumeratio. Però, forse vorrà concedere che ci sono elettori di sinistra che non credono che i ricattatori siano i moderati come D'Alema o Fioroni, ma i magnifici otto che minacciano di far cadere il governo sull'Afganistan, per esempio, o il simpatico Mastella, sempre spavaldamente pronto a varcare i confini. Solo una cosa: anche noi non abbiamo molta simpatia per quelli dell'Associazione TREELLLE e per il suo presidente, il ringhioso e a suo modo fondamentalista Attilio Oliva, con il quale ho fatto una memorabile litigata su Radio 24.Ma occorre essere onesti: il ministro non ha solo ascoltato le farneticazioni di Oliva, ma, come si può vedere dal nostro articolo "Grande Bepy Fioroni" gliele ha cantate, come si sarebbe detto una volta.

 Redazione Fuoriregistro    - 13-07-2006
Nel merito non entriamo, Giovannone. Lo farà, se crede, Gemma Gentile. Veda: la differenza tra un sito fondamentalista (anche se non sapremmo indicarne uno) e il nostro sta nel fatto che noi accogliamo idee diverse e diverse opinioni, anche quelle che qualcuno potrebbe giudicare offensive o superficiali, schematiche, povere d'ascolto. La differenza sta nel fatto che, tutto sommato, permettiamo agli altri, come lei, di farsi la loro bella pubblicità. Finché riusciremo a dialogare tra diversi il nostro lavoro avrà comunque senso e scopo. Un piccolo esempio dello spirito plurale che ci ispira e che non può sfuggire ad un lettore attento: Ilaria Ricciotti, con la quale si dice perfettamente d'accordo, è da anni collaboratrice di Fuoriregistro. Con chi se la prende, quindi, Giovannone?


 Gianfranco Giovannone    - 14-07-2006
Su, andiamo, i siti sono tutti "plurali" e aperti al dialogo, e questo è il bello del web rispetto per esempio ai giornali o alle riviste dove i lettori possono solo sfogarsi con le lettere a Augias o a Sergio Romano. E' ovvio che fondamentalista era ironico, anche se a scorrere fuoriregistro, foruminsegnanti o retescuole le opinioni solo solo del genere "i delusi dell'Ulivo". Sorvolo sulla meritata cattiveria sulla "pubblicità", però l'esempio che ho riportato è significativo di un certo catastrofismo "a prescindere": il ministro Fioroni ha contestato punto per punto quanto detto da Attilio Oliva al convegno TREELLE, e questo per onestà andava detto, senza suggerire perfide connivenze con le banche e la Confindustria. M

 Francesco Mele    - 14-07-2006
Io invece sono d'accordo con Gemma e penso, come ho già scritto, che ci toccherà fare una grande opera di controinformazione per contrastare l'effetto soporifero dell'operato di questo governo su vari fronti. Condivido con Gemma l'idea che questo sia l'obiettivo dell'ala moderata dell'unione per operare una sorta di ricatto sulla componente di sinistra della maggioranza. Ma la corda non può essere tirata a dismisura senza avere la consapevolezza, da parte di tutti, che inevitabilmente prima o poi si spezza, e a quel punto ci perdiamo tutti. Voglio dire che questa consapevolezza non può agire solo in un senso.
Sulla scuola, poi, che l'anima moderata dell'Unione possa condividere l'impianto morattiano è un sospetto che c'è sempre stato e le dichiarazioni di Prodi all'indomani del varo della riforma (tanto utilizzate dalla Moratti) lo testimoniano. Probabilmente Gemma è molto drastica su questo, e lascia poco spazio al dubbio, ma la sostanza resta.
E del resto non riesco a spiegarmi in altro modo la pervicace resistenza all'abrogazione, anche di quegli aspetti vistosamente deprecabili della riforma che vengono invece accettati di fatto: dall'abrogazione del tempo pieno alle ore opzionali, al maestro prevalente, alle indicazioni nazionali, al doppio canale dopo il biennio, alla formazione professionale e all'alternanza scuola lavoro per l'assolvimento dell'obbligo e potrei continuare.
Come dire, caro Giovannone, che ci saremo anche liberati della Moratti ma non certo del morattismo che cova pericolosamente tra noi anche dove nessuno se l’aspetta.
Come spiegare altrimenti il fatto che si prepara un accordo il prossimo lunedì 17 per spalmare le funzioni tutoriali in modo equo sui docenti pensando in tal modo di risolvere tutti i problemi.
Ma non si era detto che il problema non era solo la gerarchia tra docenti e la perdita di collegialità, ma anche il fatto che le funzioni tutoriali, così come previste dal decreto 59 che su questo è molto chiaro, rappresentano la garanzia di realizzazione di quei piani di studio personalizzati che ben rappresentano la profonda natura diseguale del morattismo? Ecco allora che si risolve, sulla carta, un problema squisitamente sindacale (ma nulla si dice e si fa riguardo al maestro prevalente) e si lascia immodificata la pesante impostazione diseguale che è la filosofia di fondo del morattismo.
Questi non sono incubi da orfani della Moratti, da fondamentalisti che non sono disposti ad alcun tipo di compromesso, ma dati di realtà con i quali chiediamo a tutti di confrontarsi, perché quando si parla di scuola, i compromessi, caro Giovannone, cara Ilaria, si fanno sulla pelle dei bambini e delle bambine. Noi questo fondamentalismo abbiamo deciso di difenderlo sopra ogni altra cosa.
C'è poi un altro aspetto, di fronte al tentativo ormai palese di far leva su un consenso inerziale del popolo della sinistra, arrivando anche a raccontare delle balle (vedi articolo di Roberto Longo sulla Bastico a Venezia) qui c'è poco da giocare di fioretto, occorre usare la sciabola anche a rischio di operare delle forzature, perchè noi siamo piccoli e sulle forzature stimoliamo un dibattito che altrimenti sarebbe anestetizzato in modo preventivo dagli oppiacei del governante di turno.
Dopo di che ognuno è libero di sentirsi più o meno scandalizzato per quello che sta succedendo e chi vuole può addirittura dichiararsi contento per l’operato del “Bepy”. Da qui in avanti però occorrerà confrontarsi sui fatti e sulle azioni dell’esecutivo e a quelli attenersi, rifuggendo la sudditanza psicologica del governo amico e dalla salute cagionevole.


 ilaria ricciotti    - 14-07-2006
Per Giovannone

Ho letto il sito indicatomi, ma sinceramente non l'ho trovato di mio gradimento.
Poi debbo aggiungere che in genere sono fedele e frequento chi non imbavaglia la gente, non permettendole, come è stato detto dalla Redazione, che si esprima liberamente, usando un linguaggio rispettoso .

 Gemma Gentile    - 14-07-2006
Tirata in ballo dalla Redazione di Fuoriregistro, affermo che non ho intenzione di rispondere a Giovannone, perché francamente non ho niente da dire a chi lancia insulti gratuiti e mostra disprezzo arrogante verso il dialogo.
Qualcosa però la voglio dire ad Ilaria Ricciotti, che mostra di temere, come tanti di noi, per il futuro del nostro Paese.
Credo che ella abbia pienamente diritto, di esprimere dissenso totale sulle idee altrui. E ci mancherebbe altro. Non mi sembra corretto però liquidare in poche righe le argomentazioni degli altri . Da giovanissima, mi sono sempre impegnata per la difesa della democrazia, per la Costituzione e per la Scuola, senza risparmiarmi mai. Sono queste cose che ora io vedo in pericolo. Ho scritto con rammarico, specie nell’ultimo periodo, messaggi spesso polemici, ma sempre non preconcetti ideologicamente, bensì documentati e basati su fatti. Sarebbe stato più corretto entrare nel merito degli argomenti. Liquidare le critiche in modo sommario, dà spazio alle accuse di “fondamentalismo” buone per zittire ogni pensiero diverso (è questo il vero “fondamentalismo” della nostra epoca), seguendo un deplorevole comportamento che nell’era post - 11 settembre è ormai diventato di moda . Ma ricorda anche i vecchi metodi burocratici e deteriori di quando si zittivano i pareri diversi con il solito slogan: “Non disturbate il manovratore!”. Non viene il dubbio che quest’ultimo abbia più strade davanti a sé e che le scelte non siano mai univoche? Il problema consiste proprio nella opinabilità delle scelte che il Governo compie. A noi sembra che abbia deciso di privilegiare l’ascolto dei poteri forti. Mostrare il dissenso ritengo che sia un dovere e sia salutare per salvare la democrazia. In questo consiste il problema. Sul Manifesto del 13 luglio Pier Paolo Baretta della Cisl, ha espresso le stesse preoccupazioni in un’intervista, arrivando a dire: “Per me è anche indicativa la battuta che Padoa Schioppa ha fatto durante l'incontro con i rappresentanti dei banchieri: 'Io sono il vostro ministro'. Il problema è dunque il luogo della politica.”.
Non è forse vero che il pericolo di crisi di governo non si sarebbe neanche rischiato se si fossero ascoltati gli Appelli che fioccano da ogni parte del mondo sulle atrocità che accadono in Afganistan, mascherate da missione di pace e se si fosse scelto di rispettare l’art. 11 della Costituzione? Forse che le atrocità che accadono e che sono denunciate dagli stessi militari le vedo solo io? militari Non è forse vero che si poteva scegliere di abrogare la legge Moratti per poi risanare la scuola dal degrado, dando ascolto ai circa ottantamila cittadini che finora hanno firmato per la legge popolare “Per una Buona Scuola per la Repubblica”?
Ma chi è che ricatta? Chi oppone le proprie ragioni perché ritiene di salvare la pace nel mondo e la democrazia nel nostro Paese o colui che esige che non bisogna disturbare il manovratore? Ilaria Ricciotti non è d’accordo con affermazioni che ritiene troppo radicali. Ne ha diritto, ma che entri nel merito e , soprattutto non si neghino le denunce che vengono fatte su scivoloni, sbagli o abusi da parte degli uomini di governo, quando sono documentate! La verità non deve mai far paura e la trasparenza è la linfa della democrazia.
Qui nessuno vuol far cadere il Governo, le nostre critiche vogliono essere costruttive e hanno l’intento di fargli aggiustare il tiro in modo che possa essere la reale alternativa al berlusconismo e di questo il nostro Paese ha bisogno. Certo, affinché ciò possa avvenire, è necessario che l’Esecutivo e i partiti di governo abbiano l’intelligenza di accogliere le critiche e le richieste che vengono dai movimenti, dalle parti sociali e dal suo elettorato.

Gemma Gentile

 Anna Pizzuti    - 14-07-2006
Sempre più ringrazio Dio che, all'interno della maggioranza, ci sia chi mantiene il punto - che è anche il mio punto - e ricorda i motivi e - perchè no - gli ideali di molti elettori, e fa politica vera. Non ricatti.

Agli argomenti di Gemma Gentile, vorrei aggiungerne uno per il ministro Fioroni: si vada - quest'ultimo - a rileggere l'accordo quadro che trasferisce - perchè di questo si tratta - alla formazione professionale la possibilità di far assolvere l'obbligo scolastico. Ne consideri la natura di "sperimentazione" e, se proprio non riesce ad abrogare nemmeno questo, apra un'indagine su quello che sta accadendo, così avrà dei buoni motivi per chiudere il 99% dei percorsi, che sono più riduttivi ancora di quanto richiesto dall'accordo stesso.
E magari scoprirà anche dove risprmiare dei bei soldi.


 ilaria ricciotti    - 14-07-2006
Per Gemma Gentile

Rispondo perchè ditrettamente chiamata in causa. Mi sembra di aver spiegato, anche se in modo conciso, il perchè non condivido quanto esplicitato da Gemma Gentile.
Non ritengo corretto da parte sua indicarmi esaustive modalità di risposta: scrivo ciò che penso, scegliendo le modalità espressive che ritengo opportuno e non reputo democratico che altri mi inducano ad agire in maniera diversa.
Se quanto da me esplicitato non dovesse essere gradito, è sufficiente non leggere il commento.
Non rispondere al Signor Giannone e chiamare in causa me, lo reputo un onore, ma un atteggiamento sbagliato verso un interlocutore che mi sembra di aver capito appartenga ad uno schieramento politico-sindacale diverso da quello di Gemma Gentile .

 Gianfranco Giovannone    - 15-07-2006
Il signor Giovannone (non Giannone) appartiene invece allo stesso schieramento politico di Gemma Gentile e di Ilaria Ricciotti, il centro-sinistra. Non è attualmente iscritto ad alcun sindacato ma guarda con simpatia alla Gilda degli insegnanti, dopo essere stato iscritto per troppi anni alla CGIL-scuola, fino a quando ha capito - ma lo aveva sospettato fin dagli inizi - che la CGIL scuola è uno dei maggiori ostacoli alla affermazione della piena dignità professionale degli insegnanti. Per esempio un ostacolo alla contrattazione separata area-docenti, trovando grottesco voler tenere insegnanti, bidelli e personale amministrativo sotto la grottesca etichetta di "Lavoratori della Conoscenza".

 Reginaldo Palermo    - 15-07-2006
Concordo con Anna Pizzuti sul fatto che la rilettura del Protocollo Regioni/Miur del giugno 2003 in materia di formazione professionale potrebbe risultare molto interessante e utile per il Ministro ed il suo staff.

Penso che possa essere altrettanto interessante ed istruttiva (ma non solo per il Ministro) la lettura del protocollo d’intesa sottoscritto, tra gli altri, anche dai sindacati scuola confederali il 6 giugno scorso in previsione della apertura del tavolo contrattuale del personale impiegato nella FP.
Il documento integrale è disponibile nel sito di Cgil-Flc.

Ne riporto qui uno stralcio che a me pare particolarmente significativo

I Rappresentanti Confederali di CGIL CISL UIL e dei rispettivi sindacati di categoria della Scuola e le Delegazioni degli Enti di FP aderenti all’Associazione Nazionale “FORMA” e degli Enti aderenti al “CENFOP”, nell’intento di ricostruire un quadro di riferimento politico comune ai fini del rinnovo del CCNL degli operatori della FP prendono atto………

· che i significativi traguardi raggiunti dalla FP hanno permesso anche il recupero dei drop-out e dei giovani in situazione di disagio;
· che il sistema della FP regionale è divenuto uno strumento per l’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, di cui al comma 3 dell’art.1 del decreto legislativo n.76/05
”.

A leggere il protocollo d’intesa precedente mi sorge qualche dubbio sul fatto che i sindacati confederali possano essere d’accordo sulla chiusura del 99% dei percorsi, come suggerito da Anna.

 Anna Pizzuti    - 16-07-2006
Ho letto con attenzione il documento ed ho alcune osservazioni da fare.
Che quello della Formazione professionale sia un settore da riorganizzare e – soprattutto - da controllare è un fatto che non può sfuggire a nessuno e il protocollo va in questa – positiva - direzione.

Detto questo, certo ha ragione Reginaldo Palermo a sottolineare il passaggio in cui la sperimentazione dei percorsi regionali viene presentata come un riconoscimento da assegnare alla FP. Che, peraltro, in molte realtà ha estromesso la scuola, soprattutto nel contatto diretto con i ragazzi ed assumendosi quasi completamente la gestione delle attività.

C’è, però, ancora dell’altro che va notato nel documento. Ha una struttura, per così dire, a sandwich. Inizia assumendo come punto di riferimento il Titolo V e la famosa espressione “Istruzione e Formazione professionale”, prosegue con ragionamenti tutti relativi alla Formazione Professionale e torna, nella parte conclusiva che ha valore, mi sembra, di petizione di principio, ad usare la dicitura “Isruzione e formazione”, usando anzi, lo stesso linguaggio morattiano, quando aggiunge “che l’istruzione e la formazione professionale costituiscono articolazioni del sistema
formativo unitario nazionale, e debbono assicurare percorsi con propria dignità ed
identità formativa, in grado di soddisfare i bisogni culturali e professionali dei soggetti
destinatari”

Le conclusioni che traggo da questa lettura sono due:

a) è ora che governo, regioni e le forze sociali interessate chiariscano una volta per tutte il modo in cui si intende approvare il Titolo V, altrimenti anche l’obbligo a 16 anni rimane una pia intenzione (non voglio nemmeno pensare che, pur usando il termine obbligo, si abbia in mente il diritto-dovere che non ha, in aggiunta l’aggettivo scolastico)

b) il documento è anteriore alla sospensione, da parte del ministro, del decreto 76/2005, quindi le parti che ad esso si riferiscono andrebbero cancellate.

Nessuna delle due considerazioni tende a far sparire la Formazione professionale; introduco, anzi, un altro elemento di discussione. Mi risulta che i CTP per l’educazione degli adulti forniscano, spesso anche a pagamento, corsi più o meno consistenti in alcuni campi che appartengono anche alla FP (penso ai corsi di informatica)

Perché, mi chiedo, non è qui che si chiariscono i rapporti, le possibili funzioni comuni, gli scambi e le integrazioni?

Sarebbe anche questo un segnale forte di discontinuità, ma, soprattutto, di chiarezza.