Handicap on line: quali prospettive?
Francesca Piemonte - 24-05-2002
Questa intervista si inserisce in un ampio progetto che prevede di dare la possibilità di parlare più liberamente a tutti i moderatori di lista, dei loro progetti, dei lavori in corso e quant’altro.
In questo caso di come procede l'integrazione dell'handicap in questi ultimi tempi. La rete e il didaweb in particolare cosa riescono ad offrire ai naviganti e agli iscritti? La lista dw-handicap, in particolare riesce a dare un contributo?
Lo abbiamo chiesto a Nicola Quirico, del Fadis, moderatore della lista dw-handicap e Riccardo Celletti moderatore delle liste dw-handicap, dw-deaf, europe-handicap.

Qual è stata la molla che ti ha spinto ad occuparti dell’handicap così attivamente?

Diciamo che la mia è una storia particolare. Forse il nucleo di tutto è collocabile ai miei 20 anni di età ed al servizio militare.
Per farla breve parto militare come normoudente e mi ritrovo subito dopo il congedo sordo. Nascere sordi o diventare sordi da adulti non è la stessa cosa. Nel mio caso mi sono ritrovato ad essere culturalmente udente ma fisiologicamente sordo e quindi a scontrarmi con i pregiudizi presenti nella società. Da lì è nato il mio interesse per i “diversi”: mi sono guardato intorno ed ho scoperto un mondo che ignoravo, un mondo che mi ha insegnato moltissimo, un mondo che continua a stupirmi anche oggi, un mondo che sì chiede ma che dà moltissimo a tutti. Che arricchisce come persone.
Mi è venuto spontaneo quindi dedicarmi a questo mondo, anche dal punto di vista professionale.
(Riccardo)



Come insegnante di sostegno specializzato ho iniziato ad occuparmi dal punto di vista professionale delle problematiche dell'integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap nel 1998 con la costituzione della FADIS - Federazione Associazioni di Docenti per l'Integrazione Scolastica. Attraverso le attività che svolgo per la federazione ho avuto la possibilità di incontrare e condividere con altre persone diverse esperienze alcune delle quali nate e sviluppatesi proprio grazie alla rete. Da allora utilizzo molto internet per fornire informazioni selezionate e costantemente aggiornate sull’integrazione scolastica e sociale. Oltre a curare il sito della federazione ed il notiziario telematico FADISnet da alcuni anni collaboro alla redazione della testata giornalistica disabili.com , un sito che si occupa dei mille aspetti della vita dei disabili, suggerendo informazioni utili per risolvere i problemi della quotidianità, e proponendo dei servizi di attualità suddivisi per aree tematiche. Inoltre disabili.com presenta un’alta interattività, grazie ai forum e alla chat, disponibili per ogni argomento scelto dall'utente. (Nicola)


Come è nata l’idea di una lista specifica per l’handicap nel didaweb?

Quando Antonio iniziava a modellare la sua idea di scuola virtuale mi è venuto spontaneo proporre una lista dedicata all’handicap. Leggevo i contributi degli altri che proponevano svariate ed interessanti cose legate ai vari aspetti del mondo della scuola. Speravo che qualcuno proponesse l’handicap e, visto che non c’erano proposte in questo campo, mi sono fatto coraggio ed ho formulato la proposta della lista handicap. Parallelamente anche Nicola deve aver fatto la stessa mia cosa perché di fatto ci siamo ritrovati, designati da Antonio, come moderatori di lista.
Successivamente ho creduto opportuno separare le specificità della sordità e così è nata la lista “deaf”.
Nello stesso periodo mi trovavo a lavorare come docente comandato presso l’Università RomaTRE. Qui ho avuto modo di vivere in prima persona una bella esperienza professionale. La realizzazione del “Modulo Europeo per l’Integrazione” che ha visto partecipi 7 università di 4 diversi paesi europei. Mi è sembrato interessante comunicare tutte queste cose ai potenziali interessati e così partì la lista “Europe-Handicap”
(Riccardo)


Oltre a pubblicare articoli e segnalare notizie quali sono le richieste che ricevi più frequentemente?

Le richieste che ricevo riguardano prevalentemente la normativa scolastica e la sua applicazione. Non sempre è facile rispondere anche perché a volte si tratta di situazioni molto complesse e mi limito a dare dei suggerimenti. Ad esempio molte persone scrivono per informarsi su come si diventa insegnanti di sostegno e dove si trovano informazioni sui corsi di specializzazione. Il tema è molto scottante, vista la carenza che c’è da sempre di docenti specializzati ed il caos normativo di questi ultimi anni sui percorsi che riguardano la formazione iniziale ed in servizio dei docenti di sostegno.,
Non mancano le richieste di consulenza da parte di genitori che spesso denunciano disservizi in genere legati alla carenza di ore di sostegno per il proprio figlio ed in queste settimane per l’avvicendarsi dell’insegnante di sostegno ad anno scolastico avviato. Non sono solo denunce e lamentele quelle che ricevo ma anche segnalazioni di iniziative sempre legate all’integrazione scolastica e sociale che a mia volta ritrasmetto in rete.
(Nicola)



Secondo voi va ampliato o modificato lo spazio dedicato all’handicap?

Su questo tema ho avuto modo di parlarne sia con Antonio che con altri in occasione dei diversi incontri avuti. Poi non se n’è fatto più niente ma per mia esclusiva colpa. La mancanza di tempo mi ha impedito di muovermi.
Così com’è a me la lista piace poco. Leggo in lista interessanti contributi. Le persone che partecipano sono tutte, chi per un verso chi per un altro veramente in gamba ed in grado di dare contributi non indifferenti. Però sento che manca qualcosa. Manca il “fare”. Quel fare collaborativo che era nelle idee originarie di Antonio. Insomma mi piacerebbe poter organizzare qualcosa di attivo magari legato alla realizzazione di qualche modalità didattica spendibile anche dagli altri. Cooperative learning insomma. Mi piacerebbe partire da un problema di didattica effettivo e da quello realizzare insieme modelli di intervento da sperimentare nelle classi.
In lista siamo bravi a “dire”. Io sono convinto che saremo ugualmente bravi nel “fare”. Ma chi fa il primo passo? Chi coordina poi la cosa?
Un altro aspetto.
Parlare di handicap in una specifica lista collocata in un contenitore che vorrebbe assimilarsi ad una scuola virtuale è per me limitante. Di fatto si è creato, nel virtuale, una sorta di scuola speciale. Ora tutti giustamente condannano l’ipotesi della Moratti delle scuole speciali. Ma noi nel web eravamo già “speciali”. A mio avviso la lista dovrebbe continuare il proprio impegno. Però dovrebbero esserci dei collegamenti con le altre liste. Faccio un esempio: se altrove si parla di come insegnare la letteratura ai ragazzi delle medie, si evidenziano problemi legati alla carenza lessicale, si prende atto che nelle classi esistono alunni con bisogni educativi particolari. Però nessuno coinvolge i partecipanti di”handicap”. Io credo invece che dalla sinergia di più liste possa nascere quel fare collaborativo auspicato da molti ed ancora poco realizzato. Pensate un po’, a cosa può portate una sinergia operativa e finalizzata non a parlare, ma ad agire. Insomma: NON TEMI DA DISCUTERE MA PROBLEMI DA RISOLVERE. Da risolvere insieme ovviamente perché nessuno di noi singolarmente può farlo.
(Riccardo)


Si sta riparlando di insegnamento ai bambini audiolesi e della lingua dei segni: cosa ne pensi e cosa proponi?

Tutto il bene possibile ovviamente, Ma ho anche presenti mille perplessità.
Intanto una cosa importantissima: ma perché deve essere il sordo ad adattarsi alla scuola? Il buon senso dice che dovrebbe essere la scuola ad adattarsi al discente sordo.
Ecco la LIS (Lingua Italiana dei Segni) è un’importantissima modalità comunicativa. Però non tutti i sordi la conoscono. Non tutti i sordi la gradiscono. Non tutti i sordi possono quindi usarla con profitto.
Cercherò di spiegarmi meglio: il bambino nato sordo, figlio di sordi, apprende la modalità comunicativa legata ai segni in un ambiente naturale. Per lui sarà spontaneo comunicare in LIS. E deve comunicare in LIS
Però c’è anche il bambino divenuto sordo, con residui uditivi, protesizzato con successo, con genitori udenti. Ecco: a che serve la LIS a questo bambino? Studiare una lingua è diverso da comunicare con una lingua diversa dalla lingua madre. Uno studente universitario, dopo 8 anni di studio scolastico dell’inglese riesce a leggere in questa lingua? Riesce a comunicare a voce? Cosa dovrà fare per essere considerato bilingue a tutti gli effetti? Il bambino sordo vivrà ovviamente gli stessi problemi. Quanto tempo impiegherà a padroneggiare una seconda lingua?
Infine: la LIS è una modalità comunicativa e non una strategia pedagogica. Il sordo è un normointellettivo e questo lo dicono tutti. Però il sordo non è un normoapprenditivo. Spostare l’interesse dalla comunicazione alla persona è, a mio avviso, molto più importante.
(Riccardo)


Nel mondo “virtuale” di internet vengono rispettati i parametri di accessibilità?

Non molto. Anzi quasi per niente.
Qualche anno fa, protagonisti molti iscritti della nostra lista, ci fu una protesta verso il sito del Ministero P.I. totalmente inaccessibile.
Devo prendere atto della spiccata sensibilità del vecchio ministro. Convocò una commissione per studiare il problema. E lo risolse a tempo record. Anche il passato governo si mosse ed emanò la direttiva “Linee guida per l’accessibilità ai siti web” che è un esempio di chiarezza. L’articolo 2 dice “… i siti devono essere accessibili /usabili”. Ecco è proprio scritto “devono” e non “possono” o simili. Si sperava in un futuro roseo. Ma ora che succederà? Staremo a vedere.
Se è vero che il futuro tecnologico del web passa attraverso le interfacce audio oltre che grafiche, c’è da aspettarsi enormi future difficoltà da parte dei sordi.

(Riccardo)


Che cosa propone la FADIS per il 2002?

La FADIS svolge un’attività di formazione rivolta a docenti, genitori, associazioni e scuole. Ogni anno vengono organizzati diversi corsi di aggiornamento e seminari sia in ambito locale sia nazionale. Appuntamento di un certo rilievo è stato il primo convegno nazionale della FADIS tenutosi ad Ancona il 9 marzo 2002 dal titolo “DISABILITA’: dall’integrazione scolastica all’inserimento lavorativo”. Un tema molto importante al quale ci stiamo lavorando da tempo. Sempre a marzo è uscito il libro “L’insegnante degli ultimi” curato da Antonella Vandelli una nostra socia che ha raccolto e raccontato le sue esperienza di insegnate di sostegno.
(Nicola)




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