La Guerra italiana contro il popolo iracheno continua
Dall'Iraq fa notizia, ormai, solo la morte dei soldati italiani. Nulla o quasi si apprende, invece, dei tanti
massacri attuati dalle forze d'occupazione, come quello raccontato da
Imam Hassan, una bambina di 10 anni sopravvissuta allo sterminio di tutta la sua famiglia.
Persino il vicepresidente iracheno al-Hashemi denuncia il «comportamento degli americani, per la loro violazione su larga scala dei diritti umani. Uccidono e feriscono la gente, distruggono case». Imam è stata testimone dello sterminio a sangue freddo di 24 civili iracheni, tra cui undici donne e bambini, compiuto come rappresaglia per un attentato che aveva provocato la morte di un militare statunitense. Per uno solo dei loro soldati, i liberatori massacrano decine e decine di innocenti. Chissà se in futuro gli iracheni potranno ricordare questi fatti come gli italiani ricordano le
Fosse Ardeatine o analoghe rappresaglie compiute dai soldati nazionalsocialisti...
E il nuovo governo italiano, per bocca del suo ministro
D'Alema, noto per essere stato uno dei più zelanti
bombardatori umanitari della Serbia, dichiara che -di fatto- le promesse di ritiro formulate durante la campagna elettorale saranno disattese: «l'Italia non scappa dall'Iraq. Ritira le forze armate, ma in un quadro di collaborazione con il governo iracheno e gli alleati (...) La collaborazione con il governo americano è un nostro impegno, anche perché le nostre coordinate sono europeismo e atlantismo (...) Le linee di politica estera sulle quali lavorare sono quelle già tracciate. L'Italia deve essere uno dei Paesi di punta dell'integrazione europea poiché concepire la nostra posizione fuori dal quadro dell'Europa è una velleità». Insomma, la conferma della totale subordinazione a Washington e della
rinuncia alla pur minima autonomia europea rispetto agli interessi a noi contrari dell'Impero statunitense. (
Fonte delle dichiarazioni di D'Alema: www.rivistaindipendenza.org)
L'Italia continuerà quindi a partecipare, pur se in forma mascherata, a una
guerra di conquista delle risorse petrolifere e di controllo geostrategico dell'area. E che di guerra di tratti -e non di una «missione umanitaria» alla quale ormai solo persone cieche o in malafede credono ancora- lo conferma anche il padre di Alessandro Pibiri, l'ultima vittima italiana, quando riferisce che il figlio «mi diceva che faceva la scorta ai convogli che andavano in Kuwait perché lì avvenivano gli sbarchi di armi» (
Fonte: Repubblica)
www.biuso.it
Girodivite