Commozione e amarezza alla fine della scuola
Gianni Mereghetti - 07-06-2006
In questi ultimi giorni di scuola sto provando una strana alternanza di sentimenti, commozione e amarezza si avvicendano nelle mie giornate senza soluzione di continuità e mi fanno sentire ora grato per quanto vissuto, ora profondamente preoccupato per il futuro.
Mi commuovo quando guardo i "miei" studenti che durante l'anno con la loro vivacità mi hanno tenuto attaccato alla vita, mi commuovo anche per quegli insegnanti che hanno condiviso con me la passione educativa, aiutandomi a guardare ogni ragazzo e ogni ragazza per il suo destino, e non come un recipiente in cui introdurre a forza il mio supposto sapere.
Ma non c'è solo gratitudine in questi ultimi giorni di scuola, c'è anche tanta amarezza, e per due ragioni. La prima è per il mio limite, perché non sono stato all'altezza della domanda di verità e di bellezza che gli studenti hanno portato ogni mattina in classe. La seconda è il dover constatare che la scuola è ancora un apparato prevalentemente statalista, in cui lo spazio alla libertà e alla sussidiarietà si sta in modo preoccupante restringendo. C'è un ministro che non considera il valore degli esami di stato per gli studenti e fissa le tre prove scritte una dopo l'altra senza lasciare un attimo di tregua; c'è una Provincia di Milano e una Dirigenza Scolastica alle quali non interessa sapere che cosa gli insegnanti pensino del laboratorio di scienze di cui si servono quotidianamente e decidono di smantellarlo; c'è un CSA di Milano che impone di non far svolgere gli esami di stato ad una supplente, perché costerebbe quattrocento euro in più alla scuola - poco importa che sia brava e dotata di grande sensibilità educativa!; l'elenco potrebbe purtroppo continuare, perché lo statalismo è ancora una prassi consolidata in una scuola che invece dovrebbe essere il luogo della libertà e dell'autonomia. Questi sentimenti contrastanti che affollano il mio cuore in questo ultimo scorcio dell'anno non sono però tali da togliermi la certezza che un punto di forza c'è, sono le reali esperienze educative che ho vissuto e dalle quali si può continuare a costruire, fino ad aprire una breccia in questo statalismo soffocante.

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 Renza Bertuzzi    - 08-06-2006
Caro Mereghetti,
mi pare molto positivo che tu non abbia saputo "rispondere alle domande di verità e di bellezza" che ti venivano dai tuoi ragazzi.
La "verità" è pericolosa, ancora di più se è trasmessa da un docente. Meglio la libertà di lasciar scegliere tra visioni del mondo , tutte rigorosamente relative perché appartenenti al mondo dell' opinabile e non a quello della " verità".
Rispetto poi alle critiche al nuovo ministro( d' altronde che ministro è se non si fa criticare ? ) , mi pare che le cose che tu rilevi siano tra le meno gravi.
Davvero, ritieni che tre prove consecutive per la maturità siano tanto defatiganti? Suvvia, si parla di nuove generazioni, di chi prenderà le redini del comando fra poco : davvero vogliamo proteggerli ( come vogliamo insegnargli la verità e la bellezza), illudendoci di essere noi tanto importanti?
Infine, informaci di quella scuola ( o ente) non statale
che non si preoccupi dei propri bilanci , ma dell' interesse generale. Se è di questo mondo, siamo disposti ad andare a conoscerla.