breve di cronaca
De Mauro: "Vogliono il ritorno a una scuola che separi"
La Repubblica - 17-05-2001
TORINO - Silvio Berlusconi, appena avuto certezza della vittoria elettorale, l'aveva annunciato solennemente: "Leveremo di mezzo la riforma scolastica del centrosinistra, ne faremo un'altra con il consenso di studenti e professori". Parole che il ministro della pubblica istruzione Tullio De Mauro interpreta così: "Forse vogliono un ritorno a una scuola che separi invece che ad una che cerchi di non escludere nessuno secondo le intenzioni della nostra riforma". A Torino per la Fiera del libro, De Mauro attacca Berlusconi senza troppa diplomazia: "Si vede che hanno valutato che la riforma dei cicli va in senso contrario ai loro obiettivi. Io non ho parole".

Il ministro si interroga sul perché di tanta solerzia da parte del centrodestra. E si risponde: "Sembrerebbe comunque che si voglia sospendere la graduale attuazione del riordino dei cicli. Pare che dall'area di Buttiglione venga l'idea di sospendere la riforma per un anno, da altre parti di sostituire ai nostri due cicli tre cicli di quattro anni mentre mi sembra, ripeto mi sembra, che alcuni di Alleanza Nazionale stiano riproponendo il ritorno alle elementari e alle medie e poi a una biforcazione tra avvio al lavoro e ginnasio e liceo, come era nel fascismo".
Idee che De Mauro considera "vaghe", sottolineando come non prendano in considerazione "la complessità della scuola e le esigenze dell'Italia e dell'Europa". Su altri binari, aggiunge il ministro, si muove invece la riforma attuata dal centrosinistra: "La nostra riforma corrisponde a quanto richiesto dall'Ocse e dall'Unione Europea e andare contro queste necessità mi sembra e spero non sia possibile".
Sul fatto che la riforma abbia incontrato molta opposizione nel mondo della scuola il ministro risponde che "chi è d'accordo non strilla, ma basta leggere i flussi elettorali e ricordare le elezioni sindacali per capire che la riforma ha avuto anche grande consenso, ma sulla stampa spesso arrivano solo gli urli di chi si oppone".



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