Fantastica visibilità
Virginia Mariani - 20-04-2006
E' da alcuni anni che riesco a dedicarmi qualche cinema in più. E' grazie al mio lavoro, giunto proprio a sorpresa ma più per la rapidità (non capita sempre di laurearsi in Lettere e di essere assunta in ruolo dopo appena quattro anni!) che non per la preparazione legata agli anni di studio (durante i quali, però, non posso dimenticare i nasi storti e i commenti negativi di coloro che di volta in volta sentivano che mi ero iscritta al magistrale e poi a una facoltà umanistica) e alle esperienze precedenti (che mi hanno insegnato, fra le altre cose, che conta molto la personalità e la personalizzazione oltre che la competenza e la professionalità).
E così che ora, dopo ogni film soprattutto se fantascientifico fantasy o di azione, riesco a disperdermi letteralmente in mille livelli di lettura. Come ho fatto nel settembre scorso per il film "I fantastici quattro". Credo sia nota la storia e anche la serie televisiva di quello che è sempre stato un fumetto di successo della Marvel. Ma lo davano come cartone animato in "Supergulp" e insieme con l'Uomo Ragno, Tarzan, La famiglia Adams e altri io da piccola lo seguivo.
Apparsi per la prima volta negli USA nel 1961, sono un gruppo di amici che hanno acquisito i loro superpoteri dopo essere stati esposti a una eccessiva quantità di raggi cosmici durante il lancio di un razzo sperimentale per arrivare sulla Luna: così Mister Fantastic, il genio scientifico, acquisisce il potere di allungarsi come la gomma, La Torcia Umana può prendere fuoco e volare, La Cosa è di dura roccia arancione con una forza sovrumana, La Donna Invisibile è... e qui posso non aggiungere nient'altro.

Perché proprio la donna? Un caso? Stiamo parlando del 1961 e certo la donna sebbene siamo negli USA, se non bella come per esempio l'attrice del film in questione, doveva essere un bel po' invisibile. Fumetto di denuncia, quindi?
Il regista Tim Story ha fatto del suo meglio per sorprenderci, riuscendoci, con ogni tipo di effetto speciale ma ancor più, a mio parere, con la sceneggiatura per mezzo di quel "Lei esiste!" pronunciato da una donna afroamericana cieca seduta nel bar nel quale, disperato per la nuova e sconcertante situazione fisica, entra La Cosa imprecante contro un probabile qualcuno in cielo che, nel caso fosse esistito, sicuramente doveva avercela contro lui. Teologia femminista pura, ma la donna era e resta invisibile come un'infinità di donne che la Storia ufficiale dimentica di ricordare.
Chissà se i quotidiani, che scrivono la Storia Contemporanea, riusciranno almeno a tramandare che agli inizi del terzo millennio d.C. in Italia e, anche se un po' meno, pure in Francia e Spagna soprattutto fra i dipendenti privati le donne percepiscono uno stipendio in media inferiore del 30% rispetto agli uomini (La Repubblica del 21 marzo 2006).
Inoltre manca ancora una chiara individuazione dei criteri di competenza e professionalità necessari per fare carriera, ambiguità che finisce inesorabilmente per favorire gli uomini.
Pare, comunque, che la spinta delle donne nel Mondo stia crescendo e, anche se soltanto in undici (cinque primi ministri, sei presidenti), è possibile addirittura vederle alla guida di un Paese: basti pensare alla Liberia e al Cile che, prima ancora degli USA in cui soltanto 8 su 50 sono le donne che governano uno Stato, hanno eletto recentemente una Presidente e in Europa, dopo Irlanda Finlandia e Lettonia, la Germania dall'autunno 2005 ha la sua prima Cancelliera. Il fenomeno, iniziato negli anni '50 in Mongolia, è cresciuto negli anni '90 con più di trenta donne come capi di Stato e di governo. Ma difatti soltanto il 16% dei parlamentari di tutto il Mondo sono donne (La Repubblica del 17 gennaio 2006) e in Italia appena l'11%.
E di certo non ci è sfuggito che alle nostre ultime elezioni i partiti di sinistra hanno dimostrato non troppa sensibilità nello stilare le liste, tra l'altro questa volta antidemocraticamente bloccate e cioè senza preferenza.
Alcune, come la Bonino, si dicono contrarie alle quote rosa, provvedimento emergenziale da Afghanistan e sintomo di arretratezza politica: il punto è il potere delle donne all'interno dei partiti e, quindi, della società tutta. Per le accanite sostenitrici, come la Turco, c'è maschilismo, ma anche una cultura politica per la quale l'apertura alle donne non è vista come uno sviluppo della democrazia; il principio antidiscriminatorio di base è che nessun sesso deve superare l'altro del 40-60%, come in tutte le democrazie.
La nuova legge elettorale, comunque, costituisce l'ennesimo attacco alla Costituzione Italiana, in questo caso agli articoli 3 e 51, da parte delle destre composte da uomini disperati e preoccupati unicamente di non perdere il posto, così come più prepotentemente è emerso all'indomani del risultato elettorale e ancor prima con il pochissimo ascolto accordato alla Prestigiacomo, loro Ministro per le Pari opportunità.
Fra invisibilità e quote rosa, dunque, bisogna 'farsi in quattro' e indefessamente continuare a agitare le braccia con ampi gesti urlanti per farsi scorgere da chi, volando a quota bassa per mancanza di ampia visuale o con l'arroganza di un brevetto da pilota usurpato, può travolgere coloro che sono rimaste, il più delle volte forzatamente, a terra.
Ma il cielo è blu sopra le grigie nuvole e noi che siamo l'altra metà del cielo ma, in verità e concretamente, più della metà della popolazione mondiale private di qualunque premio di maggioranza saremo capaci di andare avanti contro ogni sbarramento poiché " Anche la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli e delle figlie di Dio" (Romani 8:19).

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