Paese «diviso» terreno da arare
F.C. dal Manifesto - 13-04-2006
Microscelte al voto La vittoria di misura offre un'opportunità all'Unione. L'idea di un'Italia lacerata spaventa i partiti più che la società reale

FRANCO CARLINI

È forse banale e certo poco utile questa idea dell'Italia lacerata perché la spaccatura in due del paese non è una novità, è vero solo in parte e, in ogni caso, non è un dramma semmai un campo da dissodare. Infatti è almeno da dieci anni che tale frattura politica esiste, sempre giocata attorno al dualismo Ulivo-Berlusconi. Questa volta le percentuali particolarmente ravvicinate hanno esaltato il fenomeno che però c'era già tutto, solo che lo si volesse vedere e magari capire. Ma attenzione quella elettorale è solo una delle possibili rappresentazioni della realtà e non la esaurisce. Le elezioni infatti sono uno strumento tecnico, che con le proprie regole, cerca di misurare la volontà degli elettori. E ogni strumento è imperfetto: un fotone, ovvero una particella di luce, per sua natura è fatto della sovrapposizione di più stati di polarizzazione; fatelo passare in una fessura e lo costringerete a presentarsi come zero o come uno. Lo stesso per le elezioni, sia bipolari che proporzionali; chiedono e obbligano a una scelta prevalente ma, proprio per questo, restituiscono una rappresentazione impoverita della realtà. Vale anche per i migliori sistemi elettorali e quello italiano non è certo tra questi. Di fatto ogni cittadino è lui stesso una ingarbugliata matassa di interessi individuali, anche in contrasto fra di loro, e di desideri spesso altrettanto incoerenti. Ci sarà per esempio un industriale amante della pace, ma rigidissimo nel contrastare il sindacato interno. Oppure un ragazzo sfruttato nei call-center che non sopporta i marocchini. Ognuno di loro, forzato a scegliere, darà un peso alle sue speranze e giudicherà sulla base dei suoi interessi, valori, delle relazioni che intrattiene. Sarà una scelta inevitabilmente approssimata, indirizzata verso lo schieramento che grossomodo gli appare più prossimo. Insomma, un apparato di misura imperfetto viene applicato a una moltitudine di persone tra di loro diverse e ognuna di loro dotata di multiple dimensioni. Quando il sistema elettorale è particolarmente rozzo, quando il paese è incerto e confuso e non convincenti le proposte dei candidati, allora il 50 a 50 più o meno qualcosa è l'esito più probabile. Un po' come tirare la moneta. Questo è avvenuto, a fotografia di un paese sospeso, più che positivamente in conflitto tra due idee del proprio destino. Tutto ciò appare drammatico ai partiti e al personale politico che hanno come preoccupazione principale la loro sopravvivenza. Forse lo è meno per il paese reale il quale, attraverso la somma di milioni di microscelte individuali, e ognuna provvisoria e persino aleatoria, ha generato un macrorisultato che dice alla politica: noi siamo fermi, fate un po' voi. E' persino interessante a questo punto che chi ha vinto non abbia un largo e suo patrimonio da spendere, ma semmai un terreno nuovo da arare. Non si tratta solo di unire i divisi, come semplicisticamente si va dicendo, ma piuttosto di disarticolare per problemi e riunificare per soluzioni entrambe le confuse metà. L'Unione, malgrado le sue debolezze è chiamato a farlo. Che ne sia in grado non è detto, ma la monetina glielo ha chiesto.

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