breve di cronaca
Saranno Maturi...?
Corriere della Sera - 13-05-2002
Saranno maturi. Ma a molti ragazzi la novità continua a non piacere. L'esame di Stato con i commissari interni e un presidente vicino solo «in spirito» non è poi tanto gradita. Ma si risparmia e tanto basta per compiere una rivoluzione. Non temono, i ragazzi, un rovinoso ribaltone dei risultati raggiunti lo scorso anno: 97,23 per cento di diplomati a livello nazionale, il massimo storico (la Lombardia, per essere precisi, scende al 96,2% e Milano tocca il 95,7%). Temono, piuttosto, l'abbassamento dei voti finali. «Con i professori esterni si poteva sempre tentare qualche bella messinscena. I nostri prof sanno benissimo cosa sappiamo e cosa non sappiamo, sarà più difficile stupirli», analizza Andrea, candidato alla maturità industriale. Ipotizzano, ancora gli studenti, disparità tra le classi. «L'esame è in pratica "blindato", tutto si svolge all'interno del consiglio di classe. Chi ha avuto per tre anni insegnanti severi avrà un esame sicuramente rigoroso. I compagni della classe vicina, con insegnanti più permissivi, avrà un esame più morbido. Prima almeno c'era l'incognita dei docenti esterni. Ora c'è la certezza, o no?», profetizza Claudio, futuro perito elettronico. Il ministro Moratti, intanto, ha fatto stampare 800 mila copie di un fascicoletto con le istruzioni (sta arrivando in questi giorni in tutte le scuole). Poche cose, chiare, tendenti a sdrammatizzare. La terza prova con tipologie dello scorso anno, il credito scolastico, i punteggi. «Si recita a soggetto la commedia dell'esame, questa volta con gli stessi attori - osserva Guido Panseri, docente di filosofia al liceo Berchet - e non ci accorgiamo dell'inutilità di alcuni passaggi. Il documento del consiglio di classe che prepariamo per noi stessi, un programma che qualcuno doveva tagliare via con un rasoio. E la terza prova, che tutti vivono come uno spauracchio, docenti e studenti: è praticamente un feticcio fatto in casa, dove vai a valutare quello che hai valutato il giorno prima».
La sua proposta allora? «Standard nazionali». Sembra la nuova parola d'ordine. E' nei piani della riforma Moratti. Trova consensi. «La terza prova offre segnali forti sulle competenze e le conoscenze, non può essere svincolata dagli standard accertati a livello nazionale - precisa Agostino Miele, preside dell'istituto tecnico industriale Feltrinelli -: è la verifica oggettiva che deve nascere da continui monitoraggi sui reali livelli di apprendimento». Mancano poco più di 30 giorni a mercoledì 19 giugno, data della prima prova scritta. Giovedì 20 seguirà l'elaborato di indirizzo (quasi 200 differenti maturità). Lunedì 24 giugno, terza prova; poi, dopo due o tre giorni possono incominciare i colloqui. C'è chi avanza una proposta. «Rivalutiamo l'"area di progetto", come percorso didattico che mira a fare realmente qualcosa di pratico e originale con i ragazzi, e portiamo il prodotto finale del progetto ad occupare la parte centrale, se non proprio esclusiva, dei colloqui», suggerisce Annalisa Ferrogano, insegnante di chimica. Verifica, ratifica o rituale. Almeno una di queste categorie appartiene all'esame. «Era un passaggio esistenziale, lo diceva anche il nome, maturità, nervi saldi e controllo delle conoscenze - ricorda Mara Lissoni, insegnante di Storia dell'arte a Monza -. L'esame di Stato che nasce con il ministro Moratti sembra invece voler allontanare la valenza rituale, tutti i docenti sono conosciuti. La parte di verifica nazionale consiste nelle due prove scritte, stabilite dal ministero. Prevale la funzione di ratifica». La valutazione è il vero problema. «C'è una sorte di schizofrenia della valutazione. Alcuni miei studenti - osserva ancora Guido Panseri - hanno superato la prova per entrare in Bocconi, ma ci entreranno, senza rifare il test, solo se hanno preso minimo 80/100 all'esame. Ecco che diventa fondamentale il raccordo con l'università».
Si naviga verso l'esame. Con meno ansia, forse. Fino all’intervallo tra l'apertura della busta sigillata e la lettura dei titoli della prova d'italiano o della versione di latino. Lì si materializzerà quel silenzio sospeso nell'aula o in un lungo corridoio, che vale tutto l'esame, e che si può chiamare paura. E per un attimo, forse solo quello, tornerà la bella paura di una volta.

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