breve di cronaca
Quote celesti nella scuola: 95% degli insegnanti sono donne
ROMA - Dalle quote rosa alle quote celesti. Mentre si discute ancora -con l'approssimarsi delle elezioni politiche - delle «quote rosa» non garantite per rafforzare la presenza delle donne in Parlamento, pedagogisti, psicologi e sociologi, interpellati insieme al ministro per le pari opportunità Stefania Prestigiacomo, aprono un nuovo «fronte», opposto e parallelo: introdurre le «quote celesti» nella scuola per assicurare una congrua presenza di maestri e professori maschi, mentre le cattedre delle elementari sono praticamente tutte al femminile e oramai anche la grande maggioranza degli insegnanti alle medie e ai licei.
Come dimostrano i dati di una recente ricerca del sindacato Uil-scuola, infatti, nella scuola dell'infanzia le donne sono praticamente la totalità; nella scuola primaria il «signor maestro» è praticamente sparito, ridotto a meno del 5%; nella scuola secondaria di primo grado la femminilizzazione avanza superando ormai i tre quarti dei posti disponibili; nella secondaria di secondo grado siamo vicini al 60%». Solo nella dirigenza, la presenza femminile è decisamente più bassa, «ma il trend è in costante crescita, di circa un punto percentuale ogni anno».

Più in particolare, nel 2004 -ultimo anno per il quale sono disponibili le statistiche aggiornate- le donne risultano essere il 99,6% degli insegnati nelle scuole materne, identica percentuale rispetto a cinque anni prima; il 95,4% nelle scuole elementari (erano il 94,2%); il 75,5% nelle scuole medie (rispetto al 74,1%) e il 59,2% nelle scuole superiori (contro il 57,2% registrato cinque anni fa).
"Il problema della compresenza di tutte e due le figure educative, quella maschile e quella femminile, è serio e riguarda la scuola al pari della famiglia - sottolinea il sociologo Sabino Acquaviva - I bambini e anche i ragazzi hanno bisogno dell'insegnamento maschile e di quello femminile, come dimostrano i disagi che hanno sempre denunciato i figli orfani di padre. A maggior ragione oggi che, con la disgregazione della famiglia tra separazioni, divorzi e coppie di fatto più o meno stabili, la presenza del padre, comunque già di per sé limitata dal lavoro, non sempre è «garantita». La figura maschile non può essere assente anche a scuola, dove i bambini trascorrono le ore più importanti della loro giornata, formando il loro carattere".

Per Acquaviva, "stiamo costruendo la prima società davvero al femminile, anche se i vertici restano al momento ancora in mano agli uomini, perché più aggressivi, più opportunisti o semplicemente più interessati al potere. Ma interi settori, non solo la scuola, sono oramai a netta preponderanza femminile, quando sarebbe invece opportuna e necessaria una miscela fra maschi e femmine. Credo che presto si porrà nella società una «questione maschile", a cominciare dalla scuola, dove è giunta l'ora di miscelare i due sessi per evitare che diventi unisex. "Anche perché - osserva ancora Acquaviva - difficilmente un ragazzo deciderà di fare il maestro o il professore in futuro, se vedrà che quel ruolo è sempre impersonato da una donna".

Il ministro per le pari opportunità Stefania Prestigiacomo, la principale propugnatrice della legge sulle quote rosa che avrebbe dovuto fissare una percentuale minima comune per tutti i partiti nelle candidature per il Parlamento, non si tira indietro rispetto all'idea che va in direzione esattamente opposta: l'introduzione appunto delle quote celesti nelle scuole elementari e medie. "Va benissimo - risponde il ministro - A patto che lo stesso si faccia dove le donne sono ancora in netta minoranza".
Per la Prestigiacomo, infatti, "è giusto che ci siano tanti maestri e professori uomini. Esattamente quanto è giusto che ci siano però anche tanti ambasciatori donne, tanti rettori e professori di Università donne, tanti direttori di giornale donne, tanti magistrati di Cassazione donne, tanti dirigenti di Ministero donne; e l'elenco potrebbe continuare a lungo... ".

Dunque, la sua proposta è: "Prima pareggiamo i mille settori in cui le donne sono minoranza -sfida il ministro per le pari opportunità- Poi sarà certamente opportuno occuparsi anche della scuola, ovvero dell'unico settore in cui sono maggioranza". "E' da tempo che ci si interroga su come affrontare questo problema -conferma il pedagogista Luciano Corradini, presidente dell'Uciim, l'Unione cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori, docente di Pedagogia prima alla università Statale di Milano poi alla Sapienza»di Roma- Non si tratta di porre una sorta di pregiudiziale in difesa di una categoria, quella degli insegnanti maschi, rispetto a un'altra: ma la realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti, incontestabile; e in qualche modo occorrerà porvi un rimedio o quanto meno riequilibrarla. Le quote riservate possono apparire antipatiche ma talora sono necessarie".

Per Corradini, infatti, "la vita scolastica deve essere concepita alla stregua della vita nella comunità, dove è bene che vi sia la presenza di uomini e di donne, entrambi indispensabili per la crescita culturale e soprattutto psicologica dei più giovani. Inoltre - conviene il pedagogista - trovandosi davanti solo figure femminili, i ragazzi si sentiranno sempre più marginalizzati all'interno delle aule scolastiche: da un lato, rifiuteranno categoricamente di intraprendere una professione etichettata come femminile, adatta solo alle donne; dall'altro, come in parte già avviene, si percepiranno come la parte più debole reagendo con atteggiamenti aggressivi che possono sconfinare nel bullismo".
Ecco allora che "occorre indubbiamente cercare di riequilibrare la composizione scolastica per quanto riguarda i generi, maschile e femminile. Non si può lasciare tutto al libero mercato anche se regolato da concorsi pubblici, perché per i motivi che conosciamo, dalla disponibilità oraria alla bassa retribuzione, è oramai chiaramente e irreversibilmente indirizzato verso una direzione ben precisa". Lungo una strada sempre più rosa ma proprio per questo sempre meno celeste.

19/3/2006

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 Letizia    - 26-03-2006
Ma, al di là di quote rosa o celesti, ci si chiede perché nella scuola ci sia una così alta e predominante percentuale femminile? Credo sia questa la domanda vera da porsi. Man mano che la dignità della figura professionale è andata scemando fino quasi a perdersi, si è assistito al proporzionale calo di insegnanti al maschile e quei pochi che ci sono, in genere, svolgono anche altre professioni più remunerative e prestigiose. Eh si! E' proprio così... ma ci pensate a mandar avanti una famiglia con uno stipendio da insegnate? E poi... quale prospettiva di miglioramento si può intravedere all'orizzonte? Nessuna, solo l'avanzare inesorabile degli anni di servizio - sempre che qualche "imprevisto" non lo interrompa. Siamo seri, oggi un professore viene umiliato nella sua essenza da un mancato riconoscimento del valore della sua opera per cui solo chi si sente veramente votato a tale lavoro intende intraprenderlo. Quote rosa, quote celesti... mi vien da sorridere (solo per non piangere!). Perché si fanno ancora questi discorsi di parità, quando è evidente che si dovrebbe parlar di complementarietà e soprattutto di RISPETTO dei vari ruoli svolti da ciascun cittadino. Per me, DONNA, sentir parlare di quote rosa è umiliante, lo percepisco come un atto di discriminazione: sta a noi donne, con le nostre capacità, inserirci nei vari settori e se lo vogliamo ci riusciamo, non abbiamo bisogno del "pietismo"partitico per realizzarci. Togliamoci le bende dagli occhi, teniamo alta la testa e le spalle dritte, mostriamo la nostra intelligenza e di quale impegno siamo capaci, guardiamoci un po' meno allo specchio e un po' di più allo specchio della nostra coscienza, forse qualcosa cambierà.