Cpe, il nuovo contratto per gli under 26 con due interpretazioni. Quella del governo Villepin, che lo traduce "
contrat premiere embauche" ("
di prima assunzione"): due anni in cui l'impresa ti può licenziare senza giusta causa. E quella, decisamente più simpatica, degli studenti e dei giovani precari:
contrat poubelle ebauche, ovvero
contratto di assunzione spazzatura. Un lavoro bidone, precarizzato ed esposto al continuo ricatto. Il battesimo della pattumiera è stato ufficializzato alla grande manifestazione che ieri ha attraversato Parigi. Tantissimi liceali e universitari sotto i 26 anni, ma anche adulti che hanno portato la loro solidarietà: "
Perché la precarietà è un problema che tocca tutti";
questi sono i nostri figli,
vogliono abbattere le garanzie dei lavoratori, e cominciano da loro.
Solidarité è la parola più ricorrente negli slogan e sui cartelli:
Insieme in piazza, da soli siamo fragili. Con Baptiste, Sabine e Julianne abbiamo fatto il viaggio dalla sede del Coordinamento intermittenti e precari fino a Place d'Italie, punto d'incontro dei manifestanti: in macchina volantini, bandiere, striscioni. E una torta al cioccolato, già tagliata a quadretti: Baptiste compie 31 anni, è un montatore video. In piena generazione
jetable, usa e getta la chiamano a Parigi: un contratto di tre mesi, un altro di due, poi qualche mese di vuoto. Per fortuna c'è il sussidio di disoccupazione. "
Ma vogliono ridurre pure quello - spiegano i ragazzi mentre ci muoviamo lentamente nel traffico cittadino -
Nel 2003 hanno riformato i sussidi, proporzionandoli al lavoro che hai fatto nell'anno precedente: così prendono molto quelli che hanno guadagnato tanto, mentre i precari di serie B spariscono, ottengono a stento il minimo legale".
Sparizione e
invisibilità sono parole che nel corteo incontriamo spesso. Le mascherine bianche coprono il viso degli stagisti, ragazzi e ragazze sui 20 anni, ancora più precari e inesistenti degli intermittenti dello spettacolo: questi ultimi, perlomeno, sono nel
giro, vengono chiamati ogni volta che c'è lavoro. Valerie, 22 anni, spiega invece che il meccanismo dello stage è ancora più crudele: lavori gratis per qualche mese per un grosso nome, magari una multinazionale, e poi finisci nel dimenticatoio, nessuno ti chiama più. Anche tu nella poubelle degli invisibili.
"
Col Cpe ci possono ricattare e dobbiamo obbedire a qualsiasi ordine: chi ha il coraggio di rispondere di no al padrone se sa di poter essere licenziato? - si chiede Baptiste -
Tolgono garanzie non solo al lavoro a tempo indeterminato, ma persino a quello a termine, perché il principio della licenziabilità ti fa vivere in un'ansia continua". "
Per me è precario anche chi lavora a tempo indeterminato - aggiunge Sabine -
Penso ai miei amici che lavorano nella ristorazione, in catene come McDonald's: un part-time di poche ore a settimana, ma l'azienda cambia a piacere i turni, disponendo del tuo tempo come vuole". Sembra di sentire gli italiani vittime del pacchetto Treu e della legge 30: "
Come facciamo a costruirci un futuro? "; "
le banche, con questo contratto, non ci fanno credito". Perlomeno in Francia hanno inserito il cosiddetto
premio di precarietà: pagano il 10% in più i contrattisti a termine, monetizzando in qualche modo la flessibilità. Un paletto importante (se solo si pensa che in Italia precari come i cococò costano addirittura la metà dei dipendenti), ma che non elimina il problema.
Ma soprattutto i ragazzi hanno capito che il governo vuole aggiungere un altro pezzo alla destrutturazione del lavoro, dopo il Cne (
contrat nouvelles embauches, delle nuove assunzioni) approvato l'anno scorso in piena estate, tanto per ridurre al minimo le contestazioni: prevede anch'esso due anni a licenziamento libero, si applica alle aziende sotto i 20 dipendenti. Daniel Duclos, professore in un liceo parigino, ha 50 anni ed è iscritto alla Cgt: ci spiega che il governo e gli industriali vogliono arrivare a un
contratto unico, che preveda la possibilità di licenziamento per tutti i lavoratori, senza più distinzione di età e di dimensioni di impresa. "
D'altra parte - continua -
ormai i contratti intermittenti riguardano il 16% del lavoro pubblico e il 12% del privato: io ho fatto 13 anni di precariato a scuola, e ricordo che allora i tempi indeterminati ci sostenevano. Io voglio fare lo stesso con i precari di oggi: devono sentire che siamo con loro".
Antonio Sciotto
ilaria ricciotti - 18-03-2006
|
Questo è il futuro che si vuole propinare ai giovani?
E c'è chi ha il coraggio di negare, di dire che strategie di questo genere sono innovative!
Che esempi carichi di mal governo, mal democrazia e assenza assoluta di rispetto per chi è o sarà a tutti gli effetti cittadino di uno stato!
Speriamo che in Italia i giovani possano esprimere le loro potenzialità e non vengano negati nè i loro sogni nè le loro speranze per un futuro meno "usa e getta " di questo.
Con il 9 aprile si deciderà il futuro di ogni bambino e di ogni cittadino. |