Salvare la Costituzione per salvare la scuola statale
Comitato Per la scuola della Repubblica - 08-03-2006
Considerazioni preliminari per una politica scolastica
condivisa e partecipata nella prossima legislatura


1. LA PRIORITA' ASSOLUTA: SCONFIGGERE BERLUSCONI E RIPRISTINARE LA DEMOCRAZIA NEL PAESE

Ogni ipotesi di politica scolastica conforme ai principi costituzionali presuppone la cacciata del governo Berlusconi e del berlusconismo; l'esperienza di questi anni ci ha concretamente dimostrato che non solo la Casa delle Libertà è pericolosa per la sopravvivenza della democrazia del nostro Paese, ma che tutte le forme di protesta che si sono sviluppate nel Paese non hanno impedito alle destre di portare avanti il loro disegno eversivo; cacciare Berlusconi ed i suoi alleati è quindi oggi una priorità assoluta che impone a tutti i democratici il massimo impegno unitario a sostegno dell'UNIONE.
Il documento programmatico dell'UNIONE elaborato in modo verticistico è per molti aspetti, anche per le politiche formative, vago e deludente; non riflette le esigenze che i movimenti di lotta in questi anni hanno espresso e rappresenta mediazioni verticistiche e scelte non sempre accettabili ed in taluni aspetti molto ambigue; tali considerazioni non possono però in modo assoluto giustificare posizioni astensioniste.
In occasione delle prossime elezioni sarà pertanto necessario votare e far votare per l'UNIONE; ma tale impegno non può significare condivisione delle scente contenute nel programma e, tanto meno, delega ai vertici dei partiti.
Il mondo della scuola deve pertanto riproporsi come forza protagonista di un processo riformatore che deve partire dalle scuole ed elaborare proprie proposte per una politica scolastica condivisa.
Sarà pertanto necessario un approfondimento ed una chiarificazione soprattutto sull'idea di scuola che si vuole realizzare; oggi difatti possiamo tutti quanti convenire che non vogliamo la scuola della Moratti e che quindi vogliamo una politica alternativa a quella della Moratti; il NO alla Moratti è senza dubbio necessario, ma non sufficiente.

2. PRIMA DI TUTTO: ABROGAZIONE IMMEDIATA DELLE LEGGI MORATTI.

Il documento programmatico dell'UNIONE non assume in merito all'abrogazione delle leggi Moratti una posizione chiara; in questi anni di opposizione alla politica della Moratti si è viluppata nel Paese e nelle scuole una ampia mobilitazione con una chiara parola d'ordine: " abrogazione immediata delle leggi Moratti"; con questa parola d'ordine si è realizzata nelle scuole una forte resistenza che ha impedito finora una piena attuazione delle leggi Moratti; una politica scolastica alternativa a quella delle destre presuppone pertanto l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.
Tali leggi difatti non sono emendabili; esse rappresentano difatti un'idea di scuola che, coerente con l'idea di società classista delle destre, ha il compito di riprodurre la gerarchizzazione dei ruoli sociali esistenti nella società: una scuola cioè volta a mantenere e riprodurre le disuguaglianze sociali e le esclusioni; un'idea di scuola cioè che contrasta con il ruolo che la Costituzione assegna all'istruzione scolastica statale, e cioè la scuola per l'uguaglianza e la democrazia.
Non sono pertanto possibili modifiche parziali che sarebbero sempre interne e quindi subalterne, alla logica del sistema morattiano; l'orario scolastico "spezzatino", la gerarchizzazione dei ruoli all'interno del corpo docente, il forte ridimensionamento del ruolo degli organi collegiali, la canalizzazione precoce, il sistema duale (scuola per alcuni e formazione professionale per altri) ecc. sono tutte scelte che, se non saranno immediatamente abolite, non potranno consentire l'avvio di una politica alternativa; la discontinuità che si afferma nel documento presuppone l'abrogazione del "sistema" definito con le leggi Moratti.
Alcune forze politiche (Rif. Comunista, Verdi, PdCI) hanno assunto l'impegno per l'immediata abrogazione delle leggi Moratti; altre forze politiche hanno assunto posizioni non chiare, altre (come la Margherita) rifiutano la linea abrogativa; sarebbe veramente grave se al 1 settembre 2006 un Ministro dell'Unione, non essendo intervenuta l'abrogazione delle leggi Moratti, dovesse impartire istruzioni per la nomina di tutor, per il portfolio, ecc. cioè per dare applicazione alle leggi Moratti!
Finora l'impegno dei lavoratori della scuola e dei coordinamenti di genitori ed insegnanti costituiti nelle scuole hanno impedito la piena applicazione degli aspetti più devastanti della riforma Moratti ma il 1 settembre 2006 si dovranno ancora applicare le leggi Moratti?
E' necessario precisare sin da ora che al 1 di settembre del 2006 le leggi Moratti dovranno essere già abrogate; l'abrogazione non crea nessun vuoto normativo, perchè si può ripristinare la normativa vigente prima della devastante riforma Moratti; nè tornare alla normativa previgente alle devastazioni morattiane può significare "tornare indietro"; significa ripristinare il quadro normativo esistente anteriormente al governo Berlusconi con la sola eccezione della riforma dei cicli (L. n. 30/00), peraltro mai applicata; rimarrebbero pertanto vigenti le norme sull'autonomia scolastica ed il titolo V, riforme peraltro introdotte nella precedente legislatura del centro-sinistra, ma molto discutibile.
L'abrogazione immediata delle leggi Moratti significa quindi creare le condizioni necessarie per una politica riformatrice e credibile.
L'abrogazione immediata delle Leggi Moratti ha anche un significato politico e culturale che il mondo della scuola oggi attende: la scelta di una politica scolastica non diversa, ma alternativa a quella delle destre.

3. QUALE IDEA DI SCUOLA? LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE.

La politica scolastica dell'UNIONE deve caratterizzarsi per l'ampia partecipazione del mondo della scuola che in questi anni ha saputo contrastare l'applicazione delle leggi Moratti.
Il programma dell'UNIONE indica alcune scelte e precisa alcuni obiettivi; nel contempo alcune importanti realtà locali hanno formulato una proposta di legge di iniziativa popolare "per una buona scuola"; esistono quindi proposte e scelte sulle quali discutere per pervenire a soluzioni condivise e costruire tutti insieme un percorso riformatore unitario.
Qualsiasi proposta di riforma presuppone un'idea di scuola funzionale ad un'idea di società; la scuola della Moratti in tal senso è coerente con l'idea di società classista delle destre e di conseguenza non è compatibile con la funzione istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola; per questa stessa ragione nella consapevolezza dell'attualità della Costituzione l'idea di scuola che l'UNIONE deve realizzare non può che essere la scuola della Costituzione.
La Costituzione difatti fissa i principi fondamentali di un sistema scolastico volto a realizzare lo sviluppo democratico del Paese; la scuola della Costituzione non è quindi un servizio individuale, ma nemmeno un servizio sociale; la scuola della Costituzione è un'istituzione statale essenziale per la democrazia del nostro Paese; di conseguenza la Costituzione afferma i seguenti principi:
a) L'istruzione scolastica è una funzione statale che lo Stato deve svolgere direttamente e non può affidare ad altri; lo Stato deve quindi non solo dettare le norme generali per l'istruzione scolastica che tutti (anche i privati) devono osservare, ma deve istituire scuole statali per ogni ordine e grado (art. 33Cost.).
b) Istruzione scolastica e formazione professionale hanno compiti e funzioni diverse; l'istruzione scolastica è un compito essenziale dello Stato, la formazione professionale è di competenza delle Regioni ( art. 33 e 117 Cost. )
c) L'istruzione non statale (privata o di Enti pubblici) è libera, ma ha una funzione aggiuntiva rispetto a quella statale e non deve comportare "oneri per lo Stato" ( Art. 33 Cost.); sono pertanto in contrasto con la Costituzione sia l'idea di un Sistema scolastico Nazionale, comprensivo di scuole statali e scuole non statali sia qualsiasi forma di finanziamento pubblico a favore dell'istruzione statale.
d) Pluralismo e libertà di insegnamento: la scuola statale non deve essere una scuola governativa; deve essere la scuola di tutti e per tutti e quindi una scuola pluralista e governata, a tutti i livelli, da organismi democratici senza alcuna forma di gerarchizzazione interna, con riferimento anche alla necessità di riconsiderare la figura e funzioni del dirigente scolastico.. Ed in modo autonomo dagli esecutivi sia nazionali sia regionali e locali ( art. 33 Cost.)
e) Laicità effettiva della scuola in coerenza con il principio supremo della laicità dello Stato. Il sistema scolastico statale non solo deve garantire la piena libertà di insegnamento ed il pluralismo culturale, ma deve di conseguenza precludere ogni forma di commistione nella scuola tra attività e strutture didattiche e comportamenti e/o funzioni religiose; in questo contesto non è condivisibile la recente pronuncia del Consiglio di Stato che riconduce il Crocifisso, simbolo del cristianesimo al principio di laicità. e tutte le altre scelte volte a favorire l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali.( art. 33 Cost. )
f) Obbligo scolastico che per lo sviluppo democratico del Paese deve essere gratuito e gradualmente elevato fino a 18 anni e per la sua funzione egualitaria deve essere adempiuto in un sistema scolastico, ma unitario sia pure con indirizzi differenziati. ( art. 34 Cost. )
g) Effettività del diritto allo studio in modo da consentire a tutti l'effettivo possibilità di accedere ai più alti livelli di istruzione, eliminando in primo luogo le cause della dispersione scolastica. ( Artt. 33 e 34 Cost.)
L 'Associazione " Per la scuola della Repubblica " si propone attraverso un ampio confronto di approfondire i principi prima indicati e valutare quindi le proposte programmatiche dell'UNIONE per dare il proprio contributo ad avviare unitariamente e con un pieno coinvolgimento del mondo della scuola il processo di riforma della prossima legislatura.

4 SALVARE LA COSTITUZIONE PER SALVARE LA SCUOLA STATALE

Il sistema scolastico statale non solo rischia di essere devastato dalle leggi Moratti, ma rischia di scomparire se la recente riforma costituzionale con la devolution anche in materia scolastica , approvata dalle destre, non sarà respinta con il referendum costituzionale del prossimo giugno
Purtroppo la precedente legislatura di centro sinistra in una logica di scuola come servizio sociale con la legge di parità, con una concezione aziendalistica dell'autonomia ed infine con la riforma del titolo V della Costituzione ha aperto un varco culturale ed istituzionale moto pericoloso per la sopravvivenza del sistema scolastico statale; peraltro il programma dell'UNIONE, sotto questo profilo, non può essere condiviso perché ripropone la scelta incostituzionale di un sistema scolastico nazionale comprensivo di scuole statali e non statali ( come se fossero fungibili le une alle altre ) e quindi alternativo al sistema scolastico statale previsto dall'art. 33 Cost.; si tratta di una scelta inaccettabile anche perché indebolisce, anche sotto il profilo culturale, il forte impegno che il mondo della scuola deve realizzare per la difesa della Costituzione
La riforma costituzionale approvata dalle destre non solo con la devolution in materia scolastica segna la fine del sistema scolastico statale e della sua funzione istituzionale, ma con il premierato introduce una forma autoritaria di governo del Paese assolutamente incompatibile con i principi di pluralismo e di partecipazione democratica che sono indispensabili per una scuola di tutti e per tutti.
Il mondo della scuola deve quindi impegnarsi non solo a votare e far votare NO nel referendum costituzionale del prossimo giugno, ma deve svolgere un ruolo attivo per la difesa della Costituzione e dell'assetto democratico del nostro Paese; per salvare la scuola statale oggi dobbiamo anzitutto salvare la Costituzione.

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