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In ricordo di don Giussani
Gianni Mereghetti - 22-02-2006
Un anno fa' don Luigi Giussani ci lasciava per andare là dove si compie il destino di ogni uomo, oggi che le cose stiano così è più certo, e lo si deve alla ricchezza di vita che dalla sua morte è fluita in continuità con quella che ha generato durante la sua esistenza terrena. E' questo l'aspetto impressionante della ricorrenza che celebriamo in questi giorni, che non si ricorda solo quanto don Giussani ha fatto fino al 22 febbraio 2005, ma anche la novità di vita che da lui è cresciuta da quel momento in tutto questo anno, dove la sua mancanza è stata una misteriosa e significativa presenza. Già lo scorso anno risultò evidente che il suo funerale fosse un evento di vita, tanto più oggi che ciò che lui aveva generato non si è fermato quel giorno, ma è continuato con una ricchezza e profondità sorprendenti. Persone colpite dalla sua umanità, l'educazione sempre più al centro della società, fatti di unità imprevedibili, sono questi alcuni dei segni che don Giussani continua a porre dentro il mondo, tanto che oggi seguirlo è attaccarsi a coloro che lui ha prediletto e predilige secondo "una sapienza che (il Cielo ne sia lodato!) non è la nostra"


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 Gianni Mereghetti    - 23-02-2006
Caro don Gius,

nell’anniversario della tua morte mi rivolgo a te, che ora vedi pienamente ciò cui ha dato, attimo dopo attimo, tutte le tue energie, perché sostenga una delle mosse più significative che da te è venuta, la ripresa dell’educazione come avvenimento che c’entra con il desiderio ultimo dell’uomo. In una società in cui tutto rischiava e rischia di diventare omologazione da te abbiamo imparato che è l’educazione ciò di cui ha bisogno ogni essere umano, l’educazione come risposta alla domanda di felicità che una persona porta. Ricordo ancora ad un Convegno del 1977 a Viterbo, quando a noi insegnanti, che ti chiedevamo che cosa potessimo fare di fronte al clima ideologico che stava devastando la scuola, tu rispondesti: “la domanda con cui uno entra in classe ogni mattina non è né che cosa devo fare né come devo essere, ma “chi sono io?””. Fu l’apertura della questione seria dell’educazione, che ci sia un “io” impegnato con la vita ed il suo senso, che ci sia un”io” con uno sguardo appassionato alla realtà intera. Tu con la tua vita ci hai accompagnato su questa strada, facendoci scoprire passo dopo passo il fascino dell’educazione, la sua pertinenza alla domanda della vita in una cultura che ha tentato di ridurla a palestra di apprendimento di idee o di norme morali. In questo anno, in cui abbiamo sentito la tua mancanza, il grande dono che ci hai fatto è stato un movimento di educazione. Con grande stupore abbiamo visto persone di tutti i tipi, di culture diverse, di varie religioni, percepire l’urgenza dell’educazione e mettersi insieme a partire dal tuo insegnamento, quello che ha generato un popolo e di cui “Il Rischio Educativo” rappresenta la sintesi più geniale. Oggi nell’anniversario della tua morte ti chiedo di sostenere questo movimento dell’educazione, così che sempre di più sia dentro la società italiana un segno di speranza, la speranza che il desiderio dell’uomo incontri uno sguardo di simpatia totale e con esso quella compagnia in cui crescere nella direzione della sua soddisfazione.