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Italiani brava gente
Sergio Muzzupappa - 18-02-2006
È questo uno dei falsi miti della storia d'Italia del Novecento cui da anni si sta dedicando la storiografia più impegnata del nostro paese con risultati spesso degni di attenzione. C'è ancora bisogno però di scardinare il senso di recuperata onestà degli "italiani dabbene" alla luce del loro provocare, anticipare o partecipare a pieno titolo a tutte le aberrazioni che il secolo trascorso ci restituisce, dalla spietata aggressività imperialista primonovecentesca, dalla forte spinta verso i due conflitti mondiali sino al Kosovo e ai conflitti attuali.
In questo indirizzo di ricerca è oggi disponibile sul tema del razzismo fascista l'ampio volume Giovanni Preziosi e la questione della razza in Italia, appena pubblicato da Rubbettino a cura di Luigi Parente, Fabio Gentile e Rosa Maria Grillo.
Si tratta degli atti dell'omonimo Convegno di studi svoltosi tra Avellino e Torella dei Lombardi, luogo di nascita di Preziosi, tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2000 su iniziativa dell'Osservatorio politico-sindacale "Gaetano Vardaro" di Avellino, portato avanti dalla tenacia anticonformista di Francesco Saverio Festa, con la partecipazione dell'Università degli studi di Salerno.
Ebbene il libro su Giovanni Preziosi ci consente di interrompere immediatamente il falso mito creato intorno al razzismo e all'antiebraismo fascista, che, come ben argomenta nell'introduzione Luigi Parente, nella sua considerazione "spiritualista" assume una posizione tutta sua rispetto a quella "biologico-materialistica" tedesca. È intanto ancora senso comune che la persecuzione degli ebrei in Italia sia una semplice conseguenza del progetto Hitleriano; senso comune creato e alimentato dagli studi di Renzo De Felice e traslato di pari passo nelle maggiori opere internazionali di sintesi sul nazifascismo in Europa, basti vedere il lavoro di George Mosse.
I documentati saggi di Maria Teresa Pichetto, Simone Pettirossi, Luigi Ganapini e Francesco Germinario contenuti nel volume di quattrocento pagine, ci danno prima di tutto una lettura piena del percorso intellettuale e politico di Preziosi, classe 1881, che dopo la licenza in teologia sarà ordinato sacerdote nel 1904 per lasciare poi la vita ecclesiastica nel '13. Sarà il suo profondo antisocialismo a vederlo intanto già impegnato dal 1902 nella fondazione dei gruppi democratici cristiani. Convinto nazionalista, dal 1915 porterà avanti teorie sempre più antidemocratiche, così che il passaggio al fascismo avverrà nel maggio 1920. Il sistematico sviluppo delle teorie razziali di cui si farà portatore con la fondazione del periodico «La vita italiana», lo porteranno infine - dopo oltre un ventennio di elaborazione del pensiero antiebraico - nel marzo 1944 alla direzione dell'Ispettorato generale razza e demografia della Rsi, in seguito Ispettorato generale per la razza. Alla sconfitta del nazifascismo la logica soluzione della sua vita sarà il suicidio consumato a Milano il 27 aprile '45 insieme alla moglie Valeria.
Altri saggi, tra cui quelli di Fabio Gentile e Alberto Cavaglion, insieme all'introduzione di Luigi Parente, affrontano invece criticamente il pensiero di Preziosi nel contesto del razzismo italiano alla luce degli atteggiamenti riduzionisti dell'attuale storiografia.
In conclusione, va detto che tra gli obiettivi del Convegno c'è inoltre il confronto diretto col pensiero revisionista e con le attuali teorie della destra sull'evento fascismo. A tale scopo si presentano gli interventi del revisionista Aldo A. Mola e del teorico della destra Giano Accame. Poco convincenti ma soprattutto difficili da leggere e digerire, sono le teorie giustificazioniste del primo che equiparano le vittime del razzismo italiano a quelle della Resistenza; così come le teorie del secondo che vogliono un antisemitismo italiano non razzista e conseguenza di una lunga tradizione europea che farebbe capo tra gli altri a Marx e perfino a Shakespeare!

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