breve di cronaca
Dispersione scolastica una Puglia da vergogna
Repubblica Bari - 13-02-2006
Nel 2004 gli abbandoni sono stati 40mila, un dato che dovrebbe far riflettere e constatare il fallimento della scuola in Italia

Nella più assordante indifferenza dell´opinione pubblica, l´Ufficio scolastico regionale ha "annunciato al mondo" che sono oltre quarantamila gli abbandoni scolastici in Puglia, monitorati nel 2004: un´intera città come Molfetta o Altamura o Bitonto accecata dai circuiti scolastici della cultura e della conoscenza e quindi da ogni possibilità di autonomia personale, umana, sociale, lavorativa, professionale e di benessere. Parallelamente i procuratori di tutti i tribunali di Puglia segnalano con allarme il debordante fenomeno dell´arruolamento dei minori da parte delle cosche malavitose nelle attività delinquenziali a tutti i livelli. I due fenomeni sono organicamente correlati e segnalano, con tutta evidenza e per la parte rilevante di propria responsabilità, il fallimento plateale dell´istituzione scolastica italiana.

La scuola italiana, impiccata e bloccata ad una feroce dittatura del più vetusto intellettualismo e accademismo formale, è in sostanza, a parte la sempre pur possibile gioia formativa di alcuni docenti, meravigliosi a prescindere, una scuola della immobilità e della fissità. Nella scuola italiana a parte qualche lodevole eccezione nella scuola materna e nella scuola elementare, ancora libere delle rigide discipline quasi sempre non comunicanti tra loro, che imperversano in tutti i tipi di scuola, la prospettiva di vita e di lavoro di ogni sacrosanta giornata scolastica è che ragazzi e ragazze, nell´età delle esplosioni vitali e delle pulsioni esistenziali, entrino, alle ore 8 in un´aula generalmente angusta e squallida, per star fermi fino alle ore 13 di tutti i santi giorni a subire il rito ossessivo dell´avvicendarsi di estenuati docenti che, simili a vere e proprie ombre cinesi, parlano di argomenti da loro imposti, mentre per gli studenti, in sostanza, corre solo l´obbligo di ascoltare.

Fatte sempre le dovute e miracolose eccezioni, la scuola italiana è una scuola della fissità, dell´immobilismo, della passività: un´assurdità nella vita concreta dei ragazzi e delle ragazze in carne ed ossa che sentono pulsare la vita e gli ardori adolescenziali dentro di loro e che chiedono con urgenza di essere aiutati a crescere, a trovarsi e a ritrovarsi con sé stessi, con gli altri e in mezzo agli altri. Questa scuola dell´immobilismo, della fissità, della passività, semplicemente capace di registrare ed esaltare le differenze personali, famigliari e di ceto di quanti la attraversano, che spreca e non valorizza immensi depositi di intelligenza e di vitalità, va distrutta e gettata nel cestino della storia, per essere sostituita da una scuola delle attività, del movimento, dei percorsi progettuali dei singoli, dei gruppi, delle comunità, va sostituita da una scuola dei lavori, intellettuali ed operativi, dei lavori manipolativi, professionali, per sfociare in veri e propri lavori economici legati a vere e proprie forme di salario scolastico, va sostituita da una scuola che imposti e realizzi, in maniera armonica, la formazione del cittadino faber, creatore della sua autonomia esistenziale.

La scuola, per essere concreta ed efficace e per realizzare con pienezza la sua funzione di formazione autonoma ed equilibrata delle nuove generazioni, deve porre al centro di ogni percorso formativo la pedagogia e la didattica del lavoro con le sue necessità di ricerca intellettuale, scientifica, tecnica, organizzativa, relazionale, emozionale, creativa. Per essere efficace ed attraente, nella sua azione formativa, la scuola non può essere un luogo ed un percorso di separazione dalla vita reale dei singoli e delle comunità, ma deve essere il meglio, sotto il profilo delle strutture e dei percorsi operativi, da offrire alle nuove generazioni perché costruiscano la loro vita presente e futura.

FRANCESCO TANZI
(dirigente scolastico dell´Istituto alberghiero "Perotti")
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