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Lo scontro tra due civiltà che si sentono deboli
Liberazione - 04-02-2006
La libertà di stampa, e di opinione, va sempre difesa. Raramente si accompagna alla libertà di informazione (cioè la libertà non di informare, ma di essere informati) anzi quasi mai. La libertà di essere informati è ancora una chimera. La libertà di stampa comunque è la più grande conquista della civiltà occidentale moderna. Si è sviluppata soprattutto nel Novecento. In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, più che in altri. Da noi per esempio questa libertà è stata affermata solo con la Costituzione del 1948 e non è ancora pienamente realizzata.
La campagna lanciata da settori integralisti islamici contro i giornali che hanno pubblicato vignette di offesa all'Islam e a Maometto è una campagna che punta a mettere in discussione la libertà di stampa. Bisogna opporsi.

Poi dobbiamo anche chiederci: questa vicenda delle vignette anti-islamiche e della reazione furiosa di pezzi di mondo islamico, e di mondo arabo, riguarda solo la questione della libertà di stampa, oppure ha qualcosa a che vedere con i rapporti ormai infuocati tra mondo arabo e occidente, e va letta dentro lo scontro di civiltà - voluto, o temuto, o favorito, o provocato, o auspicato - che dal 2001 è il fantasma della politica mondiale, e tutti i giorni sfiora il nostro pensiero, la nostra politica, le nostre discussioni, le nostre vite?

Penso che la vicenda delle vignette, nella sua paradossalità, c'entri molto con lo scontro di civiltà. E' indubbio che nelle vignette pubblicate in Danimarca, poi in Norvegia e ora in mezza Europa, ci fossero elementi di insulto verso il profeta dell'Islam. Quei disegni, un po' goffi, suonavano - e suonano - come fortemente offensivi per la sensibilità religiosa di quel mondo. C'è in quelle vignette un significato e, credo, una intenzione razzista. Per la sensibilità della cultura islamica, disegnare il profeta come un terrorista è una grandissima offesa. Come, per la cultura cattolica è la bestemmia. Ve lo immaginate un giornale italiano - non satirico - che pubblichi, magari in prima pagina, un titolo che contiene una bestemmia? Un insulto a Dio, o alla Madonna, o a Gesù? Non è mai successo. Non mi sembra neppure di ricordare vignette con l'immagine di Cristo associata a quella delle brigate rosse. E sulla nostra stampa è molto rara persino la presa in giro dei sacerdoti o del papa, che pure ha un impatto molto minore sulla sensibilità religiosa (una volta che sul nostro giornale abbiamo preso in giro, con delle immagini di scherno, il papa cattolico, si sono aperte polemiche accese, anche al nostro interno, e un sito internet è stato, per questo motivo, chiuso dalla autorità costituita).
Ciò che è angosciante, in questa crisi delle vignette, è esattamente la definizione di questa crisi: è angosciante che possa esistere una crisi delle vignette. Cioè che su una cialtronata un po' volgare possa aprirsi uno scontro così forte, nel quale i contendenti pongono in modo drammatico e formale la propria questione di identità. Il mondo arabo scatta indignato perché sente offesa la sua dignità e la sua identità islamica. L'Europa reagisce a difesa della propria identità, e cioè l'insindacabilità della stampa e la definizione di libertà di stampa come libertà infinita e senza tutori.
Questa enorme sproporzione tra i fatti e le reazioni dimostra che ormai lo scontro di civiltà è sfuggito di mano. Incattivito dalla guerra, dalla questione mediorientale, dalle grandi difficoltà politiche e militari degli Stati Uniti, dall'incapacità dell'Europa di svolgere una sua politica estera e di esprimere un suo punto di vista. E incattivito, naturalmente, dall'ascesa dei fondamentalismi islamici, che indeboliscono in modo devastante la forza politica e culturale di quella civiltà.
Lo scontro avviene tra due civiltà sempre più deboli. Così deboli da rischiare di finire seppellite da uno stupido disegno ironico. E' uno scontro pericolosissimo.

Piero Sansonetti
3 febbraio 2006


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