tam tam |  espressioni  |
L'urna del Cardinale
l'Unità - 27-01-2006

Potremmo cominciare raccontandoci la solita favola rassicurante, poiché noi, di sinistra, non soltanto siamo tolleranti, ma riconosciamo (ci mancherebbe altro) alla Chiesa e, in effetti, a chiunque, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico. In particolare, riteniamo che durante la campagna elettorale, quando si valuta quello che un governo ha fatto e si soppesa quello che l'opposizione propone di fare, più voci si sentono, con le loro valutazioni e le loro indicazioni meglio è.

Circolano informazioni, si istruiscono i cittadini, i partecipanti diventano meglio informati. Dunque, serve anche la voce del cardinale Ruini che esprime le posizioni della Conferenza Episcopale italiana. Quella voce la sentiamo (che non è, naturalmente, la stessa cosa che «la ascoltiamo») oramai molto di frequente, persino sulle intercettazioni, non propriamente un argomento ecclesiastico sul quale misurare il tasso di fede. Tuttavia, sentire/ascoltare non può in nessun modo significare che condividiamo quello che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana dice.

Vorremmo, comunque, che Ruini parlasse chiaro e forte, senza sotterfugi, senza i soliti messaggi che fanno leva su alcune tematiche, in maniera apparentemente asettica, richiamandosi a valori, per dare indicazioni di voto o, meglio, indicazioni di non voto. Insomma, Ruini ha detto per chi non bisogna votare, e lo ha detto in maniera trasversale, ovvero obliqua facendo leva su una concezione ristretta e parrocchiale, della famiglia e controversa della vita.

Scendendo sul suo campo, sarebbe facile rilevare che il messaggio di Ruini è «esclusivo», vale a dire che tende ad escludere alcuni partiti e alcuni schieramenti dall'orizzonte di voto dei cattolici. Nessuna sorpresa e, incidentalmente, nessuna interferenza: sono le opinioni di un attore, per quanto non proprio come gli altri perché, in una certa misura, è un attore più potente, non alieno dallo schierarsi. Insisto: sarebbe preferibile che si schierasse apertamente. Le cifre e i dati relativi a come la famiglia viene protetta e viene aiutata sono disponibili ed è lecito fare notare che, non tanto paradossalmente, è nelle regioni rosse (comuniste, on. Berlusconi) che i servizi alle famiglie sono più abbondanti, meglio finanziati, più efficaci.

Naturalmente, Ruini dovrebbe anche sapere che le famiglie cattoliche sono, in questo Paese, una minoranza. Quanto alla vita, forse, si culla in una errata interpretazione dell'esito del referendum sulla procreazione assistita. Se voleva contare davvero i suoi sostenitori e cantare legittimamente vittoria avrebbe, in effetti, dovuto invitare i cattolici e le loro famiglie non a disertare le urne, ma ad andare a votare e a contarsi.

Una volta protette e promosse le famiglie cattoliche (non aggiungerò «esclusivamente» cattoliche) da una legislazione speciale, poiché è questo che Ruini sta chiedendo, certo di avere una audience attentissima e schieratissima nel centrodestra (e, temo, anche in alcuni settori del centrosinistra), anche se in contraddizione non soltanto con i suoi comportamenti, ma persino con i suoi stanziamenti, ne verrebbe migliorata la qualità della vita di tutte le famiglie italiane? Oppure Ruini è interessato soltanto a quel nucleo, sicuramente duro, del cattolicesimo italiano? Ruini insiste in una visione assolutamente particolaristica del suo messaggio. Non c'è ecumenismo e, se posso permettermi, scendendo (in)trepidamente sul suo terreno, non c'è carità in questa visione angusta.

Sento di tanto in tanto raccomandazioni a non criticare la Chiesa e le sue indicazioni poiché, secondo queste raccomandazioni, la Chiesa si muoverebbe in un'altra orbita, del tutto spirituale. Purtroppo, non è affatto così. La Chiesa, in maniera addirittura accentuata con il nuovo Papa, ha deciso di muoversi esplicitamente dentro l'orbita della politica. Non ricerca affatto dialogo e dialoganti. Lanci messaggi di sostegno ad alcuni e di distacco critico ad altri. Quanto al centrosinistra italiano ha un dovere politico chiaro e semplice. Deve formulare politiche inclusive che diano risposte concrete e efficaci ai problemi, ai bisogni e alle preferenze di tutta la cittadinanza, senza discriminazioni e senza privilegi. Grazie a risposte che funzionano ciascuno potrà, poi, scegliere come vivere la sua vita. I laici non danno certezze e non impongono comportamenti. Offrono scelte meditate e garantiscono opportunità. È un linguaggio che le religioni e i loro rappresentanti raramente capiscono, ma è il linguaggio di una politica moderna che si cura dei diritti di tutta la cittadinanza.

Gianfranco Pasquino
  discussione chiusa  condividi pdf