breve di cronaca
Quando non si conosce il Concordato...
Dedalus - 24-01-2006
Continua il dibattito sulla valutazione della religione cattolica nella scuola pubblica italiana. Com'è noto una circolare ministeriale, la n.84 del 10 novembre 2005, ha inserito nel corpo stesso del documento di valutazione degli alunni la valutazione dell'IRC e delle attività alternative che prima avveniva su scheda a parte. In un precedente articolo abbiamo già riassunto la posizione di Scuolaoggi su questa questione e ad esso rinviamo (vedi "Il vero problema non è il documento di valutazione, è il Concordato!").

Veniamo ora a conoscenza dell'iniziativa presa da Retescuole per opporsi a questo tipo di valutazione. Un autorevole esponente di questo movimento dichiara a Repubblica Milano del 22.1.2006 che "Il Concordato del 1984 prevede che il giudizio sull'insegnamento della religione sia a parte per tutelare i bambini da ogni discriminazione. Non solo, le due ore da facoltative che erano ora sono parte delle 27 ore obbligatorie. Ci auguriamo che le famiglie accolgano l'appello rifiutandosi di firmare le pagelle e magari facendo ricorso".

Bene, occorre dire che questo non corrisponde al vero. Basta andare a rileggersi l'accordo per la revisione del Concordato lateranense fra la Santa Sede e la Repubblica Italiana del 18 febbraio 1984 per notare che non si trova nel testo un solo accenno alle modalità di valutazione dell'IRC. L'art.9, comma 2, recita semmai:
"La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento. All'atto dell'iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione" .

Il fatto che la valutazione dell'IRC e delle attività alternative deve avvenire a parte, come ha sottolineato la stessa Flc Cgil, è stabilito piuttosto da un articolo del Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione).
L'art.309 del Capo III - Insegnamento della religione cattolica e diritti delle altri confessioni religiose - al comma 4 dice infatti testualmente:
"Per l'insegnamento della religione cattolica, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, per gli alunni che di esso si sono avvalsi, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l'interesse con il quale l'alunno segue l'insegnamento e il profitto che ne ritrae."

Da questo articolo, che non risulta essere stato mai abrogato, risulta che la valutazione dell'IRC viene fatta a parte, vale a dire all'interno di "una speciale nota" che viene consegnata ai genitori "unitamente alla scheda". In maniera quindi senz'altro distinta, se non del tutto separata dal documento stesso. E infatti era lo stesso Ministero, negli anni passati, a fornire alle scuole apposita scheda di valutazione dell'IRC, a latere, da consegnare alle famiglie insieme al documento stesso.

Non solo: le due ore di religione non sono mai state "facoltative". Facoltativa, secondo il dettato del Concordato, è la scelta delle famiglie, che decidono se avvalersene o meno. Le ore di religione cattolica sono sempre state ben incardinate dentro l'orario scolastico, obbligatorio, degli studenti delle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.
E infatti secondo la Circolare n.84/2005 rientrano, con un curioso quanto ardito accostamento linguistico, nelle attività "obbligatorie-opzionali" (l'opzione riguarda la scelta se avvalersi dell'IRC o delle attività alternative, ma l'una o l'altra materia sono comunque obbligatorie, inserite nell'orario base).

Questo è il motivo che ci ha fatto (e ci fa) dire che il vero problema, in questo caso, non è la Circolare della Moratti, ma il Concordato stesso. E' questo accordo semmai che deve essere rivisto, in quanto non più attuale e rispondente ai bisogni di una moderna società multietnica e di uno stato laico e aconfessionale.
Perché allora gli amici di Retescuole, invece di fornire informazioni imprecise, non affrontano questo nodo, ben più di sostanza?

Dedalus

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