Autonomia docente
Daniela Notarbartolo - 02-05-2002
LE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
PER LA DEFINIZIONE DELLO STATO GIURIDICO, DELLA FORMAZIONE IN SERVIZIO E DELLA CARRIERA DOCENTE

NORMATIVA E PARTNERSHIP NELLA FORMAZIONE

Alcune novità in merito al ruolo del centro e delle associazioni nella Direttiva 143 sulla formazione, del novembre 2001:

“Le azioni di formazione saranno realizzate sulla base delle nuove relazioni tra i diversi soggetti istituzionali, responsabili della formazione, nell'ottica dell'autonomia funzionale e del decentramento istituzionale. In tale contesto l'intervento dell'amministrazione centrale è sostanzialmente finalizzato ad azioni nazionali di regia, coordinamento, studio, ricerca e diffusione di nuove tipologie formative, formazione permanente ed a distanza, monitoraggi e valutazione, nonché ad azioni di sussidiarietà e di implementazione nei confronti di progetti pilota promossi a livello periferico.” (art. 1 comma 1)
L’affermazione che il centro svolge azione di regia è importante per garantire omogeneità ai diversi interventi formativi, ma l’accento è posto ormai sulla molteplicità di offerte, non solo all’interno dell’Amministrazione. Infatti:
“I percorsi formativi, caratterizzati da elementi di flessibilità e di personalizzazione, saranno finalizzati al completamento della preparazione, alla migliore partecipazione alla vita della scuola e all'ottimale gestione della carriera professionale. Essi saranno realizzati valorizzando le diverse funzioni, responsabilità, competenze scientifiche e disciplinari presenti sul territorio. Si svilupperanno le collaborazioni con istituzioni universitarie e associazioni disciplinari e professionali di docenti, al fine di promuovere percorsi formativi integrati che utilizzino le più moderne tecnologie e modelli sperimentali di apprendimento in rete.” (comma 2 art 3 sulla formazione in ingresso).
L’importanza di questo secondo comma, che precisa le modalità di formazione in ingresso per le 62.000 immissioni in ruolo, è che il cd. anno di straordinariato è stato finora gestito esclusivamente dal centro (Provveditorati che solitamente coinvolgono alcune scuole). Qui si fa esplicito riferimento, come possibilità di valorizzare il territorio, alle associazioni e alle università, anch’esse incluse per la prima volta come soggetto di questo tipo di percorso formativo.

Come associazione, a Diesse preme non solo segnalare la novità, ma fornire alcune osservazioni in sostegno di un tipo di aggregazione, appunto l’associazione professionale, che in Italia non ha avuto, come in altre parti d’Europa e del mondo, la stessa centralità, probabilmente per la deleteria sindacalizzazione del nostro “comparto scuola”.

LE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI COME FATTORE DI PROFESSIONALITA’

Le associazioni professionali rivestono un’importanza fondamentale nella formazione e nella specifica attività docente non solo per incrementarne l'identità culturale, ma pure per supportarne la professionalità (Dutto p. 41):

1. SOCIALIZZAZIONE
Innanzitutto costituiscono reti di insegnanti non virtuali ed anzi stabili, articolate in gruppi di lavoro, di ricerca e di formazione, dotate di strumenti interni (quali pubblicazioni e riviste). L’importanza di questo aspetto è notevole : infatti, fra le priorità segnalate dalla Direttiva 143 al comma 2 dell’art. 1 si legge: “L'intera area comprende … gli interventi volti a socializzare le esperienze professionali o a presentare alle componenti professionali interessate i contenuti dei processi innovativi, legislativi e regolamentari, gli interventi di comunicazione professionale (comunicazione telematica, riviste di carattere professionale), … .” E’ noto che uno degli aspetti problematici della socializzazione delle esperienze sono le scarse occasioni associative e di confronto tra colleghi oltre al solo canale programmatico, il collegio docenti e le sue articolazioni interne come consigli di classe e dipartimenti di materia, socializzazione che è invece uno degli strumenti della nuova professionalità. Inoltre, un’associazione professionale che documenta la propria attività (atti di convegni, materiale per corsi di formazione, pubblicazioni) contribuisce a far circolare i processi innovativi e le azioni formative. Del resto, l'idea professionale del docente è un'idea per sua natura non autoreferenziale ma sociale e comunitaria.

2. ARRICCHIMENTO DEI PROFILI PROFESSIONALI
Il docente “esperto”, la cui qualificazione è base della differenziazione dei ruoli e della “carriera” docente, è uno dei profili più interessanti del processo di riforma in atto: la stessa direttiva 143 dichiara fra i fini dell’amministrazione quello di “arricchire i profili professionali del personale stesso in relazione ai processi di innovazione del sistema scolastico” (art. 2 comma 1 a). La recente riforma arricchisce l’idea del docente-tecnico fornito di competenze teorico-pedagogiche (v. concorsone Berlinguer) valorizzando la professionalità e l’azione docente, in aula e nelle situazioni reali legate alla sua specifica funzione di educatore. Le associazioni nascono per questo, come supporto all’azione docente, occasione di confronto e progettualità condivisa.
In questo senso è realistico pensare che le associazioni professionali possano offrire partnership a università e istituzioni. In un certo senso sono più vicine al clima delle scuole e al "sapere pratico", cioè le competenze che nascono dalle scuole, di cui parla Dutto. La stessa Università non sempre ha modo di elaborare al proprio interno quelle disposizioni utili alla formazione pratico-teorica dei nuovi insegnanti, della quale si assume per intero invece la parte disciplinare e teorica. Già da due anni ricorre al supporto delle scuole nelle quali colloca i tirocinanti, usufruendo delle competenze pratiche e riflessive di “docenti accoglienti” disposti a trasmetterle alle giovani generazioni; ricorre anche alle specifiche attitudini del “docente supervisore” mediatore fra teoria appresa e pratica d’aula, fra livello dell’accademia e esigenze delle scuole, e viceversa. I singoli docenti, come l’esperienza di questi due anni dimostra, sono slegati da un contesto riflessivo stabile, mentre le associazioni possono fornire una partnership di competenze pratiche ma non inconsapevoli ai nuovi insegnanti in formazione iniziale.
Il docente “esperto” non può provenire solo dall’Università, in quanto alcune specializzazioni si acquistano sul campo esercitando mansioni e riflettendo sulle stesse: del resto sono titoli riconosciuti (per es. nei concorsi per supervisore del tirocinio) attività di coordinamento di progetti a scuola, ruoli specifici ricoperti (come funzioni obiettivo etc.), partecipazione a sperimentazioni didattiche. In questo senso le associazioni forniscono altre modalità per maturare qualificazioni avanzate, che nascono al loro interno: fare ricerca e produrre strumenti (riviste, materiali didattici, teorici e pratici), progettare attività di formazione ed essere formatore, coordinare attività associative o disciplinari come gruppi di studio, organizzare o relazionare in convegni o manifestazioni pubbliche, collaborare a siti, programmi in rete, forum, tenere contatti con altri enti o con l’amministrazione centrale, svolgere consulenza o partnership.

PER LA FORMAZIONE IN SERVIZIO DEL DOCENTE

3. CARRIERA E DIFFERENZIAZIONE DEI RUOLI
La carriera docente assume in questa formulazione una maggiore gamma di possibilità: non si può non constatare che perché l’intervento a favore della professionalizzazione del corpo docente riesca è necessario pensare una molteplicità di occasioni di cui i docenti possano fruire per la loro crescita professionale. La gamma deve consentire una flessibilità, che non pare lo stesso documento Bertagna contempli. Scrive Bertagna a proposito della carriera docente: “Dopo una certa anzianità di servizio a tempo indeterminato (8 anni), un docente può accedere alla formazione universitaria sempre giocata sul circuito teoria, tecnica e pratica per diventare, ad esempio, figura di sistema o di staff (responsabili di progetti speciali di istituto, documentalisti ecc.: 30 crediti); docente aggregato (60 crediti; il docente aggregato, chi non vuole abbandonare l’insegnamento ma vuole far carriera nell’insegnamento, potrebbe confluire in un albo che consente la chiamata diretta da parte delle scuole autonome); direttore della progettazione dei piani di studio di istituto (90 crediti); dirigente scolastico di rete (120 crediti).
Nella carriera dei docenti, inoltre, dovrà essere prevista anche una significativa valorizzazione dei titoli universitari (curricula individuali molto ricchi, altre lauree specialistiche, dottorati, altre esperienze formali di ricerca attraverso contratti e borse), ottenuti senza dover mirare per forza a figure e posti previsti dall’organigramma organizzativo della scuola.”
E’ del tutto condivisibile la valorizzazione dei titoli provenienti dall’Università, a patto che questa rivolga il suo interesse anche a specifiche esigenze della scuola, per esempio prevedendo corsi di aggiornamento appositi rivolti ai docenti, organizzati in collaborazione con il mondo della scuola. Altrimenti la proposta Bertagna rischia di mortificare nuovamente la specificità della scuola stessa. Egli individua ancora due sole possibilità, quella “organizzativa” e quelle “di ricerca”, senza prevedere un modo per implementare la reale natura della professione, che è pur sempre quella della relazione educativa che passa attraverso la didattica, o per valorizzare il “mondo sommerso” della già ricchissima capacità dei docenti di inventare occasioni e strumenti di innovazione nella pratica d’aula, che attende solo di essere portata allo scoperto e di trovare canali adeguati per la propria reale utilizzazione. Tra l’altro tale campo propone obiettivi condivisili e desiderabili almeno per una parte dei docenti oggi: in questo campo sono le associazioni professionali in prima linea, a fronte di un diffuso individualismo e di una solitudine, che colpisce la maggioranza dei docenti più creativi, che non permette la diffusione della pur ricca massa di idee.
E’ giusto prevedere dunque una gamma ampia di possibilità di incrementare la professionalità docente, con compiti che vanno dal livello organizzativo nella scuola (collaboratore del preside, funzione obiettivo, gestione di progetti di istituto, partecipazione e coordinamento di commissioni, stesura POF, ricerca e produzione materiali come fogli d'appoggio, fascicoli bibliografici etc., tenuta documentazione di attività, partecipazione a progetti ministeriali o di rete, …), alla didattica in aula (progetti realizzati in classe, percorsi intrerdisciplinari, uso di strumenti innovativi, produzione di materiali didattici come schemi e schede di lavoro, verifiche, mostre, …); dalla ricerca autonoma e l’autoaggiornamento, previsto già dalla direttiva 210 ma non regolamentato in alcun modo (corsi, letture, interessi personali qualificati, incarichi ricoperti per l’Amministrazione o l’Università) specialmente quando offre materiale per la produzione (articoli per siti, riviste, manuali scolastici, attività di formatore, accoglienza a tirocinanti, conferenze, mostre, meetings); alle molteplici occasioni che provengono dalla partecipazione ad attività associative (come sopra: partecipare o coordinare gruppi di studio su attività disciplinari, organizzare convegni o manifestazioni pubbliche, svolgere attività di formatore in corsi di aggiornamento, dirigere o collaborare a riviste e pubblicazioni specifiche, …).
Tali OCCASIONI professionalizzanti vanno riconosciute come fattori di competenza, secondo il principio dei crediti formativi.

4. DOCUMENTAZIONE DELLE ATTIVITA’
Il docente può costruire nel tempo una propria documentazione delle attività svolte sul tipo del “portaolio”, tramite certificazioni, autocertificazioni, documentazione, produzioni, che potrebbe essere anno per anno sottoscritta dal dirigente della propria sede di titolarità o dai soggetti da cui l'attività dipende. Il “portaolio” aiuta la costruzione di un'anagrafe flessibile delle competenze. Si può forse compilare una tabella di valutazione dei titoli che possa servire da standard nazionale senza cadere in schemi rigidi (in cui metà delle cose che si fanno non c'entrano !). E' possibile che ciascuno costruisca un percorso o piano individuale di crescita professionale che valorizzi il lavoro sottraendolo al sommerso.
Anche le scuole possono dotarsi di un "Albo" per documentare le attività anno per anno (tipo annuario della scuola) sia a fini di informazioni alle famiglie, sia a scopo di documentazione e memoria della storia dell'istituto, sia a garanzia dei singoli partecipanti alle iniziative (POF = cosa farò; ALBO = cosa ho fatto). La disseminazione dei risultati può procedere da una seria documentazione delle azioni.
Semmai un nodo da risolvere è come dare a tutti la possibilità di accedere alle occasioni professionalizzanti, secondo un sistema di rotazione o a richiesta. Il "direttore della didattica" può coordinare all'interno delle scuole e valorizzare la professionalità: può essere il Preside o una f.o. apposita che curi per es. anche l'aggiornamento e la ricerca. Lo stesso può curare l'archivio delle produzioni di una scuola per es. i lavori in classe (Dutto p. 43)


Bibliografia:
L’articolo del dott. M. Dutto più volte citato, dal titolo La formazione continua degli insegnanti: ieri, oggi e domani, è pubblicato negli “Annali della pubblica istruzione”, n. 1-2/2000 alle pp. 31-49. Dello stesso v. anche La professionalità nel sistema dell’autonomia in “Quaderni di Iter” n. 6, pp.11-17 e l’intervento al convegno dell’associazione professionale Diesse – didattica e innovazione scolastica, pubblicato in “Libertà di educazione” luglio 2001.



interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Daniela Borghesi    - 05-05-2002
Non mi sembra ci sia attinenza fra l'abstract e il contenuto dell'articolo! A meno che da parte di un'associazione deleteriamente filogovernativa come diesse si approfitti perfinodella sintesi su questa rivista per attaccare il sindacato! Francamente meglio essere sindacalizzati che "professionisti" co.co.co. senza diritti!

 Giancarlo M.    - 06-05-2002
Mi ritrovo completamente d'accordo sul fatto che abbiamo bisogno di riprendere in mano noi come insegnanti la nostra professione che è stata "operaizzata" dai sindacati. La nascita di associazioni professionali mi dà una speranza in questo senso.