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Nassiriya, la battaglia del ponte
Repubblica.it - 09-12-2005
Rainews 24 ha trovato le immagini dello scontro a fuoco di carabinieri e bersaglieri con i ribelli iracheni che si svolse nell'agosto del 2004

Il video degli italiani che sparano

Le urla, l'incessante rumore degli spari, ma anche la disorganizzazione e le armi che s'inceppano: "Annichiliscilo, Luca, annichiliscilo"



ROMA - Agosto 2004, la battaglia del ponte di Nassiriya. E' il terzo scontro tra i militari italiani e i ribelli ed è ormai guerra vera e propria. A oltre un anno di distanza, RaiNews 24, la stessa tv satellitare che ha portato all'attenzione internazionale il caso del fosforo usato dagli americani a Falluja, ha mandato in onda oggi un lungo video inedito che mostra diversi momenti di quella battaglia. Repubblica.it lo ripropone (diviso in due parti) sul web. Il servizio è di nuovo opera di Sigfrido Ranucci, il giornalista che ha scovato la vicenda del fosforo.

Non sono immagini sanguinose, ma decisamente impressionanti perché raccontano (soprattutto con i suoni e le voci) lo svolgersi dei combattimenti. Il sottofondo sono le esplosioni dei proiettili di grosso calibro, le scariche secche delle mitragliatrici e delle armi leggere, il "wooosh" del missile "Milan" che parte e colpisce una postazione irachena quasi invisibile oltre il fiume. Sopra, sulle immagini delle nuvolette di fumo e dei feriti iracheni che si muovono in lontananza, le voci dei militari italiani, preoccupate, eccitate, arrabbiate come è logico che sia in battaglia.

Si spara e si colpisce. Si vede il "nemico" cadere ferito e si urla "Annichiliscilo, Luca... Porco zio... annichiliscilo". Ma si urla e si grida anche (e molto) per cercare di scambiarsi informazioni, per capire dove sono appostati i nemici e dove gli amici, per evitare di spararsi addosso a vicenda... Si impreca perché le armi, in particolare la mitragliatrice Browning s'inceppa e non spara... Si sentono ufficiali e sottufficiali che invitano a non sprecare munizioni...

I militari italiani che combattono sono carabinieri paracadutisti del Tuscania e i bersaglieri della seconda brigata mobile. Le riprese sono state fatte dagli stessi uomini dell'Arma in quattro fasi: alba, mattina, pomeriggio e notte.

Questa volta, lo "scoop" non sta nella denuncia come nel caso del fosforo. Anzi, qui non c'è quasi denuncia. I fatti, sostanzialmente, sono noti. Ma c'è la guerra: guerra vera con morti e feriti, guerra moderna ma organizzata così così, con le armi che non sparano, le comunicazioni che funzionano male, la paura di spararsi addosso a vicenda. La stessa guerra che in Iraq hanno combattuto e combattono americani e inglesi con perdite rilevanti da "fuoco amico" e tutta l'approssimazione dimostrata nel caso Calipari. La guerra degli italiani mandati a tenere la pace a Nassiriya.



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 Corriere.it    - 09-12-2005
Mediaset ferma il film di Nassiriya. Doveva essere trasmesso da Le Iene. Comunicato dell'azienda: «Rappresentazione dei soldati diversa dalla realtà di ogni giorno»

l film di RaiNews 24 sulla «Battaglia dei Ponti» a Nassiriya

ROMA - Un filmato girato da un soldato italiano durante la battaglia dei ponti a Nassiriya nell'agosto del 2004, e trasmesso da RaiNews 24, non è stato invece mandato in onda nella puntata de Le Iene. «Si tratta - è scritto in un comunicato dell'azienda - di immagini molto confuse dei nostri soldati sotto attacco, commentate da un rappresentante di un'organizzazione denominata osservatorio militare difesa in modo non conforme agli standard giornalistici dell'azienda, che danno una rappresentazione della presenza in Iraq dei militari italiani lontana dalla realtà di ogni giorno».

LE IMMAGINI - Il filmato intero dura quasi dodici minuti, comincia quando il sole è alto e si conclude con il buio, con il sottofondo di voci e urla, di inviti a «annichilire un nemico forse ferito e a stare attenti a non coinvolgere altri italiani». Grida e dialoghi sottolineati da detonazioni secche e l' eco di lunghe raffiche. E' il resoconto di alcune fasi della «battaglia dei ponti» che, nell' agosto dello scorso anno, vide impegnati militari italiani contro miliziani sciiti che, a Nassiriya, cercavano di conquistare il controllo di punti nevralgici della città. Nel presentare il filmato, Rai New 24 ha indicato in unità dei carabinieri, dei bersaglieri e in militari della Seconda brigata mobile i soldati italiani impegnati.

I DIALOGHI TRA I MILITARI - Il «sonoro» in presa diretta dei militari è un susseguirsi di indicazioni: «Non sprecate munizioni», «Cosa c'ha in mano?», «Guarda come si muove, il bastardo». Ma anche di avvertimenti: «Ci sono gli italiani, lì sotto», dice qualcuno per sollecitare attenzione a non indirizzare il fuoco dove c' erano postazioni di nostri militari. Qualcuno, poi, per chiedere maggiore prudenza chiede agli altri militari, che vedono in lontananza un uomo spostarsi, «ma siamo sicuri che non sia il nostro?». E ci sono anche incitamenti, quando qualcuno sollecita a neutralizzare un miliziano che apparentemente è a terra ferito. «Annichiliscilo, Luca», è il grido che si sente e non si capisce a quale dei militari che imbracciano un fucile di precisione sia rivolto. Poi, più tardi, quando la radio fa rimbalzare la notizia che il cecchino è stato «annichilito» i commenti sono di soddisfazione e tutti rivolti a Luca, che, all' inizio del filmato, viene «accreditato» di «averne appena fatto fuori due».


 Pierangelo    - 12-12-2005
riporto da l'Unità del 11.12.2005

Annichilire a Nassiriya

Ha fatto una fugace apparizione in tv, ed è stato subito ritirato, un documentario che mostra una battaglia a Nassiriya. Da una parte i nostri soldati, dall’altra i ribelli iracheni.

I soldati stanno sparando da diversi minuti, con armi individuali e di reparto. Sono addossati a una muretta. La muretta li protegge fino al petto. Una voce eccitata esclama: «Guarda, è ferito». Sta indicando un nemico che si trascina per terra. Continua: «Guarda come si muove ‘sto bastardo: annichiliscilo». Il termine “annichilire” ricorre quattro-cinque volte nel filmato. Questi soldati non hanno imparato “uccidere”, “abbattere”, “eliminare”, hanno imparato “annichilire”.

Nell'annichilire c’è un sentimento di onnipotenza. C’è onnipotenza nel «creare», una potenza super-naturale: nel naturale nulla si crea e nulla si distrugge, se qualcuno crea, è fuori e sopra la natura. Fuori e sopra la natura è anche chi distrugge cioè annienta.
“Annichilire” è il centro del godimento, ma ha uno spazio intorno a sé, prima e dopo. Prima: «È ancora vivo quello? Dev’essere ferito di brutto.

Quanto è bellino quello...»: è “bellino” perché è “ferito”, che sia ferito dà gioia perché permette più facilmente di “annichilirlo”. Un ferito è un quasi-annichilito, per questo è “bellino”. Nell’uso del termine «bellino» c’è un godimento contemplativo: lo spettacolo di un nemico che sta morendo, e che tu puoi far morire completamente, è esteticamente seduttivo. Piace.

Non bisogna perderselo. Sarebbe un peccato. «Là c’è uno che fugge: annichiliscilo»: si sente l’attimo bello che fugge, o lo cogli o la tua vita perde di senso.
Abbiamo parlato di un godimento che sta dopo l’annichilire: uno che scappava è stato colpito al volo: «Vai, preso, preso». La ripetizione statica di “preso” è una danza sul cadavere.

Più ne annichilisci, più cresce il tuo godimento. Il godimento vien meglio precisato in “divertimento”, e il divertimento sta prima della sfera morale, al di qua del bene e del male, è innocenza: «Ci stiamo divertendo: annichilèscion». L’inglesizzazione della voce che indica la gioia serve a universalizzarla, la gioia si estende a tutto il mondo, anche a quello che usa altre lingue.

La battaglia non è il momento temuto-odiato, è il momento atteso-sperato. I soldati hanno pregato perché venisse il momento di annichilire, e hanno scommesso tra di loro a chi ne annichilirà di più: «Luca non paga più da bere: l’ha seccato». Fino a quel momento, quando non aveva ancora “seccato” nessuno, Luca era preoccupato: tutti erano nella gioia, ma non lui, lui non aveva ancora annichilito. Il nemico “seccato”, che cade e non si muove, è per Luca la liberazione da un incubo. Questo “bere” è un banchetto degli dèi, non creatori ma annientatori: se Luca non annichiliva, gli altri bevevano e lui pagava. Ora non paga più. Il prezzo che ha pagato è quel nemico che ha fermato a metà corsa.

Il momento in cui il nemico è nel mirino e viene colpito, realizza la “perfezione”: «Preso: perfetto».
Il termine “bellino”, per definire il nemico ferito, indica una infantilizzazione del nemico. È un diminutivo-vezzeggiativo. Il nemico che muore è bellino, noi siamo adulti e terribili. Le nostre madri non ci riconoscerebbero. Se ci vedono, si spaventano: «Oggi, quando mio padre e mia madre leggono il giornale, gli viene un collasso: Battaglia a Nassiriya».

Cattivi soldati? No, perfetti soldati. I soldati o sono così o non sono. Dire «soldati di pace» è un’assurdità. I soldati di pace non esistono. Se c’è una guerra o una guerriglia, chi va là per imporre la pace deve spegnere la violenza con un'altra violenza. Questa violenza non è un di più, messo dai soldati: sta già tutta nella decisione di partecipare alla guerra. L’Italia che adesso si allarma perché sente “le urla della guerra”, doveva allarmarsi quando vedeva la partenza per la guerra: le urla arrivano adesso, ma partivano allora.

Ferdinando Camon

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E Luca, che ne ha appena fatti fuori due, mi ricorda Piero, che aveva il suo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore.