Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio
Gianni Mereghetti - 19-11-2005
Carissimi amici di FUORIREGISTRO, vi invio il testo dell'appello dal titolo "se ci fosse un'educazione del popolo tutti starebbero meglio". Vi chiedo di pubblicarlo sul sito, perché indica un'urgenza, quella dell'educazione, che penso tutti condividiamo, e che ci accomuna molto di più di quanto ci divide. Vi ringrazio per l'attenzione

Gianni Mereghetti



APPELLO

Se ci fosse una educazione del popolo
tutti starebbero meglio



L'Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di "ripresa" del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l'economia. Si chiama "educazione". Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l'educazione si costruisce la persona, e quindi la società.

Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro

Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.

Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.

È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell'uomo fosse destinato a rimanere senza risposta.

È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere

Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell'educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa.

Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti.

Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose.

Perché l'educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.

È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall'intelligenza e dall'esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo. Tutti parlano di capitale umano e di educazione, ci sembra fondamentale farlo a partire da una risposta concreta, praticata, possibile, viva.

Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo.

Ne va del nostro futuro.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giuliano Galiardi    - 21-11-2005
Si fa presto a dire educazione. Ma cosa significa, quali argomentazioni contiene ?
Per me educare significa guidare i giovani ad affrontare la vita con moderato ragionevole successo, con strumenti adeguati (moralità e istruzione) per poter vivere senza troppi conflitti e in modo collaborativo con gli altri, per poter essere efficienti mentalmente e fisicamente, per poter realizzare nel lavoro la propria personalità in modo equilibrato e soddisfacente.
E' adatta la scuola attuale a questo compito ?
e la nostra società lo condivide ?

 Anna Di Gennaro    - 24-11-2005
Condivido in toto e sottoscrivo l'appello.
Nella mia esperienza di mamma e maestra educare significa introdurre alla realtà totale, nel rispetto della libertà.
Anna Di Gennaro

 marco    - 05-12-2005
"È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale."

La frase è da correggere in

"È diventato normale pensare che tutto SIA uguale, che nulla in fondo ABBIA valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale."

 marco    - 05-12-2005
"È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale."

La frase è da correggere in

"È diventato normale pensare che tutto SIA uguale, che nulla in fondo ABBIA valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale."