Aldo E. Quagliozzi - 16-11-2005 |
Preoccupanti le tematiche di questa rilettura avendo sempre ragione quel tale Ovidio nelle sue ‘ Metamorfosi ‘ ( IX 139-40 ) – Ovidio, chi è costui? – che ebbe a dire “ fama veris addere falsa gaudet et e minimo sua per mendacia crescit “, della facilità di cui gode la fama nell’aggiungere cose false a quelle vere e che cresce da un nonnulla per le sue stesse menzogne. Tema primo. Delle nevrosi Da “ Le nevrosi, cromatiche e no, di Silvio Berlusconi “ di Mario Pirani sul quotidiano ‘ la Repubblica ‘ del 14 di novembre. “ Anche se in genere in questa rubrica ( “ Linea di confine “ n.d.r. ) evito discorsi su Berlusconi, oggi mi è venuto l´impulso di cedergli addirittura la parola. Lo sciopero della stampa e della Tv ha infatti purtroppo privato i lettori – tranne quelli del crumiro Giornale di famiglia, uscito egualmente – di un documento a mio avviso straordinario, il discorso pronunciato dal premier all´Eur in occasione dell´anniversario del crollo del Muro di Berlino, evento evidentemente insufficiente alla bisogna poiché «abbattuto un muro, ne può sorgere un altro». Sospetto avvalorato dal permanere della dittatura comunista in Cina (un pericolo giallo-rosso che potrebbe mascherare una invasione armata camuffata da export tessile? ) e dal mantenimento del simbolo della falce e martello in due partitini della coalizione avversa. Ma il pericolo più incombente (per fortuna solo in Italia, «unico paese del mondo occidentale») è quello dei comunisti «occulti», i quali, anche se oggi si dicono socialdemocratici, sono sempre rimasti dei bolscevichi ai cui metodi di lotta politica si ispirano: «Il metodo di considerare gli avversari dei nemici da eliminare, se non fisicamente, almeno moralmente con il dileggio, con il discredito, con la menzogna, con la calunnia, con l´uso politico della giustizia. L´obiettivo è di imporre l´egemonia del partito sulla società civile, sulla cultura, sull´economia, sulla scuola, sulla università, sull´informazione, sulla magistratura». Fin qui la lectio berlusconiana non si discosta da tematiche già esperite, ma vi è un punto dove l´analisi assume il profilo dell´originalità antropologica. «La sinistra – recita il Nostro – non odia soltanto il leader del centro-destra... no, odia tutti gli elettori del centro destra, tutti i cittadini che non la pensano come loro... per la sinistra tutti gli elettori del centro destra sono ottusi, sono volgari, sono egoisti, sono profittatori, sono la parte peggiore dell´Italia.... la sinistra non vuole il consenso degli elettori di centro-destra, vincere con i loro voti lo considera una cosa quasi repellente... vorrebbe soltanto che non andassero a votare». E´ questa una conclusione davvero innovativa, un grande passo avanti negli studi che analizzano i comportamenti elettorali. Il disgusto per il voto proveniente dall´avversario non solo inficia i metodi fin qui in auge per i sondaggi ma altresì apre stimolanti spiegazioni sulle cause dei contrasti interni del centro sinistra. Alla loro origine vi dovrebbe essere, stando al teorema del Cavaliere, l´empito fisiologico di arrecarsi volontariamente danni d´immagine tali da dissuadere l´eventuale elettore di centro-destra dal cambiare opzione. Forza dell´idiosincrasia. Vi è, però, soprattutto negli ambienti psichiatrici e psicanalitici, chi suggerisce una spiegazione diversa delle esternazioni ultime di Berlusconi. Saremmo di fronte all´accentuarsi, a causa dell´angoscia crescente derivante dalla possibile perdita del potere, delle modalità paranoidi che determinano la cosiddetta «identificazione proiettiva». Nella personalità narcisistica del soggetto starebbero sempre più prendendo il sopravvento parti psicotiche che egli tende ad espellere dalla sua autoraffigurazione, proiettandole sugli altri, identificandole in loro e diffondendo all´esterno odio ossessivo, menzogna, malignità velenose. Una diagnosi di una patologia della psiche che troverebbe conferma anche in episodi apparentemente "scherzosi". Ad esempio una giovane e bella signora, ospite a Villa Certosa, che si era presentata con una blusa bianca e un paio di pantaloni verde chiaro, si sentì perentoriamente invitare dal padrone di casa ad indossarne un paio bianchi, come tutte le persone che circolavano nella magione, scegliendo quale le andasse meglio nel suo guardaroba personale. «Quando si dice la sensibilità ai colori», mi spiegò la signora in questione, confessandomi, peraltro, che la taglia del Cavaliere le stava comunque un po´ troppo larga. Azzardai che mi sembrava, piuttosto, una manifestazione di nevrosi maniacale. Ho descritto l´episodio, tacendo i nomi, a un autorevole studioso della mente, il professor Mauro Mancia, titolare della cattedra di neurofisiologia all´Università di Milano, che ha confermato il mio sospetto: «Mi sembra un caso perfetto di personalità narcisistica estrema, insofferente al fatto che qualcuno possa sottrarsi e non si adegui al suo ideale estetico». Non è la prima volta nella Storia. Il cavaliere «dalle belle braghe bianche» ha precedenti noti, anche se non sempre commendevoli.” Tema secondo. Delle bugie Da “ Quando raccontare bugie è una patologia ( capito, Silvio ? ) “ di Luigi Cancrini sul quotidiano ‘ l’Unità ‘ del 14 di novembre. “ ( … ) Sono vere le immagini che scorrono davanti a noi al cinema o in casa davanti alla televisione? Che non siano vere lo sappiamo, ( … ), ed esse occupano tuttavia la mente come se lo fossero. Adempiendo in modo sostanzialmente corretto al compito di tenerle occupate, la mente e la coscienza, tenendo lontani altri pensieri. Perché questo, mi pare, è il compito fondamentale delle bugie dal punto di vista che più qui mi interessa, quello della condizione psicologica della persona che le dice. Il discorso ( … ) può essere fatto anche a proposito delle bugie più strumentale ( e più efficaci ) proposte dal politico narcisista in difficoltà? Io credo proprio di sì. Occupata per definizione ( e per sua sventura ) dal culto della sua immagine, la persona che ha tratti narcisistici importanti di personalità mente, abitualmente, allo scopo di negare, a sé prima che agli altri, gli argomenti e le riflessioni scomode, i discorsi che potrebbero mettere in discussione quello che gli è più caro: la bellezza, la forza, la perfezione di quella immagine, appunto, che lo specchio immaginario della sua fantasia e quello, più reale, degli occhi e degli atteggiamenti degli altri che lo circondano gli restituiscono di sé, del suo comportamento e delle sue azioni. E’ per questo motivo, credo, che la gran parte delle bugie più efficaci e più evidenti sono dette con quel particolare tipo di buonafede che deriva dalla capacità di stare in un limbo della coscienza dove il vero dei desideri ( o dei sogni ) e il vero della realtà si confondono. Dove diventa incerto il confine fra quello che pensiamo e quello che vorremmo pensare, fra quello che vediamo e quello che vorremmo vedere. Come a me pare sia evidente tutte le volte che si ascoltano parlare Berlusconi e i suoi, da Previti a Castelli, da Bondi a Tremonti, da Giovanardi a Schifani. Di cui direi che si presentano in fondo alle telecamere soprattutto come sognatori. Ad occhi aperti ed a cervello ostinatamente chiuso. Per paura prima che per calcolo. Parlo così per deformazione professionale? Può darsi. Il fatto è che mi sembra sempre più chiaro, mentre gli anni passano, il rapporto che c’è fra i comportamenti più difficili da accettare o da tollerare perché così apertamente lasciano trasparire una patologia grave del senso morale e un nodo antico di sofferenza e di fragilità che contribuisce in modo spesso determinante al loro verificarsi. Come se mi venisse ormai naturale di vedere, dietro all’uomo che ha bisogno patologico di mentire, il bambino infelice che non riesce a tollerare la durezza della realtà o, per dirla con Bion, la fatica e il dolore del pensiero. ( … ) “ |