da Tuttoscuola focus - 15-11-2005 |
Abrogare o emendare la riforma Moratti. Verso un'intesa Margherita-DS No all'abrogazione. Le elezioni politiche si avvicinano e i programmi degli schieramenti si vanno definendo. E su certi temi, come la riforma della scuola, non sarà facile trovare una posizione comune nell'ambito dei due poli. Che fare ad esempio della riforma Moratti in caso di affermazione dell'Unione? La scorsa settimana la Margherita si è espressa con chiarezza per un no all'abrogazione per bocca del suo presidente, Francesco Rutelli, a conclusione di un seminario nazionale che ha registrato un'ampia partecipazione di parlamentari, dirigenti e quadri convenuti da tutta Italia. Già nella relazione introduttiva la responsabile scuola della Margherita, Fiorella Farinelli (in passato assessore nella giunta comunale di Roma con Rutelli sindaco), aveva polemizzato con gli abrogazionisti, accusati di sopravvalutare l'importanza della dimensione giuridico-formale della riforma. "L'ordinamento è importante, ma non è tutto", ha detto la Farinelli, che ha citato la riforma della scuola media del 1962, pure di importanza epocale per la scuola italiana, come caso esemplare di contraddizione tra riforma degli ordinamenti (ottima) e risultati concreti sul piano dell'equità e dell'efficacia (pessimi). Posizioni non lontane da quelle sostenute dalla Margherita aveva assunto recentemente anche il responsabile scuola dei DS, Andrea Ranieri, che in un'intervista al "Manifesto" si era dichiarato favorevole non alla abrogazione ma "a una serie di provvedimenti mirati, semplici e efficaci, capaci di scardinare alla base la logica della riforma voluta dalla Moratti". Elementi portanti di questa intesa Margherita-DS potrebbero essere l'introduzione nel secondo ciclo di un biennio unitario flessibile e orientativo, il rilancio dell'istruzione tecnico-professionale (Farinelli si è spinta a parlare di un "canale" tecnico e professionale), un forte investimento sull'educazione degli adulti e degli immigrati, il rafforzamento dell'autonomia delle scuole, ma accompagnato dalla definizione di standard nazionali e da efficaci sistemi di valutazione, compreso il ripristino della presenza di commissari esterni nelle prove d'esame. Abrogare o emendare la riforma Moratti. Il fronte del no A fronte della linea di convergenza Margherita-DS si è evidenziata da tempo una linea abrogazionista, all'interno dell'Unione, che accomuna Rifondazione comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, la minoranza di sinistra dei DS, i verdi e, a livello sindacale, la CGIL scuola. Una coalizione variegata, ma ben decisa a chiedere l'abrogazione della riforma Moratti e il ritorno allo status quo ante nella forma del ripristino della legge n. 30/2000 (riforma Berlinguer), con l' approvazione di una nuova legge che prolunghi l'obbligo scolastico per tutti fino a 18 anni. La divaricazione, ormai netta, tra i due schieramenti all'interno dell'Unione costituisce certamente un problema per il candidato presidente Prodi, chiamato a fare sintesi delle diverse posizioni su un tema cruciale per lo sviluppo del Paese. Considerate le posizioni assunte dalla Margherita e dai DS, comunque, e la necessità di allargare il consenso tra gli elettori moderati, la soluzione più probabile è che l'Unione si presenti in campagna elettorale con un pacchetto comprendente profonde modifiche non tanto della legge n. 53 quanto dei suoi decreti legislativi, che in molte parti non sono ritenuti coerenti con i contenuti della legge di delega e con le nuove competenze riconosciute allo Stato ed alle Regioni dalla legge costituzionale, n. 3/2001. |
Dipartimento Sapere Formazione Cultura dei DS - 16-11-2005 |
Un chiarimento necessario di Andrea Ranieri Continuo a ricevere lettere di compagni ed amici che mi chiedono un pronunciamento chiaro sul fatto, che ritengono nodale, se la legge Moratti vada abrogata o meno, a cui non avrei dato una risposta chiara. Si fa riferimento ad alcune mie interviste, più spesso il riferimento è più ai titoli dei giornali che le ospitano, più che al contenuto delle medesime. A me sembra di essere stato chiaro, ma se sussistono margini di ambiguità è bene chiarirli nella maniera più schematica possibile. 1. Abbiamo provato di non fare della questione abrogazione o meno la questione discriminante. Sia verso coloro che ritenevano possibile cavarsela con qualche “aggiustamento” della legge, a cui abbiamo con chiarezza risposto, sia sull’Unità che sul Riformista, che era l’ideologia complessiva alla legge – il mercato, il familismo – che andava rimessa in discussione, sia verso coloro che coprivano dietro la parola abrogazione una non volontà di confrontarsi con i problemi reali della scuola italiana – sia del dopo, che del prima Moratti – e che sostanzialmente proponevano – e propongono – il ritorno al buon tempo antico (prima della Moratti, prima di Berlinguer-De Mauro, prima dell’autonomia, prima del Titolo V della Costituzione) e si veda in proposito la breve ma chiarissima proposta del Comitato per la difesa della Scuola della Repubblica. 2. Proprio perché non era una discriminante abbiamo partecipato a tutte le iniziative di dibattito, di discussione, di mobilitazione, sia degli “abrogazionisti” – siamo stati parte attiva del Comitato Fermare la Moratti – sia degli “emendatari”, dicendo ovunque le stesse cose: che eravamo per una politica alternativa a quella della Moratti, ma che ritenevamo indispensabilie – per metterla in atto a livello di governo – far partire la discussione sui contenuti di quella politica, sulle scelte prioritarie da fare, sia a livello di ordinamenti, che di azioni di governo, che di risorse da investire. E che a partire da quei contenuti sarebbe stato più agevole e sensato ragionare sulle modalità legislative – e non solo – per metterli in atto. Quei contenuti li abbiamo messi per iscritto, consegnati al tavolo programmatico dell’Unione, messi sul nostro sito, diffusi alle nostre mailing list, discussi in decine di dibattiti (alle feste de l’Unità, ma anche in quelle di Rifondazione e della Margherita), e sono stati assunti con un consenso unanime dalla nostra Commissione per il programma. Su quei contenuti è partito finalmente il confronto al Tavolo programmatico dell’Unione, evitando così la paralisi che sarebbe derivata da una discussione pregiudiziale sull’abrogazione o meno. 3. Il modo in cui si deciderà di cancellare gli effetti nefasti che la deforma Moratti ha provocato nella scuola italiana è strettamente collegato alle cose che si vogliono fare. Siamo convinti che una scuola capace di premiare il merito e al contempo di essere inclusiva di superare davvero la canalizzazione precoce che, come è noto comincia già nella scuola media, e di innalzare per tutti i livelli di scolarità, sia possibile solo rafforzando l’autonomia scolastica, e promuovendone l’alleanza con il sistema delle autonomie locali, rendendo effettivo il ruolo delle Regioni di programmazione dell’insieme dell’offerta formativa – C’è uno stretto rapporto fra le scelte programmatiche della Moratti e il centralismo ministeriale di questi 5 anni di governo. Così come c’è un rapporto fra questo centralismo statalista e il centralismo regionale ipotizzato dalla devolution (di cui la devoluzione del 20% dei programmi contenuto nella legge Moratti è una significativa anticipazione). Fare la scuola di tutti e di ciascuno è possibile solo da parte di una scuola che abbia, all’interno di obiettivi e di standard nazionalmente fissati, nelle proprie mani le leve della programmazione formativa, le risorse finanziarie e professionali per farla davvero, e che possa contare sulla decisiva collaborazione degli Enti locali e delle risorse educative presenti nel territorio in cui è inserita. Questa linea non ci siamo limitati a proclamarla ma l’abbiamo concretamente praticata nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni da noi governate, ed è su questa linea che siamo riusciti, in molti casi, a fermare la Moratti, evitando il declino inesorabile della scuola pubblica italiana. Questa linea, e questa pratica, deve diventare, se vinceremo le elezioni, una nuova pratica di governo. E’ per questo, e non per tiepidezza verso la Moratti, che riterrei più utile, invece di una nuova legge nazionale, una serie di provvedimenti mirati (portare subito l’obbligo scolastico a 16 anni; la generalizzazione della scuola dell’infanzia, portando gli stessi asili nido nei percorsi educativi; la generalizzazione della comprensività; il mantenimento ed il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale; l’affermazione legislativa del diritto alla formazione permanente; la riscrittura, sulla base del principio di autonomia, dell’insieme dei decreti applicativi; la valorizzazione piena della professionalità docente, etc.) da attuarsi sia per via legislativa, che attraverso concrete scelte di governo, che mettano in campo le risorse necessarie ad attivarli. 4.Infine un’ultima considerazione. Uno dei motivi per cui tutti noi lavoriamo per la sconfitta di Berlusconi e la sua uscita dalla scena politica nazionale, è che in Italia possa finalmente nascere un bipolarismo mite, capace, sulle questioni decisive per il futuro del Paese di costruire dialogo, ascolto, attenzione alle posizioni di tutti, e per questo capace di costruire progetti in grado di durare nel tempo – Di questo ha bisogno la scuola, l’Università, la ricerca, la cultura italiana, che pensano al futuro e che nel futuro hanno bisogno di pensarsi. Vogliamo vincere anche per farla finita, su queste questioni, con la logica e il linguaggio dei proclami, dei “punto e a capo”, dei senza se e senza ma, a partire dai quali è davvero difficile costruire una politica per l’educazione condivisa dalla grande maggioranza del mondo della scuola e del Paese. (Roma, 2 novembre 2005) Qui il Bollettino n.55 del Dipartimento Sapere Formazione Cultura sei DS, con tutti gli interventi ai quali Andrea Ranieri risponde |
Vincenzo Viola - 20-11-2005 |
Mi limito a mettere a confronto due affermazioni di Ranieri presenti nello stesso articolo: "che era l’ideologia complessiva alla legge – il mercato, il familismo – che andava rimessa in discussione" ; "riterrei più utile, invece di una nuova legge nazionale, una serie di provvedimenti mirati" Onorevole, se è l'impianto complessivo della legge ad essere pernicioso, si può tenerlo in piedi, mantenendo la legge, e cambiarlo allo stesso tempo? Un po' di coerenza logica invece di continui giochi illusionistici non sarebbe più utile ed apprezzabile? Mi piacerebbe avere non l'ennesimo chiarimento, ma una risposta chiara. |
oliver - 22-11-2005 |
La stragrande maggioranza degli insegnanti è per l'abrograzione della legge Moratti. Tutte le altre proposte sono riduttive cieche e miopi. Purtroppo molti non conoscono la scuola e propongono modifiche che non migliorerebbero nulla. La legge va abrogata. |
Gemma Gentile - 23-11-2005 |
Il chiarimento di Ranieri non fa luce La scorrettezza del metodo di Ranieri, che usa l’espediente di deformare le posizioni che non piacciono, rivela chiusura al dialogo e ai metodi della democrazia. Come mai a questi sono sfuggite tutte le proposte che sono state fatte e si fanno, nel corso del grande dibattito che si è svolto e si sta svolgendo sulla “scuola che vorremmo”, tra insegnanti e genitori, che hanno coinvolto nella discussione esponenti dei partiti dell’Unione, del mondo della cultura, dei sindacati e delle istituzioni? Ho il forte sospetto che si preferisca ignorarli per non entrare nel merito! Se dovesse essere così, diciamola tutta, il problema non consisterebbe nel fatto che gli “abrogazionisti” vorrebbero far girare indietro le ruote della storia, mentre gli altri vorrebbero andare avanti, perché la questione invece risiederebbe nei contenuti di riforma proposti dal movimento che non piacerebbero a Ranieri. Afferma questi di non essere “tiepido” verso la Moratti e di volere anzi eliminare i guasti, che lei ha provocato, con i dovuti interventi normativi. Ma, ci chiediamo, se la “deforma” è così negativa, non si fa prima a cancellarla ed intervenire poi con questi sapienti interventi? Caso mai, dopo essersi assicurato che, su tali misure, esiste una reale condivisione da parte dei destinatari! Andrea Ranieri ha parlato di un programma sulla scuola, elaborato dai DS e presentato al tavolo del programma dell’Unione. Non mi sembra che questo sia stato discusso prima con gli interessati, almeno attraverso l’ampio dibattito che la cosa avrebbe meritata. Ci chiediamo anche se siano stati realmente coinvolti gli stessi iscritti ai DS che lavorano nella scuola. Ne dubitiamo fortemente. Se non ricordo male, lo scorso governo di centrosinistra, valutando la necessità di rafforzare la scuola, mise in campo una riforma (Berlinguer), che non fu condivisa da coloro che in questa lavoravano, che contestarono la suddetta riforma (principali punti di scontro: apertura al privato, tendenza alla gerarchizzazione del corpo docente mediante l’adozione di meccanismi meritocratici di carriera, diminuzione degli anni scolastici, ecc.). A questo punto arrivò la Moratti che mise in campo, in sostituzione, le leggi che hanno prodotto gli effetti nefasti, riconosciuti dallo stesso Ranieri. Per eliminarli, sembra evidente la necessità di abrogare tutto e scrivere le norme valide e condivise, adatte a rafforzare realmente la scuola della Repubblica, che tutti dicono di avere a cuore. Limitandosi a questi dati, la posizione assunta da Andrea Ranieri appare davvero strana ed inspiegabile. In effetti, lo è solo per quelli che non hanno seguito il dibattito di questi anni sulla scuola. Il problema è che la “tiepidezza” di Ranieri, nei confronti della Moratti, è innegabile non solo, ma è pure di vecchia data, come pure non nuovi sono tutti i discorsi che si stanno facendo in questi giorni contro i “fanatici della cancellazione”. Ricercando tra i vecchi documenti conservati, ci torna alla memoria che la redattrice del programma sulla scuola della Margherita, Fiorella Farinelli, ha collaborato con Bertagna , la “mente” della Moratti, e con tanti altri altri nel 2003 al Progetto “Buonsenso”, lavoro “bipartisan” che avrebbe dovuto servire a mettere insieme forze collocate nei diversi schieramenti allo scopo di “costruire un'ipotesi di attuazione delle riforme di sistema della scuola, che vada oltre gli schieramenti partitici o ideologici”. Nella realtà, per garantire il successo dell’operazione “Distruggi la scuola pubblica e consegnala ai privati”, secondo il senso che diedero all’iniziativa coloro che all’epoca la criticarono. [1] Ricordo solo che il testo del “buonsenso”, oltre ad appoggiare il rafforzamento del ruolo dell’iniziativa privata nella scuola, ipotizzava : “Le Regioni devono vedersi affidare tutte le istituzioni scolastiche e formative e, sulla base delle norme generali che per tutte devono venire dallo Stato, organizzarle e gestirle. “ E’ esattamente quanto abbiamo letto nel programma della Margherita, redatto da Fiorella Farinelli. Non solo l’Istruzione Professionale, ma tutta l’ lstruzione deve essere decentrata e affidata alle Regioni. Da qui alla devolution il passo è breve, anche se Ranieri afferma il contrario. Riscontriamo anche che questo progetto fu sostanzialmente appoggiato da Andrea Ranieri che, come collaboratore della Fondazione Italiani Europei (con D’Alema), rese pubblico tale appoggio in un contributo rilasciato all’Unità, in occasione di un seminario sulla scuola, indetto dalla Fondazione. Nell’articolo Ranieri dichiarava :” Il ‘buon senso’ si sintetizzerebbe in queste due proposizioni: ‘non si può cambiare tutto nella scuola ogni volta che cambia il governo’; ‘la scuola è di tutti, e quindi è necessario individuare un sentire comune oltre gli stessi schieramenti politici, da mettere alla base delle politiche scolastiche’ “. Anche D’Alema, allo stesso seminario, aveva dichiarato che la scuola non può ogni cinque anni fare punto e a capo. Non sono forse gli stessi argomenti, affermati oggi? In sostanza Ranieri condivide sostanzialmente il documento del “Buonsenso” e assicura che intende solo modificare la legge Moratti. Ranieri collabora anche (ci sarà un legame?) all’Associazione Treelle, promossa dalla Confindustria (fondatori: Umberto Agnelli presidente, Attilio Oliva, Fedele Confalonieri presidente Mediaset, Abete, ecc.) che ha il chiaro scopo di facilitare le aziende ad allungare le mani sulla scuola. L’iniziativa bipartisan “buonsensista” veniva lanciata contemporaneamente al sorgere del forte movimento “anti-Moratti”, che si coagulò appena fu reso noto il testo della legge delega. Il movimento in questi anni si è rafforzato e si è esteso, è volato alto per affermarsi, ha resistito ed ha lottato, è riuscito a saldarsi all’opinione pubblica ed ai sindacati (al di là di qualche incomprensione). Ma quelli che aderirono al Progetto Buonsenso e i membri della Fondazione Italiani Europei sono ciechi e sono sordi. Oggi ripetono gli stessi discorsi di allora, senza cambiare una virgola. Chi? Ma in primo luogo Fiorella Farinelli e Andrea Ranieri. Se Andrea Ranieri vuole fare davvero chiarezza, nei confronti di compagni ed amici e di tutti i cittadini, sia conseguente ed ammetta che per eliminare gli effetti nefasti delle leggi Moratti, da lui stesso riconosciuti, è necessario cancellare le leggi Moratti. Gemma Gentile ________________________________ [1] Cito, a questo proposito, solo qualche link: Buonsenso per la scuola di Fuoriregistro (13-10-2003) Dalema buonsensista di Vittorio Delmoro (Fuoriregistro 17-10-2003) Un Buonsenso che non serve a nulla di Luigi Saragnese (Proteofaresapere 26-10- 2003) Peloso buonsenso di Leonardo F. Barbatano (Fuoriregistro 29-10-2003) Il buonsenso bipartisan di Fiammetta Colapaoli (Proteofaresapere 1-11-2003) 29 novembre: una grande manifestazione di buonsenso di Omer Bonezzi (4--11-2003) Riforma al di là della legge di Renata Puleo (Liberazione europea 23-5-2004) |