Sull'ultimo numero di " Affari & Finanza " è apparsa una prima collaborazione, col predetto settimanale, del professore Giampaolo Fabris, apparsa su quel settimanale col titolo " Cambia il trend, ora le aspettative sono decrescenti ".
Se ne consiglia appassionatamente la lettura in considerazione degli alti meriti scientifici dell'autore e per la necessità di avere a portata di mano, come suol dirsi, uno strumento interpretativo della situazione socio-economica del bel paese, paese smarrito come poche altre realtà del mondo progredito ed industrializzato in virtù di una " bagarre mediatica " capace di disorientare ed ingannare il " cittadino riflessivo " più volenteroso e paziente, " bagarre mediatica " ordita a bella posta nello stile della peggiore " disinformazione gridata " in ossequio e piena obbedienza certo della considerazione di " minorità " - un buon dodicenne, affermava del teleutente tempo addietro l'egoarca di Arcore - che del cittadino coltivano i componenti dell'attuale compagine governativa, che per l'intero quinquennio hanno gridato al miracolo imminente, tacendo come ad un infante capriccioso le reali condizioni economico-finanziarie più che disastrate del bel paese .
Del resto basterebbe sostare esausti e smarriti davanti al " teleschermo monopolizzato " per uno dei tanti talk show ove si dibatte animatamente della giustizia, o della criminalità, o della economia e della finanza, o di quant'altro, con il vicendevole sbugiardarsi e negare dei protagonisti la veridicità ed autenticità dei numeri, distruggendo in tal modo una radicata convinzione sulla loro assoluta neutralità, dicevo basterebbe un solo appuntamento con quel genere televisivo per innescare un rifiuto totale a capire e partecipare che mal si combinerebbe con la responsabilità propria derivante dal dovere della " cittadinanza " che comporta sempre il vivere in un mondo così complesso qual'è per l'appunto il mondo globalizzato del ventunesimo secolo. Buona lettura.
" Un (bel) giorno la crisi che, per quasi un quinquennio, ha attanagliato gran parte dei settori del consumo dovrà volgere al termine. Anche se, adesso, è francamente difficile scorgerne delle avvisaglie. Una crisi che non ha penalizzato soltanto, come succedeva in passato, i segmenti meno abbienti. Importanti strati dei ceti medi vedono infatti, depressivamente, per la prima volta, avvicinarsi la soglia della povertà ed assistono impotenti ad una forte contrazione del loro potere di acquisto. L'aumento del credito al consumo - che pure in periodi di economia prospera è da valutarsi positivamente - è in costante crescita per non dover rinunciare agli acquisti. I risparmi si rarefanno. La cessione del quinto dello stipendio sta divenendo pratica diffusa. Gli italiani stanno mobilitando la loro tradizionale fantasia per scoprire nuove offerte speciali, nuove modalità di discount, per immergersi nel variegato universo delle marche della distribuzione o delle non marche, scovando nuovi canali di vendita per non ridimensionare troppo il proprio livello di vita.
Ma al giungere del fatidico bel giorno della ripresa un meccanismo portante l'espansione dei consumi sarà ormai inceppato. Perché un trend sociale di grande rilievo in questi anni si è drammaticamente interrotto. Un trend - quello delle aspettative crescenti - diffuso in gran parte dei Paesi industriali avanzati e particolarmente attivo da noi. Forse il più potente drive per l'espansione dei consumi attivo negli ultimi decenni. I governi di Centro Destra del resto, per legittimarsi, non si sono certamente risparmiati nell'assecondare questo trend. Il cui significato è molto semplice e verte su una concezione un po' ingenua ed illuministica di progresso. Domani, nei prossimi anni avrò di più : la casa in affitto diverrà in proprietà, forse avrò una seconda casa, la dotazione di beni durevoli si arricchirà, avrò più soldi e spazi per il mio tempo libero, faccio l'operaio e mio figlio diventerà dottore. In altre parole vivrò meglio. Ed è ciò che si è, sia pure con alcune (brevi) interruzioni, sostanzialmente realizzato sino ad un recente passato.
Ebbene questo grande trend sociale non solo viene adesso messo in discussione e va perdendo in credibilità ma vede, al suo posto, subentrare un nuovo trend che ha un segno completamente opposto. Ben più pericoloso se dovesse confermarsi - del pur preoccupante ed ormai costante deteriorarsi degli indici di fiducia che puntualmente ci segnala l'Isae. L'indice di fiducia è infatti l'espressione di un'opinione, della percezione di tante diverse dimensioni e, in quanto tale, può modificarsi anche radicalmente in breve tempo. Un trend invece è un costrutto molto più stabile e duraturo: inversioni di tendenza sono possibili ma si registrano in genere in lassi temporali assai lunghi. Il nuovo trend è appunto all'insegna delle aspettative decrescenti e l'attesa per il futuro è quella di vivere peggio, di avere crescenti difficoltà nel far quadrare il budget familiare, a considerare conclusa, ormai irrimediabilmente, una lunga stagione felice. Che se non aveva le parvenze del pozzo di San Patrizio certamente gli somigliava molto.
L'obiettivo diventa adesso di difendere, con le unghie e coi denti, quel relativo benessere su cui una cultura radical chic ama ironizzare ma di cui invece gli italiani sono estremamente orgogliosi. L'aspettativa è di dover compiere rinunce importanti e ciò è particolarmente frustrante perché, in parallelo, non si è diffuso alcun cambiamento nella percezione del ruolo e del valore del consumo. Gli italiani non sono divenuti affatto anticonsumisti. Anzi il timore/la certezza di dover rinunciare a scelte che si erano consolidate, e che hanno generato tanto interesse e coinvolgimento, genera adesso depressione e sconforto. "
Nota biografica. Giampaolo Fabris è Presidente del Corso di Laurea in Consumi, Pubblicità e Relazioni Pubbliche. Unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori esperti nello studio del consumatore e della comunicazione di impresa, è Docente di Sociologia dei Consumi e Comportamento del Consumatore presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dopo aver ricoperto fino a pochi mesi fa l'incarico di professore ordinario di Sociologia dei Consumi - prima Cattedra in questa materia esistente in Italia - e di Presidente del Settore Accademico in Comunicazione d'Impresa, Consumi e Pubblicità all'Università IULM di Milano. E' Presidente del Comitato Scientifico di GPF&Associati.
Ha insegnato all'Università di Torino, a Ca' Foscari a Venezia, dove attualmente è responsabile dell'area Comunicazione al Master in Comunicazione d'impresa e alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.
Da anni dirige il più grosso progetto di studi sul cambiamento sociale che sia mai stato realizzato a livello internazionale. Si tratta di un monitoraggio sull'evoluzione dei valori e stili di vita. I risultati della ricerca vengono utilizzati per orientare il decision making pubblico e privato.
E' stato per un quinquennio presidente della Triennale di Milano e si è specializzato nello studio delle interconnessioni esistenti tra il mondo dell'industria e dei sistemi sociali. Svolge un'attività di consulenza per grandi gruppi industriali italiani, aziende multinazionali e governi stranieri. Collabora con molti quotidiani e riviste italiane e straniere. Editorialista de Il Sole 24 Ore dove è titolare, da un decennio, della rubrica "Consumi & Costumi" sulle pagine dell'economia.
E' considerato, internazionalmente, uno dei maggiori esperti nello studio del consumatore e della marca. Nutrita è la sua produzione bibliografica. Dirige la collana Impresa, comunicazione e mercato presso l'Editore Franco Angeli.