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Fallujah. La strage nascosta
da Peacelink - 08-11-2005
Alleghiamo l'intervista al direttore di Rainews 24
"Fallujah. La strage nascosta"


Domani, 8 novembre 2005, Rainews 24 trasmetterà su Raitre il filmato - inchiesta dal titolo "Fallujah. La strage nascosta" in cui viene documentato l'uso di armi chimiche da parte dell'esercito americano per espugnare la città irachena ribelle.

Fonte: Redattore Sociale (per gentile concessione)

Il sito Internet di PeaceLink ha oggi diffuso in anteprima, assieme al sito di Rainews, parte della documentazione con l'avvertenza "contiene immagini non adatte ad un pubblico sensibile e a minori".

L'arma chimica impiegata su Fallujah è il fosforo bianco.

"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie fino alle ossa. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato", dice Jeff Eglehart, veterano della guerra in Iraq a Sigfrido Ranucci, inviato di Rai News 24.

Nadia Redoglia, giornalista e redattrice di PeaceLink che ha curato l'anteprima, ha scritto nel suo editoriale: "Siamo andati laggiù per "liberarli" dalle armi chimiche di Saddam. Quelle non sono mai esistite, ora lo sappiamo. Ci hanno pensato i "nostri liberatori", a quanto pare, non solo a importarle ma a scagliarle contro la popolazione civile".

"Iniziative come questa - dichiara Carlo Gubitosa, segretario di PeaceLink - ci fanno capire qual è lo spirito di un vero servizio pubblico televisivo che è quello di servire la verità e i cittadini e non questa o quella fazione politica. L'inchiesta di Rainews 24 - continua Gubitosa - non è una iniziativa isolata in quanto tale canale televisivo è da sempre fra i più attenti nel seguire le informazioni sulla pace e sulle violazioni dei diritti umani collaborando in più occasioni con l'arcipelago delle associazioni pacifiste".

All'interno dell'inchiesta di Rai News 24, realizzata da Sigfrido Ranucci e curata da Maurizio Torrealta, sono visibili i filmati del bombardamento al fosforo sui quartieri di Fallujah e i drammatici effetti sulla popolazione.
Il merito dell'inchiesta è quello di documentare in maniera inequivocabile, con foto e filmati, quanto era emerso il 27 settembre sul quotidiano "Il Manifesto" con la testimonianza dell'ex marine Jymmy Massey, testimone oculare dell'impiego del fosforo bianco, che aveva affermato a Washington: "A tutt'oggi i nostri superiori del Pentagono continuano a dichiarare che è "inumano" usare armi chimiche e di distruzione di massa in Iraq, perché "si uccidono dei civili". Di fatto noi abbiamo usato e continuiamo a usare fosforo bianco e uranio impoverito. Siamo responsabili del massacro continuo di civili iracheni".
Il fosforo bianco è un agente chimico che venne utilizzato in Vietnam nelle bombe al napalm e nella seconda guerra mondiale nei bombardamenti incendiari di Amburgo del 28 luglio del 1943. Le vittime si trasformano in "torce umane" e smettono di bruciare se immerse nella sabbia o nell'acqua ma ricominciano ad ardere appena riportate all'aria. Il fosforo bianco è stato bandito non solo nel 1980 dalle leggi internazionali e dalle stesse norme di protocollo del codice penale di guerra USA.

Roberto Morrione, direttore di Rainews 24, ha dichiarato a Redattore Sociale: "L'inchiesta di Rainews 24 nasce dal grande silenzio che è calato sull'attacco americano a Fallujah del novembre 2004. In Iraq non ci sono giornalisti occidentali sul campo, se non embedded, cioè inseriti in reparti militari americani e quindi fortemente condizionati. Si sapeva che c'erano stati fatti gravi a Fallujah quando venne una delegazione irachena in Italia con documenti originali sia fotografici che di testimonianze. Su questo si è innestata l'inchiesta di Rainews 24. Sigfrido Ranucci, nostro inviato, è andato negli Stati Uniti e ha raccolto testimonianze di ex soldati americani che hanno combattuto a Fallujah. Ha dimostrato con documenti originali che in quell'assalto furono usati armi chimiche proibite dalle convenzioni internazionali, in particolare il fosforo bianco e anche una seconda versione di napalm, l'MK77. Con immagini molto impressionanti e testimonianze abbiamo deciso di realizzare questa inchiesta che mi auguro possa essere ripresa e andare nei circuiti internazionali. I media internazionali infatti, con poche eccezioni come l'Independent e il Guardian, non si sono mai occupati di quanto era accaduto".

Daniele Marescotti

vai al link di RaiNews24 e a quello di peacereporter


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 Da Repubblica.it    - 08-11-2005
Inchiesta shock di "Rai News 24": l'agente chimico usato come arma. Un veterano: "I corpi si scioglievano"

"Fosforo bianco contro i civili"

Così gli Usa hanno preso Falluja


Un documento svela anche un test su un nuovo tipo di Napalm


ROMA - In gergo i soldati Usa lo chiamano Willy Pete. Il nome tecnico è fosforo bianco. In teoria dovrebbe essere usato per illuminare le postazioni nemiche al buio. In pratica è stato usato come arma chimica nella città ribelle irachena di Falluja. E non solo contro combattenti e guerriglieri, ma contro civili inermi. Gli americani si sarebbero resi responsabili di una strage con armi non convenzionali, la stessa accusa di cui deve rispondere l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein. Questo racconta un'inchiesta di Rai News 24, il canale all news della Rai svelando uno dei misteri del fronte di guerra tenuto più nascosto dell'intera campagna americana in Iraq.

"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie fino alle ossa", dice un veterano della guerra in Iraq a Sigfrido Ranucci, inviato di Rai News 24.

"Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini - aggiunge l'ex militare statunitense - il fosforo esplode e forma una nuvola. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".

L'inchiesta di Rai News 24, Fallujah. La strage nascosta, in onda domani su Rai3, presenta, oltre alle testimonianze di militari statunitensi che hanno combattuto in Iraq, quelle di abitanti di Fallujah. "Una pioggia di fuoco è scesa sulla città, la gente colpita da queste sostanze di diverso colore ha cominciato a bruciare, abbiamo trovato gente morta con strane ferite, i corpi bruciati e i vestiti intatti", racconta Mohamad Tareq al Deraji, biologo di Falluja.

"Avevo raccolto testimonianze sull'uso del fosforo e del Napalm da alcuni profughi di Falluja che avrei dovuto incontrare prima di essere rapita - dice nel servizio la giornalista del Manifesto rapita in Iraq (proprio a Falluja) nel febbraio scorso, Giuliana Sgrena, a Rai News 24 - Avrei voluto raccontare tutto questo, ma i miei rapitori non me l'hanno permesso".

Rainews 24 mostrerà documenti filmati e fotografici raccolti nella città irachena durante e dopo i bombardamenti del novembre 2004, dai quali risulta che l'esercito americano, contrariamente a quanto dichiarato dal Dipartimento di Stato in una nota del 9 dicembre 2004, non ha usato l'agente chimico per illuminare le postazioni nemiche, come sarebbe lecito, ma ha gettato fosforo bianco in maniera indiscriminata e massiccia sui quartieri della città.

Nell'inchiesta, curata da Maurizio Torrealta, vengono trasmessi anche documenti drammatici che riprendono gli effetti dei bombardamenti anche sui civili, donne e bambini di Falluja, alcuni dei quali sorpresi nel sonno.

L'inchiesta mostra anche un documento dove si prova l'uso in Iraq di una versione del Napalm, chiamata con il nome MK77. L'uso di queste sostanze incendiarie su civili è vietato dalle convenzioni dell'Onu del 1980. Mentre l'uso di armi chimiche è vietato da una convenzione che gli Stati Uniti hanno firmato nel 1997.

Fallujah. La Strage Nascosta verrà trasmessa da Rai News domani 8 novembre alle ore 07.35 (sul satellite Hot Bird, sul canale 506 di Sky e su Rai Tre), in replica sul satellite Hot Bird e sul canale 506 di Sky alle 17 e nei due giorni successivi.

 Da Peacelink    - 09-11-2005

Intervista a Javier Couso, fratello di José, il cameraman di Tele5 assassinato a Baghdad dagli statunitensi, che ha visitato Falluja.

"Io sono stato a Falluja"

Javier Couso, fratello di José, il cameraman di Tele5 assassinato a Baghdad dagli statunitensi, ha visitato Falluja. Ha raccolto eccezionali testimonianze sull'uso di armi chimiche e sulla sistematica violazione di diritti umani nella città martire dove 50.000 civili avrebbero trovato la morte sotto le bombe e i rastrellamenti statunitensi Gennaro Carotenuto testo Javier è nato a El Ferrol, in Galizia, la brutta città portuale dove è nato Francisco Franco, da una famiglia di tradizioni militari. È una frequentazione che lo aiuta nella straordinaria precisione con la quale descrive armamenti e fatti bellici. E la guerra, quella d'Iraq, ha cambiato la vita di Javier stroncando quella di suo fratello José, assassinato deliberatamente il giorno prima della presa di Baghdad mentre lavorava all'interno dell'Hotel Palestina. Sui fatti del Palestina dove trovarono la morte José Couso e Taras Protsyuk, Javier è in grado di esibire documentazioni inoppugnabili che testimoniano come un plotone dell'esercito statunitense quella mattina ebbe l'ordine "di andare a giornalisti", colpendo prima Al Jazeera, quindi Al Arabija e quindi l'Hotel Palestina. Il documentario di RaiNews24 conferma visivamente quello che Javier racconta da mesi a chi lo vuole ascoltare. È tra i pochissimi occidentali ad avere visitato la Guernica irachena e considera pienamente credibile il numero di 50.000 civili morti in una città che prima della guerra contava 350.000 abitanti. "Non è stato facile entrare -la sua visita risale allo scorso aprile- ma eravamo talmente determinati che ci siamo riusciti. Portavamo materiale sanitario. Ancora oggi si combatte in città e anche in nostra presenza cadde un marine. Tutte le case, tutte le moschee sono distrutte", racconta. Durante tutte le guerre il rispetto dei luoghi di culto è stato garantito ed ogni volta che è stato violato, la violazione è stata considerata un sintomo di barbarie. "In Iraq invece fin dall'inizio le moschee sono state considerate bersagli legittimi e secondo me è stata una scelta precisa, un modo deliberato di provocare la guerra civile nel paese". È difficile pensare ad un gruppo di sette spagnoli attraversare l'Iraq. "Ma gli iracheni, nonostante tutto sanno distinguere tra gli occidentali. Il nostro gruppo è stato accolto con baci ed abbracci e ringraziandoci per il ritiro delle truppe spagnole". Nel quartiere di Adamilla di Baghdad, considerato "100% resistente", "in un primo momento ci furono gesti minacciosi, ma sapevano perfettamente chi era mio fratello e quindi anche lì siamo stati accolti bene". Non è l'esperienza di altri occidentali, incluso sequestrati come Giuliana Sgrena del Manifesto: "e chi lo sa chi ha sequestrato Giuliana e a quali interessi rispondevano?" risponde Javier. "Abbiamo prove di famiglie intere assassinate, che le donne sono state tutte stuprate in maniera sistematica dalle truppe statunitensi, di bambini crivellati di colpi nelle loro culle, di persone assassinate mentre esibivano stracci bianchi in segno di resa, di cani mangiando i cadaveri che gli invasori per giorni e giorni hanno impedito di seppellire". I fatti narrati dalla testimonianza diretta di Javier sono comparabili ai racconti sull'occupazione nazista in Europa Orientale. Dappertutto Javier Couso ha raccolto testimonianze sull'evidenza dell'uso di armi chimiche, napalm, fosforo e sulle strane malattie che stanno dilagando nella città: "Il quartiere di Jolan è distrutto al 95%. Ma non è distrutto in maniera normale. La pietra si è sbriciolata, trasformandosi non in macerie ma in sabbia. Non so che tipo di esplosivo di enorme potenza possa essere stato usato. Tutti parlano di armi chimiche, di persone praticamente consumate e soprattutto delle malattie che colpiscono i sopravvissuti". Il supplizio per Javier non è finito, le umiliazioni dei sopravvissuti sono costanti: "Una scuola elementare è rimasta intatta e quindi occupata. Ho visto i bambini fare lezione proprio di fronte, sotto un telo di plastica e bruciati dal sole". Tutti i servizi sanitari sono stati colpiti e oggi sono di fatto inesistenti: "L'esperienza più terribile che ho vissuto direttamente è stata vedere morire davanti ai miei occhi un ragazzo di 22 anni per una crisi respiratoria leggera. Abbiamo condiviso la disperazione dei medici. Se solo avessero avuto un po' di ossigeno si sarebbe salvato". L'invasione, secondo Couso è cominciata proprio dall'ospedale: "I racconti dicono che sono entrati picchiando e rubando sistematicamente, i gringos hanno rubato tutto quello che hanno potuto. Hanno riunito medici e infermieri, li hanno ammanettati e lasciati inginocchiati con la testa per terra tutta la notte". Qui la testimonianza di Javier Couso si fa se possibile più cruda: "Per almeno otto giorni, mentre la città veniva coventrizzata, in nessun ospedale, in nessun ambulatorio, in nessun centro medico è stato permesso che affluisse un solo ferito. Questo testimonia che tutti i feriti hanno ricevuto il colpo di grazia o sono stati lasciati morire dissanguati". Le immagini che hanno fatto il giro del mondo e che sono state rapidamente silenziate, confermano la testimonianza di Couso. "È che loro -gli statunitensi- non lo negano. Semplicemente rivendicano di avere fatto un uso adeguato della forza, secondo le loro regole di combattimento. Suppongo che siano le stesse regole di combattimento dei nazisti".

 Da Indymedia    - 10-11-2005
Proviamo a quotare il comunicato ufficiale dell'Ambasciata USA a proposito del documentario di RaiNews 24. (sono sempre molto divertenti i comunicati ufficiali)


Questo documentario appare non neutrale, elaborato da professionisti che non si trovavano a Fallujah all’epoca dei fatti raccontati. Oltre 100 giornalisti invece sono stati ‘embedded’ con le Forze di Spedizione dei Marines a Fallujah per informare in merito all’Operazione Al Fajr.

Si parte subito bene con una contraddizione in termini: il documentario appare "non neutrale", invece - dice la nota - è meglio ascoltare le informazioni dei giornalisti "embedded", cioè... non neutrali per antonomasia!

Il documentario viene mandato in onda un anno dopo gli eventi che pretende di descrivere.

Sì. E pare non sia stato nemmeno facilissimo riuscirci... Alla fine però la lunga attesa è stata ricompensata da un bel "prime time" alle 7.30 del mattino. Vuoi mettere l'audience potenziale a quell'ora?

Tuttavia, nel confezionare questo servizio, nell’arco di un anno di tempo, gli autori non si sono curati di chiedere alcun commento in merito alle ipotesi da essi avanzate. Se lo avessero fatto, sarebbe stato detto loro che le forze statunitensi non hanno ne’ preso di mira i civili ne’ usato in modo indiscriminato le armi di cui si riferisce nel documentario.

Di questo ne siamo tutti assolutamente certi. Forse è proprio per questo che non c'era nemmeno bisogno di chiederlo.

Le forze statunitensi che partecipano alla coalizione dell’Operazione Iraqi Freedom continuano ad usare l’intera gamma di armamenti legali e convenzionali contro obiettivi legittimi.

Della serie: non ci facciamo mancare niente, eh?

Le forze statunitensi non usano il napalm e il fosforo bianco come armi chimiche o come surrogato.

Sicuramente hanno anche roba più trendy per bruciacchiare civili, non ne dubitiamo.

Gli Stati Uniti hanno distrutto l’ultima riserva esistente di Napalm nel 2001. Abbiamo ancora una bomba incendiaria, la bomba E-134 Bomb, Fire, Mk 77 Mod 5. La bomba incendiaria Mk77 non e’ napalm. La sua composizione chimica e’ diversa. Non e’ fuorilegge o illegale.

... e ovviamente viene usata per fare le caldarroste, no?

Le forze statunitensi non hanno usato le bombe incendiarie Mk77 nell’Operazione Al Fajr.

proseguirei dicendo che è chiaro a tutti che i corpi bruciacchiati sono quelli di gente oziosa che prendeva incautamente il sole senza usare filtri solari.

L’unico caso in cui e’stata usata la Mk77 durante l’Operazione Iraqi Freedom e’ stato tra marzo e aprile del 2003, quando i Marines hanno utilizzato molte bombe contro obiettivi militari legittimi.

Ma non era Saddam il cattivone che usava le armi chimiche? Ma sarà l'aria irakena che fa venire certe voglie perverse di barbecue... Ma in effetti Aprile è piu' adatto di Novembre per il barbecue...

Sostenere che le forze statunitensi abbiano usato il fosforo bianco contro obiettivi umani nell’Operazione Al Fajr e’ semplicemente sbagliato. Le forze statunitensi usano il fosforo bianco come fumogeno o per segnare gli obiettivi.

Giusto. Non è colpa degli americani se gli obiettivi erano infestati di civili inermi. E comunque era buio. Insomma, come facevano a vedere che c'erano civili negli obiettivi se non illuminavano prima col fosforo?

Esempio di dialogo tra soldati USA:
- Ehy, Jack, ci sono civili vivi in quell'edificio?
- Non so, John, è troppo buio per vedere.
- Ok, allora illuminiamo con una bomba al fosforo!
- Allora, Jack, vedi civili vivi lì dentro?
- No, John, nessun civile vivo adesso... tutti morti!

Contrariamente alla presentazione offerta dal documentario, il fosforo bianco non e’ fuorilegge o illegale o bandito da alcuna convenzione quando viene usato in questo modo. (vedi dialogo sopra) Le forze di sicurezza irachene e la forza multinazionale sono impegnate da due anni e mezzo in operazioni contro i terroristi, gli insorti ed elementi del vecchio regime.

Ok, siete impantanati da due anni e mezzo. Ma non è una scusante valida.

A tale riguardo, questo conflitto si e’ dispiegato esattamente come avviene in qualsiasi conflitto della storia bellica moderna.

Cos'è, la vecchia storia del cosi' fan tutti?

Le forze della Coalizione fanno veramente ogni sforzo per evitare la perdita di vittime innocenti, nonostante la pratica seguita da elementi del vecchio regime, dai terroristi e dagli insorti di prendere deliberatamente di mira i non combattenti, di usare i civili come scudi umani e di mettere in atto e condurre attacchi contro le forze della Coalizione dall’interno di zone abitate da civili.

Le cluster bombs in città sono veramente un fulgido esempio di sforzo per evitare vittime civili....

E’ questa la storia vera, e viene riportata da giornalisti provenienti da tutto il mondo.

E già. E, di grazia, perchè uno dovrebbe credervi? Solo perchè lo affermate? Solo perchè avete intruppato un bel po' di giornalisti di varia nazionalità nel vostro esercito?
E quante cose avete affermato dall'inzio di questa faccenda? Non è che l'amministrazione americana goda di grande fama di sincerità, ultimamente... L'autorevolezza - quando la si perde - non si riconquista più. E questo - per una fonte ufficiale - è un bel problemuccio.

Adieu, neocons. Anche voi avete fatto il vostro tempo.

www.warnews.it/blogs/parresia.php

 da L'Unità    - 11-11-2005
Falluja, gli Usa: «Abbiamo usato il fosforo bianco ma non per bombardare

«Abbiamo usato il fosforo bianco. Ma non ricordo se lo abbiamo usato come un’arma offensiva». A tre giorni dalla messa in onda dell’inchiesta di Rainews24 sul bombardamento di Falluja con agenti chimici, da parte egli Usa più che smentite arrivano mezze ammissioni. «Le forze statunitensi non usano il napalm e il fosforo come armi chimiche o come surrogato – si legge in una nota di protesta dell’ambasciata americana a Roma - le forze statunitensi usano il fosforo bianco come fumogeno o per segnare gli obiettivi», un uso che, sottolinea l'ambasciata, «non è fuorilegge o illegale o bandito da alcuna convenzione».
Più o meno sulla stessa linea le dichiarazioni di un portavoce delle truppe americane Iraq (il colonnello Steve Boyman) che durante un faccia a faccia televisivo su un’emittente indipendente non può che ammettere (pur tra distinguo e precisazioni): «Abbiamo usato il fosforo bianco. Ma non ricordo se lo abbiamo usato come un’arma offensiva».
Le rassicurazioni e le (mezze) smentite ufficiali però servono a poco di fronte all’evidenza dei fatti documentati e dettagliati del servizio di Rainews24 ampiamente corredato, anche con altre fonti e materiali vari sul sito internet dell’emittente . De resto l'ammissione che il fosforo bianco fosse stato usato durante la battaglia di Falluja non solo come illuminante ma come una vera e propria arma era contenuta anche nel numero di marzo-aprile della "Field Artillery", rivista ufficiale dell'artiglieria Usa, interamente dedicata a Falluja. «Il Forsforo Bianco si è dimostrato come un'arma versaitle e efficace - si legge sulla rivista - Lo abbiamo usato per le missioni di ricognimento e poi durante i combattimenti...» (scarica il pdf in inglese ).
Intanto in Italia si moltiplicano le reazioni all’inchiesta. I deputati Ds Famiano Crucianelli, Gloria Duffo, Valerio Calzolaio e Andrea Lulli hanno presentato una interrogazione parlamentare ai ministri Martino e Fini sull'uso di fosforo da parte delle truppe Usa in Iraq e a Falluja mentre i deputati di Rifondazione hanno presentato una mozione per promuovere presso l’Onu un’inchiesta sulla violazione delle convenzioni internazionali.
Ma anche la società civile si sta muovendo: lunedì prossimo si svolgeranno sit in di protesta davanti alle Ambasciata Usa a Roma (alle 16) e a Milano (alle 18).

 il Manifesto    - 13-11-2005
In una rivista ufficiale dell'esercito Usa la prova dell'uso di bombe al fosforo contro «obiettivi umani».


«Sostenere che le forze statunitensi abbiano usato il fosforo bianco contro obiettivi umani nell'Operazione Al Fajr è semplicemente sbagliato. Le forze statunitensi usano il fosforo bianco come fumogeno o per segnare gli obiettivi»: così l'Ambasciata Usa in Italia nella dichiarazione (9 nov.) sul documentario «Fallujah: la strage nascosta» trasmesso da RaiNews24. Un documentario che l'Ambasciata ritiene inattendibile in quanto «elaborato da professionisti che non si trovavano a Fallujah all'epoca dei fatti raccontati». Esistono però altri professionisti che si trovavano a Falluja all'epoca dei fatti e il cui resoconto ufficiale dovrebbe risultare attendibile per l'Ambasciata: il capitano James T. Cobb, il tenente Christopher A. LaCour e il sergente maggiore William H. Hight del Primo Battaglione della 6a Artiglieria da campagna, facente parte della 1a Divisione di fanteria. Dopo aver partecipato alla battaglia di Fallujah dell'8-20 novembre 2004, essi hanno inviato un memorandum al comando (FSE) che ha coordinato le forze dell'esercito, dell'aeronautica e dei marines in questa operazione. Il rapporto, in cui si descrive dettagliatamente l'efficacia dell'impiego dell'artiglieria da campagna, dopo essere stato messo agli atti è stato pubblicato da Field Artillery (marzo-aprile 2005), rivista bimestrale pubblicata dall'Artiglieria da campagna dell'esercito Usa, il cui quartier generale è a Fort Sill in Oklahoma.

Nel loro rapporto ufficiale (che la rivista intitola The Fight for Fallujah) essi così descrivono l'uso del fosforo bianco nella battaglia di Fallujah: «Il fosforo bianco ha dimostrato di essere una munizione efficiente e versatile. L'abbiamo usato per creare cortine fumogene e, successivamente in combattimento, quale potente arma psicologica contro gli insorti nelle trincee e nei cunicoli quando non potevamo avere effetto su di loro con gli alti esplosivi. Abbiamo lanciato contro gli insorti attacchi shake and bake ("scuoti e cuoci"), usando il fosforo bianco per stanarli e alti esplosivi per neutralizzarli». E' dunque un rapporto ufficiale, pubblicato dallo stesso esercito Usa, a documentare ciò che l'Ambasciata Usa in Italia nega: l'uso del fosforo bianco contro «obiettivi umani».

Oltre a questo vi è un altro passo del rapporto in cui i tre relatori documentano, ma sarebbe meglio dire «consigliano», l'uso del fosforo bianco contro «obiettivi umani»: «Abbiamo usato fosforo bianco migliorato per creare cortine fumogene quando il fumo delle HC (munizioni a esacloroetano zinco, n.d.t.) sarebbe stato più efficace e ci avrebbe permesso di risparmiare il fosforo bianco per missioni letali».

Nella conclusione del rapporto, i tre relatori Hight sottolineano che l'impiego di munizioni al fosforo bianco e di altro tipo ha avuto «effetti fisicamente e psicologicamente devastanti» sugli insorti di Fallujiah. Non c'è da dubitarne: i proiettili al fosforo bianco, di cui i tre relatori documentano l'uso (M110, M825 e altri anche a scoppio ritardato) hanno, secondo gli esperti di Global Security e della Federation of American Scientists, «effetti incendiari che provocano vittime, danni materiali e anche un forte impatto psicologico». La loro letalità è accresciuta quando sono impiegati insieme ad alti esplosivi in quella che viene definita operazione «scuoti e cuoci». Particolarmente eloquente è il verbo bake che in inglese significa «cuocere al forno».

Ma quel che l'ambasciata Usa sembra ignorare, non è invece ignoto a Usinfo, il programma governativo di informazione internazionale, che il 10 novembre ha aggiunto una «nota» al comunicato del giorno prima intitolato «Hanno gli Usa impiegato armi "illegali" a Falluja?». Tra parentesi, quasi nascosto in fondo a un comunicato di molte righe nel quale si ribadisce che i proiettili al fosforo sono «sparati in aria per illuminare di notte le postazioni nemiche e non contro i nemici» si legge un' estremamente imbarazzata ammissione:«Abbiamo appreso che parte dell'informazione fornita nel paragrafo precedente è errata. Proiettili al fosforo bianco, che producono fumo, sono stati usati a Fallujah non per l'illuminazione ma per creare cortine fumogene, cioè per nascondere i movimenti di truppe e, secondo un articolo The Fight for Fallujah pubblicato nell'edizione marzo-aprile 2005 della rivista Field Artillery, "quale potente arma psicologica contro gli insorti nelle trincee e nei cunicoli...". L'articolo afferma che le forze Usa hanno impiegato proiettili al fosforo bianco per stanare i combattenti nemici così da poterli uccidere con proiettili ad alto esplosivo».

Noi ci siamo imbattuti in questa ambigua «rettifica» solo dopo aver scoperto il rapporto di Field Artillery ben più chiaro e, certo senza volerlo, accusatorio nel suo carattere di fredda relazione sull'efficacia delle armi in battaglia.

Che una fonte governativa ufficiale sia costretta a rettificare il giorno dopo quanto affermato il giorno prima e a citare Field Artillery dimostra quanto il rapporto pubblicato dalla rivista sia scottante. La rettifica però rivela anche la debolezza del tentativo. Anzitutto non si dice che Field Artillery è una rivista ufficiale dell'esercito Usa. Si definisce poi quello pubblicato nell'edizione marzo-aprile 2005 «un articolo», mentre è un memorandum for record inviato da tre ufficiali al comando FSE e messo ufficialmente agli atti. Si cita infine solo una parte dell'«articolo» per far credere che il fosforo bianco sia stato usato solo «quale arma psicologica» per far uscire i combattenti nemici allo scoperto e non quale arma per sterminarli.

E' ora che l'esistenza di questo rapporto ufficiale, pubblicato da una rivista ufficiale dell'esercito, scuota e cuocia la Casa bianca.


- Terribili le immagini di Falluja (le persone sensibili sono SCONSIGLIATE)







 da Indy    - 13-11-2005
Non lasciamo soli i giornalisti di Rainews24

Sigfrido Ranucci, nato nel 1961 a Roma, inviato di Rainews24, in Rai dal 1989, ha lavorato fino al 1997 al Tg3 occupandosi di cronaca e sport. Ha realizzato numerose inchieste sulle stragi di mafia tra le quali l’ultima intervista al giudice Paolo Borsellino. Sempre nel 2001 ha vinto il primo Premio per l’informazione Internazionale Satellitare nell’ambito del Gran Prix Italia con un’inchiesta sui rifiuti radioattivi. Premio vinto anche nel 2002 con un’inchiesta sui danni alle popolazioni provocati dall’utilizzo dei proiettili all’Uranio Impoverito. Sempre nel 2002 ha realizzato un’inchiesta sull’impunità dei crimini nazisti che è stata acquisita ed è alla base del varo della Commissione Parlamentare sulle impunità delle stragi nazifasciste in Italia. Nel 2003 ha ricevuto il premio europeo Penne Pulite per un’inchiesta sui testimoni di Giustizia. Nel 2004 ha ricevuto una menzione speciale nell’ambito del concorso giornalistico Ilaria Alpi con l’inchiesta Veleni di Stato che denunciava con documenti inediti il traffico di rifiuti tra Italia e Somalia.

Ora Ranucci è anche l'autore dello sconvolgente documentario sulle stragi dei marines a Falluja avvenute lo scorso anno, nelle quali fu utilizzato fosforo bianco e MK77. Secondo me - avrò visto troppi film - Ranucci rischia. Non gli voglio portare sfiga, ma è nel suo stesso filmato che si fa notare come tutti i giornalisti occupatisi della stessa questione abbiano avuto guai seri, dall'esonero all'esecuzione capitale (ricordiamo il povero Baldoni). Ranucci è un giornalista coraggioso e lo si vede dal suo curricolum che ho incollato sopra. Un professionista serio che ama il suo lavoro e lo porta fino in fondo. Gli americani - con questa formula intendo chi li comanda - sono altrettanto seri nel loro lavoro, un lavoro assai sporco. Li conosciamo bene, è inutile rivangare ricordi odiosi. Quindi Ranucci, come anche il curatore del servizio Maurizio Torrealta, va protetto per quello che ha fatto. Soprattutto per quello che può ancora fare. Proposta: la Rai potrebbe promuoverlo da subito. E non parlo di soldi e incarichi. Parlo di prime time, come si dice in gergo. Non basta qualche spezzone a Primo piano (Rai Tre, quasi a mezzanotte). Bisogna sbattere le sue inchieste in prima serata in faccia agli italiani che a quell'ora mangiano rimbelliciti di fronte al loro tv color. Evitare per qualche sera pacchi, balletti e isole dei falliti e sovvertire l'idea che in questa nazione l'informazione sia solo un salotto bianco con due porte e un gobbo viscido.

Più gente saprà di queste inchieste, più sarà reso un servizio alla verità. E meno rischieranno i giornalisti coraggiosi. Non lasciamoli soli.

Indymedia Italia



 dalla Tavola della Pace    - 13-11-2005
L’Italia chieda verità e giustizia su Fallujah