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L'euro, il lotto e la magliaia
Avrò di già raccontato la storia della magliaia? E' una storia molto semplice, di famiglia, fatta di maglioni invernali e di aggiusti necessari e non più rinviabili ai polsini.
Ma è una storia che ha una vita tutta sua, storia vissuta a cavallo di una svolta veramente storica, epocale, allorquando si passò da un conio ad un altro conio.
Si doveva per l'appunto rimediare ai guasti dell'usura di un maglione di quelli pesanti e caldi, facendo rifare dalla magliaia di fiducia i due polsini; costo dell'operazione, secondo il vecchio conio, lire italiane ventimila!
E sembra proprio che il destino abbia voluto giocare sul filo del passaggio di conio poiché, a nuovo conio di già in corso, per un altro bel maglione dei ragazzi, di quel tipo di lana spessa e molto calda, il problema dei polsini usurati ed allentati, senza più elasticità, si ripresentò con tutta la drammaticità e l'urgenza del caso.
Il ricorso alla signora magliaia di fiducia fu fatto senza pensarci più di tanto: sorpresa delle sorprese, a nuovo conio appena in circolazione il costo dell'intervento si stabilì in euro venti!
Capito l'antifona? Ventimila lirette uguale venti euro! Alla faccia del bicarbonato, avrebbe detto e direbbe il grande comico se non fosse trapassato!
La signora magliaia aveva da parte sua stabilita la parità del nuovo conio non già a 1936,27 delle vecchie e malandate lirette, ma ad appena mille delle vecchie lirette.
Storia banale in verità questa che ho voluto raccontare, senza scientificità alcuna e che non passerebbe nei salotti buoni, intelligenti e ben informati del tubo catodico monopolizzato del bel paese.
Ma è stata la lettura della analisi settimanale di Alberto Statera, " La crisi secondo Berlusconi? Tutta colpa dell'euro di Prodi ", pubblicata sull'ultimo numero di " Affari & Finanza ", a convincermi ed a spingermi a mettere i cosiddetti panni della famiglia in piazza; poiché ricordavo bene che non solo la magliaia di famiglia aveva operato da par suo sulla conversione dal vecchio al nuovo conio, al ribasso ovviamente ed in sintonia a quanto vanno blaterando da tempo l'egoarca di Arcore ed il suo fido ministro della " finanza creativa " in fatto di cambio liretta-euro, ovvero dell'avventatezza avuta dai responsabili degli accordi monetari per una equivalenza lira-euro troppo alta, ma ricordavo - ma vatti a fidare della tua memoria ! - che ci aveva provato pure e che ci era riuscita nella impresa di dimezzare il valore dell'euro - nell'indifferenza dei governanti del tempo ovvero nell'indifferenza dell'egoarca di Arcore - anche una certa società che gestisce il fortunatissimo - per la società ovviamente - e diffusissimo gioco d'azzardo.
La lettura provvidenziale ed illuminante dell'analisi di Alberto Statera mi ha confermato nelle mie convinzioni e mi ha restituito fiducia nella mia purtroppo labile memoria. Leggere per conoscere e per ricordare.


" L'ordine di scuderia è già operativo. La campagna elettorale della Casa delle Libertà per le politiche dell'aprile 2006 s'impernierà sulla "devastazione" dell' euro, di cui è colpevole il Centrosinistra. L'Italia non è più competitiva? Il Pil langue? I prezzi sono aumentati del doppio? I consumi stagnano? La gente non arriva alla fine del mese? Colpa dell'euro e di chi lo volle, fortemente lo volle. Cioè Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi.
Dopo anni di promesse mancate, di contratti con gli italiani disattesi, di figuracce internazionali, di leggi ad personam, di oscuri affari di famiglia, gli slogan puerili alla "meno tasse per tutti" servono ormai soltanto per le barzellette.
Così gli spin doctor del premier uscente, tra i quali sembra sia stato nuovamente reclutato Luigi Crespi, quello in bancarotta che si vanta di aver inventato il contratto con gli italiani siglato sulla lavagnetta di Vespa, hanno scelto slogan "anti", invece che "pro".
Al "sogno" berlusconiano non crede neanche più lui, se mai l'ha fatto, come potrebbero più berlo gli elettori dopo quasi un lustro di delusioni? Così, dopo gran ruminare, le teste d'uovo hanno deciso che sullo slogan dei "comunisti" che svuoteranno ancor di più le tasche degli italiani si può giocare la partita elettorale, impapocchiando una campagna mediatica di forte impatto ad uso degli elettori meno avvertiti.
E' vero che è arrivato dopo il senatore Schifani, ma Giulio Tremonti, cui piace fare il primo della classe, ha già lanciato alla grande il tema dell'euroassassino la settimana scorsa a "Ballarò". Saltando di capra in cavoli, senza che nessuno lo interrogasse in proposito, si è lanciato in una denuncia accorata dei danni della moneta unica e in una perorazione della sua vecchia proposta di creare una moneta cartacea da un euro, secondo l'idea nata nel 2002 in una gita in bicicletta con Umberto Bossi da San Candido a Lienz ("42 chilometri!", raccontò "La Padania" paragonandoli a Mao nuotatore nel fiume).
Ma ai due spiegarono subito che, a parte i costi per il ritiro delle monete circolanti e gli anni per la predisposizione delle nuove, il Tesoro avrebbe perso alcune centinaia di milioni di euro di "diritti di signoraggio", il provento che le banche centrali realizzano nell'emissione di moneta, a vantaggio della Banca centrale europea.
La performance di Tremonti è comunque lo squillo di tromba, il leit motiv della campagna elettorale. Allora sarà bene che i prossimi avversari televisivi del ministro stesso, del senatore Schifani, del premier e di tutti quelli che si accoderanno sull'euroassassino si muniscano di un aureo libretto di Guido Alborghetti ("Il libro nero del governo Berlusconi"Nutrimenti editore) e mandino a memoria tre o quattro piccoli fatti incontestabili che vi sono citati:
1. Un decreto legge del ministro Tremonti raddoppiò dal primo gennaio 2002 la puntata della giocata minima al Lotto, portandola da mille lire a un euro, cioè 1936,27 lire, affermandone ufficialmente l'equivalenza, senza che alcuno battesse ciglio, tanto meno la task force antiaumento dei prezzi presieduta dal sottosegretario Paolo Bonaiuti;
2. Dalla stessa data il sindaco di Milano Albertini aumentò il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici di trasporto da 1500 lire a un euro (+30 per cento);
3. Il caroeuro ha regalato proprio a Tremonti 6 miliardi di euro di maggiori incassi per Iva e imposte indirette, più o meno l'ammontare della "riduzione delle tasse" della Finanziaria 2004; 4. Senza l'euro avremmo pagato cinque punti di differenziale dei tassi e il costo degli interessi sul debito sarebbe balzato a 80 miliardi di euro, una cifra incommensurabile.
Ergo, con l'euro, Tremonti, Crespi e i loro soci forniscono un ottimo slogan al Centrosinistra: "Grazie Prodi, grazie Ciampi!"


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