Sanità, Assistenza, Previdenza e Fisco
Rolando A. Borzetti - 26-04-2002
Sanità, previdenza, assistenza e fisco. Sono questi i quattro temi centrali intorno a cui è stato costruito dai sindacati dei pensionati il documento programmatico che hanno approvato ieri. Un documento congiunto che racchiude il senso delle battaglie fin qui condotte e si propone come alternativa alle scelte avanzate dal Governo attuale.

Ecco in dettaglio gli elementi più significativi:

Previdenza


Incremento delle pensioni di importo più basso.

L’aumento a un milione delle pensioni di importo più basso non riguarda tutti, ma “esclude circa due terzi dei potenziali aventi diritto, produce iniquità tra pensionati, penalizza chi ha alle spalle decenni di contributi e confonde ancora una volta previdenza e assistenza”. Tra le proposte avanzate dai sindacati l’elevazione del limite di reddito coniugale a 13.427,88 euro (26 milioni di lire), pari al doppio del limite individuale e, in caso di pensionati sposati, l’utilizzazione del solo reddito coniugale per il diritto all’aumento. Inoltre l’esclusione dalla considerazione dei redditi influenti ai fini del diritto all’aumento di somme modeste derivanti da interessi bancari e postali o da investimenti in titoli, l’abbattimento del limite di reddito per chi abita in affitto, per non discriminarlo rispetto a chi è proprietario di casa.

Minimo vitale

Propongono di avviare gradualmente la realizzazione del minimo vitale per tutti i soggetti disagiati, quale nuovo diritto sociale.

Salvaguardia del reddito netto dei pensionati e recupero del potere d’acquisto

L’indicizzazione delle pensioni alla sola inflazione ha congelato il potere d’acquisto delle pensioni. Per contrastare questa tendenza i sindacati invitano ad adottare la disposizione contenuta nel D.lgs. 503/92 che prevede l’istituzione di una verifica periodica tra governo e parti sociali sull’andamento del reddito netto dei pensionati per definire misure di aumenti aggiuntivi alla perequazione automatica (che tengano conto dell’andamento delle retribuzioni, della pressione fiscale centrale e locale, delle tariffe) e per individuare opportuni interventi di riduzione del carico fiscale.

Fisco

I servizi non migliorano, anche se aumenta la pressione fiscale. I sindacati esprimono preoccupazione e chiedono che il miglioramento del reddito disponibile e la riduzione della pressione fiscale a favore delle fasce più deboli della popolazione facciano parte di un unico sistema di “detrazione sociale” che arrivi a trasformare, per chi non può usufruire di sgravi, le detrazioni d’imposta in crediti d’imposta, in modo da consentire il rimborso delle detrazioni non utilizzate o di riportare l’eccedenza negli anni successivi.

Sanità e assistenza

Molti gli aspetti analizzati in questa parte del documento, poiché i provvedimenti fin qui adottati secondo i sindacati “mettono a rischio i principi di universalità, di equità e di solidarismo contenuti nella legge quadro n. 229/99”. Le critiche avanzate riguardano la mancanza di una concertazione con le forze sociali nella definizione del Piano sanitario e l’aver ignorato da parte del Governo che le “politiche per la salute hanno la loro sede naturale negli ambiti territoriali e quindi nei distretti”. Marginali, secondo i sindacati, le politiche sociosanitarie per la popolazione anziana, soprattutto per le persone non autosufficienti e chioedono l’approvazione di un Progetto obiettivo per la salute degli anziani che “sia il prodotto di una seria concertazione con i sindacati dei pensionati, con le Regioni e con gli enti locali e che sia condiviso, efficace e cogente”.
Per quanto riguarda i Livelli essenziali di assistenza i sindacati sottolineano che “l’autonomia di ciascuna Regione nell’applicazione dei Lea deve esprimersi esclusivamente nell’allargamento delle prestazioni garantite a livello nazionale” e denunciano l’esclusione dai Lea di una serie di prestazioni, “con il rischio di ricadute indiscriminate sui cittadini”.
Chiedono che i nuovi ticket regionali siano progressivamente aboliti poiché “rischiano di ledere il principio costituzionale dei livelli essenziali e uniformi di assistenza” e ricordano che tutte le prestazioni attualmente escluse, totalmente o parzialmente, dalla copertura del Ssn, con la precedente normativa erano erogate gratuitamente per i pensionati ultra65enni, per i pensionati al minimo e per i disoccupati entro determinati limiti reddituali; oppure, per i non esenti, erano soggette al pagamento di un ticket non superiore a 36,15 euro.
Nel 1999 la nostra sanità era indicata come seconda al mondo, oggi viene sistematicamente smantellata.

Fondamentale inoltre la questione delle liste di attesa che i sindacati definiscono “il problema più acuto nel rapporto di fiducia tra cittadini e Ssn”. Chiedono al governo che assuma tutte le iniziative necessarie per rispondere tempestivamente alla domanda sanitaria dei cittadini e che faccia funzionare il Servizio nazionale di monitoraggio affinché siano fornite in tempo reale le informazioni sulle liste di attesa sul territorio. Propongono inoltre che i Direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere siano chiamati a rispondere delle inadempienze nella applicazione delle direttive nazionali e regionali relative al superamento delle liste di attesa.
Legge quadro n.328/2000 di riordino dei servizi socioassistenziali
La denuncia dei sindacati investe i Decreti delega, non ancora emanati, ed ritardo nell’adozione del Carta dei servizi sociali. Inoltre chiedono che la sperimentazione del Reddito minimo di inserimento, adottato in 39 Comuni e successivamente esteso con la Finanziaria 2001 ad altri 268 Comuni, si estenda a tutto il Mezzogiorno, per giungere poi a una sua generalizzazione come mezzo per contrastare la povertà e favorire l’integrazione delle persone nei processi lavorativi.

Non autosufficienza e petizione

La legge n. 229/99 di riforma della sanità e la legge n. 328/2000 di riforma dell’assistenza hanno posto la non autosufficienza come obiettivo centrale della politica sociale del Paese. Ma secondo i sindacati da sole non bastano. Per questo Spi, Fnp e Uilp promuovono una petizione popolare in cui chiedono al governo e al Parlamento un impegno urgente per la predisposizione e l’approvazione di una legge nazionale per la non autosufficienza, che preveda, nell’ambito del Fondo sociale nazionale, la costituzione di un Fondo specifico per la non autosufficienza.


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