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La scuola che verrà: i genitori
Ilaria Ricciotti - 14-10-2005
L'ultima compenente , non meno importante delle altre, anch'essa protagonista della scuola sono i genitori.
Genitori a cui sono stati riconosciuti con i decreti delegati non solo doveri, ma anche diritti.
Sappiamo tuttavia molto bene quali diritti essi di fatto abbiano nei vari Consigli di classe ed in quelli d'Istituto.
Molto spesso, laddove non c'è affiatamento tra di loro, essi riescono il più delle volte soltanto ad esprimere ciò che gli insegnanti in situazioni problematiche vogliono sentirsi dire e cioè: la classe non rende perché i ragazzi non studiano; sono indisciplinati; non fanno i compiti a casa; si distraggono facilmente; non socializzano ecc.

Quante volte nei Consigli di classe si inizia a parlare degli aspetti positivi della stessa prima di affrontare quelli negativi?

Quante volte le osservazioni o le proposte dei genitori, scaturite da una democratica assemblea , vengono tenute in considerazione e condivise?

Quante volte si cerca di affrontare unitariamente situazioni difficili cercando una collaborazione tra le due parti?

Eppure i genitori sono i "datori di lavoro" dei docenti e di tutto il personale scolastico! Potrebbero, se lo vogliono, portar via i loro figli da quella determinata scuola. Ed allora perché spesso non si cerca, senza voler occupare il ruolo dell'altro, di ascoltarli, di rispettarli, tendendo loro una mano per il bene di questi nostri ragazzi?

Detto questo c'è da dire anche che se ci sono insegnanti impreparati, anche certi genitori non sono da meno:

- genitori che non attribuiscono alla scuola quel ruolo di formazione che le compete, ma la considerano un ottimo parcheggio dove i loro figli sono custoditi per un congruo numero di ore;

- genitori che considerano i loro figli come dei piccoli geni, quando al contrario sono alunni normalissimi che non riusciranno mai a soddisfare le aspettative di chi li ha generati;

- genitori che lasciano i loro figli in totale balia degli insegnanti, dando loro ragione, anche quando quest'ultimi si rendono artefici di relazioni umane e didattiche molto negative.

E' capitato qualche giorno fa che una mia amica, preoccupatissima, mi ha chiesto se abbia fatto bene a non comprare il libro di religione a sua figlia di tre anni che frequenta la scuola materna. Ho stentato un po' prima di riferirle ciò che pensavo, perché non avevo mai sentito un fatto del genere. Eppure è un fatto vero, non isolato, che rischia di scatenare nella mia amica forti prese di posizione nei confronti della maestra e una rivalsa nei confronti di tutti i genitori che hanno accettato, subendo, una tale richiesta non supportata da un'adeguata programmazione didattica.

Anche questa è la scuola!

Fortunatamente però accanto alle tipologie di genitori sopra descritte ce ne sono altre: genitori che sono o per lo meno tentano di essere dei genitori validi, sempre pronti a mettersi in gioco, ad ascoltare, ad informarsi per informare, a formarsi per poter soddisfare i bisogni dei loro figli, cercando di capirli, senza tuttavia azzerare se stessi .

Nella scuola che verrà speriamo che i genitori e gli insegnanti non ergano più muri tra loro, ma intraprendano un cammino comune per il bene degli alunni che hanno il diritto a non essere considerati strumenti di questo o di quello.

E' auspicabile che i nostri bambini e/o ragazzi, da adulti, possano ringraziare sia i genitori che gli insegnanti se diventeranno donne e uomini istruiti e liberi.


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 Reginaldo Palermo    - 16-10-2005
Cara Redazione,
ho letto in fuoriregistro l'intervento di Ilaria Ricciotti sul ruolo e la funzione dei genitori nella scuola e sono rimasto a dir poco sbalordito: ma come si fa a dire, se si è anti-morattiani, che i genitori sono in un certo senso i "datori di lavoro" dei docenti ?

Ma questa è appunta la visione della scuola-azienda, dell'utente-cliente, e così via ...

Mi viene da commentare che siamo tutti antimorattiani quando si tratta di strillare contro morattila, ma non appena indossiamo i panni del genitore alcune scelte morattiane ci piacciono eccome !! oppure se facciamo gli assessori comunali l'idea che si possano prendere i bambini di 2 anni e mezzo nella materna ci entusiasma perchè pensiamo che in tal modo possiamo risparmiare sui nidi...

Insomma così va il mondo....

cordialmente

rp

 ilaria ricciotti    - 19-10-2005
Ringrazio Reginaldo Palermo per essere intervenuto, dimostrandomi che dall'altra parte c'è un interlocutore.
Detto questo, vorrei rispondere a Reginaldo dicendo che anch'io non considero la scuola un'azienda, ma un'istituzione indispensabile in una società che si considera civile.
A questo punto non posso fare a meno di chiedermi:" O io non sono riuscita a spiegarmi o Reginaldo non è riuscito a capire". Se tu, Reginaldo sei un insegnante e supponiamo che nella tua scuola tutto funziona malissimo, pensi che i genitori del luogo iscriverebbero i loro figli da voi? Io penso proprio di no. Anzi posso assicurarti che ci sono stati dei casi in cui una prima media non si è potuta costituire proprio perchè la maggioranza dei genitori ha deciso di iscrivere i loro figli da un'altra parte.
Ed allora ciò che volevo dire è che tutti gli operatori scolastici, in primis il Dirigente, debbono soddisfare i bisogni degli utenti, avvicinando i genitori e ascoltando quanto loro hanno da dire. La guerra tra la famiglia e la scuola non giova a nessuno, in modo particolare a coloro che la frequentano come fruitori del sapere.
Spero di essermi chiarita.
Se così non fosse attendo altri commenti.

 ilaria ricciotti    - 08-11-2005
Perchè nella scuola i genitori non partecipano alla scelta dei loro rappresentanti di classe o di istituto?
Perchè queste presenze sono numerose nella scuola materna e cominciano a scemare man mano che si passa da un ordine di scuola all'altro?
In una classe di 22 genitori, ad esempio, i votanti risultano soltanto in 7.
Perchè avviene questo atto di inciviltà e di rifiuto di democrazia scolastica?
Ce lo dovrermmo chiedere in molti, insegnanti e non, dialogando e cercando di rimuovere tutti insieme questo problema che porta ad una gestione della scuola di pochi eletti, di certo non rappresentativi di un mondo in cui anche i genitori hanno tante cose da dire .