breve di cronaca
Riforma Moratti: i silenzi della sinistra
Il Manifesto - lettere - 13-10-2005
L'articolo di Iaia Vantaggiato, pubblicato su il manifesto del 21 settembre scorso, ha l'indubbio merito di chiamare le cose con il loro nome e di indicare i duri problemi che devono affrontare, in particolare, quanti in questi anni si sono battuti con determinazione contro le leggi del ministro Moratti. E' una chiamata in causa anche per il centrosinistra che non ha ancora presentato una proposta di merito e deciso di avviare una grande discussione su di essa. Questa assenza di una proposta del centrosinistra alimenta preoccupazione, può portare alla sfiducia sulle reali volontà e questo non va proprio bene, in particolare in un settore nel quale lo scontro è stato ed è tutt'ora durissimo. Se sulle questioni sollevate da Iaia Vantaggiato il manifesto decidesse di organizzare uno spazio specifico di discussione e di confronto farebbe un'opera meritoria ed importante. Partendo dalla constatazione che nel nostro Paese una buona parola sulla scuola non si nega mai ma consapevoli che ci si ferma sempre lì. Insomma, corriamo il rischio di continuare a morire di ... troppo consenso. Ma avendo chiaro che ci sono temi che vanno indagati in modo molto diverso dal passato, che occorre una riflessione lunga perché la realtà è strutturalmente cambiata pena il rincorrere soluzioni che non determinano una discontinuità con l'ingegneria degli ultimi dieci anni. Sulla questione scuola registro ancora un'attenzione, da un lato, quasi esclusivamente dedicata allo strumento legislativo da mettere in campo per abrogare la Legge Moratti ma ancora troppo disattenta ad un tema altrettanto importante che riguarda il che fare. Ci sono significative eccezioni (in ordine di tempo: la proposta programmatica della Flc Cgil, la proposta di Retescuole, il documento di settembre di Ecole) ma, appunto, sono ancora eccezioni. Dall'altro, in modo speculare, assisto ad una disquisizione sullo strumento legislativo, alla proposizione di una sorta di buonsenso in nome del quale si dovrebbe emendare una legge irricevibile, mentre non si delineano risposte adeguate a quelli che a me paiono i drammatici problemi del nuovo millennio. Iaia Vantaggiato lancia un grido d'allarme, faremmo bene tutti a coglierlo. Siamo in ritardo ma non è esaurito il tempo per una discussione programmatica, occorre però decidere di lavorarci e di farlo dal basso. La Cgil ha avviato in questi giorni le assemblee congressuali di luogo di lavoro che coinvolgeranno cinque milioni di iscritte ed iscritti. Il più grande sindacato d'Europa va al suo XV Congresso con un documento a tesi unitario nel quale si rivendica la cancellazione della Legge Moratti (Tesi 4.7); l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni (Tesi 4.7); un intervento complesso su università e ricerca (tesi 4.8). E mi sono limitato ad indicare solo alcune delle proposte.Tutto ciò, come indica il tema sul quale viene convocato il Congresso, perché bisogna «Riprogettare il Paese» ed in questa operazione «Lavoro, saperi, diritti, libertà» sono valori fondamentali. Non ci sono precedenti nella storia del movimento operaio di una tale determinazione. Noi siamo convinti che l'attuale sistema scolastico sia molto migliore di quello delineato, e solo in piccola parte realizzato, dal ministro Moratti ma che debba essere profondamente trasformato perché da tempo è in difficoltà. E gli espulsi sono i figli di lavoratori e dei ceti più deboli. In che direzione, con che tempi, con chi, con quali sedi e strumenti, con quali risorse diventano temi sui quali occorre dare rapidamente risposte, non delegarle, costruire movimento ed alleanze. Indico alcune questioni. Noi siamo convinti che, nei primi cento giorni di un prossimo (e mai troppo vicino) governo di centro sinistra, l'obbligo scolastico debba essere portato a 16 anni per arrivare, entro la legislatura, a 18 anni con conseguente modifica della legislazione sull'accesso al lavoro. Perseguire davvero questo obiettivo significa per noi anche affrontare il dramma rappresentato dalle migliaia di ragazze e ragazzi che fuggono dalla scuola. Per non fermarci alla parola d'ordine, che pure registra importanti condivisioni, quel punto va affrontato e risolto. E come?, con quali strumenti?, ecc. E' questione da discutere. Un altro esempio: questo grande movimento che ha fermato al palo la legge Moratti lo ha fatto utilizzando nelle scuole principalmente gli strumenti dell'autonomia scolastica. Io sono fra coloro che pensano che essa possa rappresentare, temperata nelle sue derive, una risorsa fondamentale per dare visibilità alle persone ed ai corpi intermedi di un territorio e per evitare di perdere cinque anni a discutere di una legge di riforma più o meno organica a prescindere dai soggetti. E' necessario discuterne per non trovarci di fronte, da un lato, un neo centralismo statalista e, dall'altro, una neo frammentazione territoriale. Infine, il tema del rapporto fra sapere e democrazia è questione che impone una riflessione radicalmente nuova rispetto a ciò che abbiamo fatto fino ad adesso, riappropriandoci di una prassi pedagogica sull'eguaglianza che da troppo tempo è ridotta ai margini. Ho citato solo alcune questione sulle quali esistono una frantumazione di risposte o silenzi assordanti. Bisogna stare in pista e non delegare a nessuno la necessità di affrontare questi temi né mettersi alla finestra aspettando di giudicare. Rispondere programmaticamente a questi temi renderebbe non eludibile e ancora più forte la stessa richiesta di abrogazione della legge Moratti della quale sono, per altro, assolutamente convinto. Un segnale importante che va nella direzione che ho indicato è rappresentato dal fatto che il Cantiere delle Riviste ha deciso di impostare una riflessione strategica sulla conoscenza e di discutere di un conseguente programma il 26 novembre a Roma in una impegnativa iniziativa. Se anche il manifesto aprisse questa discussione ciò rappresenterebbe un fatto prezioso, perché a chi indica, come ha fatto la Vantaggiato, che abbiamo di fronte Rodi bisognerebbe dare risposte non silenzi o scomuniche.

ENRICO PANINI
segr. nazionale della Flc-Cgil

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