breve di cronaca
Giornata mondiale degli insegnanti
C.I.D.I. - 05-10-2005
COMUNICATO CONGIUNTO
delle ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI degli INSEGNANTI
ADI - AIMC - APEF - CIDI - DIESSE - FNISM - LEGAMBIENTE/Scuola e formazione - MCE - UCIIM

5 OTTOBRE: GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI


La giornata mondiale degli insegnanti, istituita per la prima volta nel 1993 dall'UNESCO, vuole richiamare l'attenzione pubblica sul ruolo dei docenti nel mondo e sulla loro importanza nella società.
La data ricorda il 5 ottobre 1966, quando tutta la comunità docente ricevette il più importante riconoscimento internazionale della propria storia. Una speciale Conferenza intergovernativa adottò la Raccomandazione sulla condizione degli insegnanti dell'UNESCO/OIT, che per la prima volta diede ai docenti di tutto il mondo uno strumento che definiva le loro responsabilità e affermava i loro diritti. I governi, nell'adottare quella Raccomandazione, riconobbero all'unanimità l'importanza di avere insegnanti competenti, motivati e qualificati.

"FORMAZIONE, LA FORZA DEL CORPO DOCENTE!"


All'interno del tema generale scelto nel 2004, Insegnanti di qualità per un'educazione di qualità, lo slogan della Giornata Mondiale degli Insegnanti 2005 è: "Formazione, la forza del corpo docente!" Con ciò si intende sottolineare il bisogno di garantire ai docenti la migliore formazione iniziale possibile. La qualità della formazione degli insegnanti ha infatti un impatto cruciale e duraturo sulla qualità dell'educazione e deve collegarsi a una formazione in servizio altrettanto qualificata.
L' Internazionale dell'Educazione, nel lanciare la Giornata mondiale degli Insegnanti 2005, ha affermato che i docenti hanno bisogno di:
• un' approfondita formazione nelle discipline d'insegnamento, nelle scienze dell'educazione, nelle metodologie, e nelle pratiche d'insegnamento;
• una formazione relativa ai nuovi compiti che caratterizzano l'insegnamento, come il lavoro in equipe, le relazioni con i genitori e le comunità locali, la ricerca didattica, la partecipazione all'organizzazione e al funzionamento dell'istituto scolastico;
• una formazione nell'uso delle TIC, e uno sviluppo professionale che permetta loro di approfondire e adattare le proprie competenze ai bisogni delle nuove generazioni
• una formazione in servizio in continuità con la formazione iniziale che costituisca il supporto allo sviluppo della professionalità docente

LA FORMAZIONE IN ITALIA: UNA QUESTIONE IRRISOLTA


Entro il 17 Ottobre il Governo italiano approverà in via definitiva il decreto legislativo relativo alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, varato dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio 2005 e ora all'esame delle commissioni parlamentari. Tutte le Associazioni professionali firmatarie di questo documento hanno espresso il loro dissenso rispetto a quello schema di decreto, perché incapace di avviare una formazione qualificata e di risolvere gli annosi problemi del reclutamento.

Il 5 Ottobre sia anche per l'Italia l'occasione di riflettere su questo tema cruciale e di ricercare soluzioni condivise!


Roma 5 Ottobre 2005

f.to i presidenti nazionali di

ADI - Alessandra Cenerini
AIMC - Mariangela Prioreschi
APEF - Paola Tonna
CIDI - Domenico Chiesa
DIESSE - Roberto Persico
FNISM - Gigliola Corduas
LEGAMBIENTE Scuola-Formazione - Vittorio Cogliati Dezza
MCE - Diana Cesarin
UCIIM - Luciano Corradini

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 Anna Di Gennaro    - 05-10-2005
Segnalo l'editoriale dell'associazione DIESSE, particolarmente significativo, a cura del presidente Roberto Persico, il primo ad aprire lo sportello di ascolto per docenti, esttamente un anno fa.

Da www.diesse.org

5 OTTOBRE: GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI

Istituita per la prima volta nel 1993 dall’UNESCO, la “Giornata mondiale degli insegnanti” vuole richiamare l’attenzione pubblica sul ruolo dei docenti nel mondo e sulla loro importanza nella società. Il tema di quest’anno, “Formazione, la forza del corpo docente!”, evoca in maniera evidente il collegamento tra la formazione dell’insegnante e l’incidenza che la professione da lui svolta ha sulla società. Nello stesso tempo la giornata è l’occasione per riflettere, in senso più vasto, sulla condizione dell’insegnante nel nostro Paese (ci limitiamo in queste brevi considerazioni all’Italia, lasciando a studi più approfonditi l’analisi del quadro mondiale dell’educazione). I quasi 800.000 docenti italiani vivono oggi una delicata fase di trasformazione del loro lavoro. La riforma del sistema scolastico, cominciata con l’autonomia e proseguita con la legge 53/2003, li obbliga a cambiare atteggiamento e a mettere in discussione posizioni e compiti che sembravano consolidati. All’insegnante di fatto si chiede moltissimo, dalla progettazione dei percorsi didattici personalizzati al rapporto con le famiglie portatrici di problemi sempre più complessi. Il cambiamento però non è favorito da un rafforzamento della identità dell’insegnante e del suo compito educativo, per cui gli insegnanti lasciati soli a vedersela con le novità finiscono per innervosirsi o reagiscono con l’attivismo fine a se stesso. Non v’è dubbio che si stenta a prefigurare oggi quello che sarà l’insegnante di domani, perché l’immagine dell’impiegato statale fatica ad essere abbandonata e quella di un professionista capace di interagire con situazioni differenti da luogo a luogo non si traduce in realtà. Il percorso verso un nuovo stato giuridico che metta in mano all’insegnante la decisione circa il suo destino professionale ha trovato un terreno accidentato e tanti nemici. I docenti italiani rappresentano l’unico esempio di personale laureato, tra i dipendenti della pubblica amministrazione, senza possibilità di progressione ai livelli successivi per tutto l’intero corso del proprio esercizio, dall’ingresso nella scuola fino alla pensione. E l’ultimo rinnovo contrattuale ha sancito questo stato di cose. Inoltre gli stipendi dei docenti italiani, seppure siano cresciuti dal 1996 ad oggi, restano ancora lontani dagli standard europei e soprattutto vengono sempre introdotti a pioggia, senza alcuna attenzione specifica per la qualità, salvo piccole concessioni alla retribuzione professionale. Ma il fenomeno che fa più impressione oggi per il suo effetto devastante è la cosiddetta sindrome del “burn-out”, termine tratto dal gergo sportivo che indica lo stress da affaticamento fisico ed emotivo. Sembra dilagare nella scuola, il burn-out, e colpire indifferentemente giovani che entrano in crisi di fronte alle prime difficoltà, così come adulti più scafati alle prese con l’eterna burocrazia. Si può non credere agli psicologi del lavoro che stanno scrivendo libri su questa malattia dell’insegnante, ma non si può negare che tutto il settore sia attraversato da una profonda crisi di identità e motivazione. Paradossalmente, il decreto legislativo relativo alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, varato dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio 2005 e ora all’esame delle commissioni parlamentari che il governo approverà entro il 17 ottobre può aggravare la situazione anziché migliorarla. Infatti se come è previsto l’intera formazione del futuro docente sarà appaltata ai corsi di laurea magistrale attivati dall’università, e non anche alle scuole, si perderà la possibilità di realizzare una significativa integrazione tra esperienza didattica e preparazione teorica. Le università sforneranno giovani dalle molte pretese ma dalle poche attitudini. Inoltre la rigidità del meccanismo del reclutamento per graduatorie regionali assegnerà a caso i docenti alle scuole, impedendo loro di proporsi con il reale curricolo posseduto e alle scuole di assumere sulla base della offerta formativa specifica che le caratterizza. Non c’è tuttavia da stupirsi di certe resistenze del legislatore perché l’apparato centralistico fatica a percepire che la professione docente è una sintesi indissolubile di libertà e competenza. Le competenze sono necessarie ma è in un tessuto di libertà di educazione, di cui fa parte anche l’autonomia dei soggetti di proporsi a istituzioni scolastiche consapevoli del proprio profilo, che maturerà il futuro della scuola. Anche e soprattutto attraverso gli insegnanti.