breve di cronaca
I costi delle chiamate per le supplenze non devono pagarli i supplenti.
Flc Cgil scuola - 03-10-2005
La cronaca giornalistica di questi ultimi giorni si è occupata degli alti costi che le scuole e i comuni devono sostenere per le spese dovute alla chiamata dei supplenti.
Le alte cifre dichiarate, il richiamo ad una presunta inefficienza del sistema amministrativo aprono una contesa fra istituzioni, scuola - comune - amministrazione scolastica e sono fenomeni che andrebbero letti nel dettaglio per capirli meglio. Peraltro, in questo modo si lascia in ombra la vera causa del problema, cerchiamo allora di vederci chiaro.

Roma, 29 settembre 2005

I precedenti: il surrettizio rigonfiamento delle supplenze è un fenomeno indotto anche dalle sforbiciate finalizzate al risparmio, prodotte da alcuni interventi di aggiustamento: l'abolizione dell'organico funzionale, strutturalmente più adatto a rispondere ai diversi bisogni formativi delle scuole, trattandosi di un organico arricchito, la saturazione delle cattedre a 18 ore che ha privato le scuole della possibilità di avvalersi del personale in servizio per alcune supplenze. Questo ha prodotto un allargamento del ricorso a supplenti esterni e dunque appesantimenti amministrativi e ritardi continui nella compilazione delle graduatorie a seguito delle quali le chiamate vengono fatte due volte, sulla graduatoria provvisoria prima e sulla graduatoria definitiva poi.

Il fatto: il comune di Roma ha chiesto alla Direzione scolastica regionale il rimborso di una bolletta milionaria relativa a spese di telegrammi per la chiamata dei supplenti, la Direzione regionale ha girato al MIUR la richiesta, invitando le scuole a fare maggiore attenzione alle spese di questo tipo. La nota prot. 34112 del 2 settembre 2005, inviata dalla Direzione scolastica regionale al MIUR, al CSA di Roma e ai dirigenti scolastici, lo dimostra.
Le scuole che hanno deciso di recarsi direttamente agli uffici postali per inviare i telegrammi, con tutti i problemi tecnici, burocratici ed economici che questo determina, lo hanno fatto per eccesso di zelo e non per ingiunzione amministrativa. I costi di questo servizio non possono e non debbono ricadere sulla scuola e sui suoi magri bilanci, visto anche un pronunciamento del Consiglio di Stato in materia.

Il regolamento supplenze che fissa le regole per la chiamata dei supplenti, qui indirettamente chiamato in causa come la fonte di tutti i mali, è certamente inadeguato e deve essere corretto.
Peccato che siano più di due anni che, del tutto inascoltati, chiediamo di rivedere il Regolamento, raccogliendo la denuncia lanciata dalle scuole circa le difficoltà delle segreterie a garantire in modo efficace la copertura delle assenza, nonostante lo spreco di risorse economiche e di personale.
Siamo giunti finalmente a discutere seriamente le modifiche al regolamento che devono andare nel senso della riduzione dello spreco e della maggiore efficienza delle scuole, ma non devono sacrificare i diritti dei supplenti: la soluzione tecnica esiste ed è già stata proposta al confronto con il MIUR. Si tratterebbe di garantire la disponibilità ad ogni scuola di un certo numero di supplenti che, sulla base di una scelta personale, accettano dietro sanzioni in caso di inosservanza, di svolgere le supplenze brevi.
Questa o altre soluzioni sono possibili, occorre però che il MIUR si attivi per interessare dei cambiamenti le scuole in tempi rapidi, affinché le code burocratiche, che l'introduzione di qualche modifica al Regolamento impongono, non impattino negativamente con il buon inizio dell'anno scolastico.

Il sistema informatico delle scuole deve essere messo in condizioni di dispiegare al massimo i suoi effetti positivi. Le scuole devono possedere in tempo reale tutte le informazioni sullo stato di occupazione di un supplente, per evitare inutili e costose chiamate. Gradualmente questo obiettivo deve essere perseguito, conosciamo tutti le disfunzioni indotte al sistema dal gestore informatico con cui il MIUR era precedentemente convenzionato.
A che cosa serve mettere in rete tutte le scuole se poi non si mettono in grado, con dei sistemi operativi efficaci, di trarre il massimo vantaggio da una tecnologia che ha enormi potenzialità?
E' falso infatti che l'eccessivo garantismo sindacale impedisca il buon funzionamento della macchina amministrativa, il fatto è che le scuole non sono in grado di sapere se un supplente è o non è occupato e questo produce una ricerca inutile e costosa.
Le regole si possono e si devono ottimizzare, ma la facile demagogia non deve oscurare la realtà.
Una maggiore efficienza del sistema insieme a modifiche al Regolamento possono sommare effetti positivi.

I tagli alla scuola statale: la voce "funzionamento didattico e amministrativo" del bilancio del MIUR, ha fatto registrare un netto calo negli ultimi anni, siamo passati dai 331 milioni di euro del 2001 ai 185 milioni di euro del 2005, con un calo del 43%.
Tale voce serve per fronteggiare tutte le spese ordinarie e ricorrenti delle scuole e i tagli hanno stretto tutte le scuole statali in una morsa di difficoltà estrema nel far fronte alle spese di gestione.
Per contro i finanziamenti diretti al funzionamento delle scuole private sono aumentati del 53%.
Le scelte politiche di questo governo mirano a ridurre tutta l'area dei servizi essenziali che garantiscono i diritti dei cittadini, a vantaggio di spazi per il libero mercato dove diritti, garanzie, uguaglianza sono ostacoli alla libertà del più forte di trarre vantaggio economico dalla compressione dei diritti di tutti i cittadini.

In conclusione, vogliamo offrire un punto di vista sull'intera faccenda che non si accontenta di ciò che strumentalmente viene messo in primo piano.

Il Regolamento delle supplenze vige dal lontano 2001, nelle scuole da tempo Dirigenti scolastici, uffici di segreteria e collegi docenti dichiarano le proprie difficoltà, soltanto ora però si levano i cori scandalistici sulle eccessive garanzie concesse ai supplenti, mentre noi chiediamo da oltre due anni di intervenire.
Le pressioni a cui vengono sottoposte oggi tutte le istituzioni pubbliche non devono diventare l'occasione per presentare il conto di mai sopite animosità nei confronti dei lacci e laccioli, cercando facili scorciatoie ai problemi.
Ricordiamo tutti come, in occasione della legge 333/01 che anticipava, in modo sconsiderato e falsamente efficientista, la scadenza del 31 agosto al 31 luglio, sia comparso sul sito del MIUR una comunicazione alle scuole, che non riportava alcuna firma, di procedere alla nomina di supplenti anche senza seguire l'ordine della graduatoria. A questo seguì la ridicola trovata delle scuole polo. A chi interessa dunque buttare benzina sul fuoco?

Rivediamo perciò il Regolamento delle supplenze, ma rivendichiamo modalità di funzionamento efficaci della macchina amministrativa, riduciamo l'area di precarietà nella scuola e chiediamo investimenti nella scuola pubblica coerenti con il ruolo centrale che essa deve avere.

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