breve di cronaca
Chi ha più paura di entrare all'asilo?
Corriere online - 20-09-2005
Per tanti bimbi primi passi verso l'autonomia. Difficoltà anche per i genitori. La ricetta? Una comunicazione equilibrata

Immaginate di essere tra i fortunati che si trovano bene nel posto di lavoro; vi sentite soddisfatti e realizzati. Immaginate che da domani vi trasferiscano in un nuovo gruppo di lavoro. Siete arrabbiati, dovrete affrontare dei disagi. Questo è quello che vive un bambino che va al "nido", o alla scuola materna. Lascia il suo spazio, si allontana dalle persone che gli danno sicurezza: non farà salti di gioia, non avrà voglia di andarci. Che cosa fare, allora?

L'inserimento di un bambino alla scuola materna o al nido è una tappa essenziale nella crescita della dinamica madre-figlio e padre-figlio, (talvolta anche nella dinamica nonni-nipote)» dice la dottoressa Cecilia Ragaini, neuropsichiatra infantile. Nei dialoghi fra genitori ci si confronta sulla correttezza o meno del mantenimento del sonnellino, della rigidità della alimentazione, in un bisogno inconscio di contenere le proprie ansie di separazione e di mantenere il controllo. «Delegare spaventa e umilia allo stesso tempo; pensare che un figlio possa stare bene, o meglio, senza i genitori sembra un paradosso, ma è un passaggio indispensabile per la maturazione nella coppia genitore- figlio» ricorda l'esperta. «Ma quanto più il bambino si appropria del suo nuovo ambiente, tanto più le ansie dei genitori svaniscono: i genitori si sentono felici di saperlo accudito e guidato nella crescita e, nello stesso tempo, alleggeriti di una quotidianità non più gratificante, riservano energie, da investire in modo costruttivo nei momenti liberi». «Se l'inserimento procede secondo il suo naturale cammino, anche i problemi vengono letti con il giusto metro quando all'entusiasmo segue il rifiuto (come se il bambino volesse dire "ti punisco perché tu mi abbandoni"), o la stanchezza: per un bimbo, infatti, l'asilo è un lavoro, genera fatica e questa diviene sovente causa di nervosismo all'uscita».

Spesso, tuttavia, l'inserimento rappresenta motivo di eccessiva ansia da parte dei genitori, o peggio, occasione di invadenza e di volontà di controllo nella futura vita del figlio. Così si impedisce al bambino di vivere il nuovo ambiente come interessante e soprattutto rassicurante» sottolinea Ragaini. «Anche la relazione insegnanti-bambini deve seguire un percorso naturale, in un costruirsi di conoscenza reciproca che non deve integrare il genitore, reso partecipe indirettamente dal figlio al momento opportuno. Ben diversa sarà la relazione insegnanti-genitori, più razionale e intellettuale - volta a meglio guidare il bambino nel suo percorso di crescita - rispetto a quella bambino-insegnante, nella quale l'affettività e l'empatia permettono il costruirsi di un rapporto di fiducia e rispetto, in una dinamica di gruppo con un progetto educativo specifico». Bisogna tenere presente che, se oggi l'iscrizione di un figlio alla scuola materna è data per scontata dalla società e dai singoli, non è invece esperienza collettivamente condivisa, la scelta del nido. L'inserimento al nido può essere vissuto come un'esigenza dei grandi in antitesi ai bisogni del figlio, può essere gravato da sensi di colpa e dal timore di aver fatto la scelta sbagliata. «Separarsi dai bambini piccoli è senza dubbio più faticoso. E' naturale che un genitore senta di dover essere rassicurato del fatto che il proprio bambino stia bene nel nuovo contesto ed è importante che dubbi, paure e incertezze vengano subito comunicate e condivise con l'insegnante, prima che divengano elemento d'ansia trasmesso al figlio e che compromettano la serenità di un positivo ingresso nel suo primo mondo sociale». di Angelo de'Micheli Come favorire l'autonomia Le mosse vincenti di mamma e papà - Il bambino non è un oggetto personale esclusivo. Va abituato a stare con gli altri. Più i bimbi sono abituati a relazioni diverse e più si inseriscono in contesti differenti, meno avvertono l'ansia di separazione dai genitori. - E' bene portare il bambino a conoscere le maestre, a fargli provare l'ambiente per alcune ore in vostra compagnia. - E' sbagliato scaricarlo al nido o alla scuola materna senza una preparazione emotiva; si sentirà come un pacco abbandonato e userà tutti i mezzi possibili - pianto, urli, rifiuto del cibo, rifiuto del gioco - per tornare alla situazione precedente. - E' bene complimentarsi con lui per i piccoli passi che compie in termini di autonomia e indipendenza. Apprezzamenti e coccole vanno a sottolineare che è giusto che costruisca il proprio spazio di movimento. - Non copritelo di regali, imparerebbe che nella vita si fanno le cose per ricevere premi. Sarebbe soltanto diseducativo. - Ascoltate i suoi eventuali lamenti o pianti per la separazione da voi. L'ascolto significa prendersi carico del disagio. Non deve però trasformarsi in concessione: "allora stai pure a casa", diverrebbe un messaggio ambivalente o confuso. - Se il distacco è complesso e sofferto, non alzate la voce, non sgridatelo. Ci sono già le paure a farlo per voi. Meglio ridimensionare i problemi attraverso un'equilibrata comunicazione.

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