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Piombo e tenerezza
Diario - 18-08-2005
Identificati i resti di Enzo Baldoni

«Ieri hanno restituito le ossa di un tedesco che hanno portato via l'anno scorso. Va' a sapere se erano proprio le sue». Enzo Baldoni scrive così. E' l'estate del 2000 e lui si trova per la prima volta in Colombia.

La frase - una delle molte che riguardano i sequestrati - compare in Piombo e tenerezza, il manoscritto che Enzo ci aveva affidato prima di partire per l'Iraq. Oggi che il suo corpo è stato identificato - anche se per la conferma ufficiale forse bisogna attendere - quelle parole risuonano come una profezie e come una risata.

Un anno fa, esattamente un anno fa, il viaggio iracheno di Enzo Baldoni si metteva in moto. Aveva conosciuto Ghareeb, aveva incontrato alla sede della Croce rossa italiana un vecchio conoscente, Beppe De Santis, era entrato nel meccanismo, aveva capito che nel Paese erano in atto le prove generali di una guerra civile, quella tra sunniti e sciiti, che continua tutt'ora. Una guerra civile resa più complicata dall'ambiguo sostegno americano e dagli animal spirits dell'economia di mercato che iniziavano in quei giorni a trasformare l'Iraq nel più grande esperimento di liberismo totale.

La città santa sciita di Najaf era sotto assedio, un giovane leader ribelle - Moqtada al Sadr - pareva allora al mondo il peggiore tra i cattivi. In città si combatteva e si moriva. Mancava tutto, medicinali e acqua, soprattutto. Enzo Baldoni, Ghareeb e la Croce rossa decisero di organizzare, anche contro il volere, le ambiguità e le convenienze della direzione romana, una missione - due missioni, la prima il 15 agosto, la seconda il 20 - per portare aiuto alla popolazione civile. Durante il viaggio di ritorno, l'auto di Ghareeb e Baldoni, che guidava il convoglio, rimase vittima di un attentato. Ghareeb fu ucciso subito, Baldoni qualche giorno dopo. Questa, in breve, è la storia della migliore impresa compiuta dagli italiani in Iraq. Un'impresa che meriterebbe una medaglia.

In questo, il conferimento di una medaglia da parte della presidenza della Repubblica e l'identificazione del corpo di Enzo Baldoni, sono simili. Rappresentano due eventi che consentirebbero a chi ha sofferto e partecipato a questa tragedia di mettere un punto, di ricordare - attraverso la presenza di qualcosa che prima non esisteva - due vite esemplari.

Probabilmente Enzo, con quei suoi baffi all'insù, si sarebbe fatto una risata. Aveva scritto sulla sua morte con lucidità e intensità. Aveva scritto che la possibilità di finire la sua vita tra il Tigri e l'Eufrate gli pareva parte del gustosissimo "minestrone cosmico" in cui tutto viviamo. Aveva descritto il suo funerale in assenza di corpo, suggerendo di mettere la poltrona del suo lavoro da pubblicitario milanese al posto del feretro e di trasformare le esequie in una specie di gioioso funerale irlandese. Aveva previsto tutto. Non aveva previsto che il corpo di una persona che hai amato è ciò che rende possibile il distacco.

La morte è qualcosa che pretende un commiato. E il commiato è possibile soltanto in presenza di qualcosa di più tangibile di un'idea o di un ricordo. Anzi, il ricordo si serra e fa corpo soltanto intorno a una cosa. Questo senso di incompiutezza in questo anno è stato padrone perfino per chi, come noi, è stato travolto dalla sua vitalità e dalla sua morte.

I resti, recapitati attraverso il commissario straordinario della Cri, Maurizio Scelli, insieme a quelli di un altro italiano, Salvatore Santoro, morto in Iraq, fanno pensare a un orrendo contesto in cui anche mucchi di ossa sono merci e possono diventare commercio, però rappresentano una data attesa. Rappresentano il saluto, la fine, il distacco a partire dai quali soltanto è possibile trasformare una vita in storia e racconto.

Un anno fa il commiato era stato frettoloso, come capita sempre a chi non conosce il futuro. Per un anno quella fretta è stata un rimprovero. La sua assenza è stata una presenza incompiuta.

Quella di Enzo Baldoni è stata una vita esemplare. Quella di Enzo Baldoni è stata una morte esemplare.

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 Red    - 21-08-2005
Segnaliamo, a proposito di esempi, testimonianze e falsi o veri riconoscimenti, la notizia pubblicata su Peacelink: Lettera aperta contro la proposta del Comune di Pescara di realizzare un monumento alla pace dall'intestazione un po' confusa ...... I monoliti possono non avere un'anima ed il mondo non ha davvero bisogno di eroi. Per questo Enzo Baldoni ci sta tanto "nel" cuore.

 Red    - 19-08-2005
Dal suo blog segnaliamo la testimonianza di Pino Scaccia.