breve di cronaca
Diario
news: it.istruzione.scuola - 02-07-2005
Ho sempre, nonostante tutto, una sensazione di straniamento quando sono in commissione d'esame. All'università, complice il fatto che spesso (sempre) la commissione è divisa riesco a tenerla a bada, difficile straniarsi quando si è solo in due.

All'esame di stato è diverso, ci sono i tempi dell'attesa, quando ascolti quelli che di fianco a te che interrogano, e c'è il tempo e il modo di osservare colleghi e esaminandi.

Non solo ascolto le domande, ma osservo il modo di porsi e di reagire degli uni e degli altri. Un po' come quando all'estero conosci poco e male la lingua e allora devi prestare attenzione ai gesti, alle espressioni, al gesticolare delle mani.

Si impara molto, a volte, perchè c'è la possibilità di vedere e di comprendere come si interroga diversamente nelle altre discipline. Fatte salve, ovviamente, le diversità personali e di carattere, ogni disciplina ha una sua specificità anche nel modo di parlarne e di confrontarsi (scrivo una cosa ovvia, lo so). E quindi ci sono colleghi dai quali impari, impari a chiedere, impari a chiedere sapendo qual è la giusta misura tra una risposta adeguata e una risposta che rispecchia anche la personalità di chi risponde.
Nulla togliendo al fatto che le leggi di Keplero sono quelle, c'è (o può esserci) empatia e oserei dire «complicità» nel chiedere e nel rispondere.
Si comprende benissimo quando le domande del colloquio sono - anche - il risultato di un percorso fatto insieme, percorso che, nei suoi esiti ottimali, ha visto trasmissione di conoscenze e non solo, anche trasmissione di passione. Il che non vuol dire che alla fine sono tutti fanatici di fisica o di scienze o di arte, ma che comprendono quali passioni può muovere Keplero, così come Seneca o Boyle o Jericault.

E così assisto e ascolto e medito. E mi incazzo. In un liceo classico le interrogazioni più interessanti, più intriganti e più utili (per me, perché insegnano qualcosa a me) sono quelle di matematica, di fisica e di geografia astronomica. [e storia dell'arte, ma già ci sta di più].

Il resto è noia, e anche rabbia. Mai sentito domande più piatte e banali.
Mai vista tanta incapacità di trasmettere spessore e dubbio, amore e sapienza. Domande che hanno una risposta obbligata, poeti ridotti a definizioni da cucina.

Esempio?

Domanda: "Perché Leopardi è pessimista?"

Risposta: " Perché era brutto e aveva problemi con il sesso femminile"

Siate sinceri, quanto è più scema la domanda della risposta? Ma come, uno si siede, comincia a raccontare perchè ha scelto di fare una tesina che si intitola "il male di vivere" e viene quasi immediatamente interrotto con una domanda a bruciapelo: "perchè Leopardi è pessimista?"

Leopardi pessimista, Medea "personaggio da tragedia" (mi sono quasi soffocata dal ridere, ci vole giusto una laurea in lettere classiche, ci vole per coniare cotanta definizione), Montale "ermetico".

Altro esempio: "hai parlato di crisi di identità, cosa mi dici di Pirandello?"

Ma esiste una domanda più scontata?

Indecisione? Zeno!

Pessimismo? Leopardi!

Inquietudine? Montale!

Suicidio? Seneca!

Nessuna incertezza, nessuna indecisione. Almeno nella tavola periodica degli elementi qualcosa di approssimato c'è. Qui nulla. Tutto catalogato, tutto incasellato e preciso. Domande di letteratura che vogliono un "si" o un "no" come risposta. Domande da test a risposta singola.

"Se ti chiedo quale poeta nella parte terminale della sua vita si apre alla comprensione e alla compassione, cosa [COSA?!?] secondo te mi viene in mente?"

ma ... cosa ... ne so io di cosa ... ti viene in mente???

Comunque, al candidato non saprei, ma a me vengono in mente tutti, poeti e no. Chi nella parte terminale della sua vita non si è aperto alla comprensione e alla compassione? [a parte quelli morti di colpo, voglio dire?]

C'è bisogno di essere un poeta per prendersi paura di fronte al declinare delle forze e improvvisamente scoprire che se fossimo tutti più buoni e tolleranti staremmo tutti meglio al mondo?

Ma davvero l'esame di stato è chiedere se la Medea di Apollonio Rodio è un personaggio romantico? (ovviamente la risposta è si/no).

Vabbe' scusate, a volte si usano i newsgroup come valvola perché Doom 3 non parte più.

Ipazia

ps. Chiedo ausilio ai letterati in sala, ma romantico e Medea [e Apollonio] dal punto di vista del tanto vantato linguaggio disciplinare è ammissibile?
Voglio dire: è possibile usare l'aggettivo "romantico", con tutto quello che comporta dal punto di vista storico-critico, per un autore classico? Oppure "romantico" significa solo che siccome Apollonio descrive l'innamoramento di Medea allora l'atmosfera è romantica perché ah!, come l'amore nulla è bello?

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